«Favori al presidente del Molise» Indagato il questore di Campobasso

by Sergio Segio | 15 Gennaio 2014 11:34

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ROMA — Ha mandato la lettera al procuratore generale, al capo della sua procura e a tutti i colleghi dell’ufficio, il pubblico ministero Fabio Papa. Spiegando in quelle due pagine le ragioni per cui ha ritenuto di dover iscrivere nel registro degli indagati nientemeno che il questore di Campobasso, Gian Carlo Pozzo. La clamorosa iniziativa prende le mosse da un’inchiesta su contributi pubblici per un progetto mai realizzato incassati dalla società di cui era proprietario l’attuale presidente del Molise Paolo Di Laura Frattura.
La storia che sta facendo tremare i piani alti del potere nella piccola Regione comincia sei anni fa, quando il governatore di centrodestra Michele Iorio firma un’ordinanza con la quale vengono destinati 3 milioni e mezzo a una serie di imprese per rilanciare l’economia regionale messa in ginocchio da un tremendo alluvione. Nell’elenco c’è anche la Bio.Com srl, società all’80 per cento di proprietà di Frattura, che progetta di realizzare un impianto di biomasse a Termoli, e per questo ottiene 265 mila euro. Siamo a maggio del 2008 e il futuro governatore, che in quel momento ancora condivide la fede politica di Iorio, non ha cariche regionali: ha soltanto provato per ben due volte a candidarsi con Forza Italia, ma senza fortuna.
L’operazione però si complica. Il tempo passa e i permessi non arrivano. Finché, invece, arriva la revoca del finanziamento. Frattura risponde con un ricorso al Tar. E nell’estate del 2011 si apre un conflitto delicatissimo. Il proprietario nonché presidente dell’impresa cui la Regione ha chiesto indietro i contributi versati per un progetto ormai sfumato, che ormai ha mollato il partito di Iorio per passare con il Pd (ora tifa Matteo Renzi), sta infatti preparando la propria candidatura da governatore regionale per il centrosinistra.
Fatto sta che tre mesi prima delle elezioni il Tar Molise presieduto da Goffredo Zaccardi, attuale capo di gabinetto del ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, sospende la revoca facendo propria la motivazione di Frattura, secondo cui la restituzione immediata dei contributi farebbe fallire la società. Che poche settimane più tardi, nonostante ciò, viene messa ugualmente in liquidazione volontaria. Questo non impedisce altre due sospensive e una sentenza successiva che accoglie in parte il ricorso, bloccando il provvedimento di revoca.
Nel frattempo, a ottobre del 2011, ci sono state le elezioni e Iorio ha rivinto, ma Frattura è comunque in consiglio regionale come capo dell’opposizione. L’imponderabile però è sempre in agguato. Il medesimo Tar Molise di Zaccardi annulla il voto del 2011, con il risultato che il 24 e 25 febbraio 2013 si deve tornare alle urne. E questa volta Frattura la spunta. Una settimana dopo si libera del pacchetto azionario della Bio. Com, cedendolo a Vittorio Del Cioppo, candidato dipietrista alle regionali, non eletto. Giusto in tempo per evitare formalmente un altro micidiale conflitto d’interessi. Perché il 26 marzo 2013 la Regione da lui presieduta ricorre in secondo grado contro la sentenza del Tar che ha stoppato la revoca di quel vecchio finanziamento concesso alla sua «ex» società. Peccato soltanto che l’Avvocatura dello Stato, cui è stata affidata la difesa, non presenti la rituale richiesta di sospensiva. La causa rimane quindi a bagnomaria nei cassetti del Consiglio di Stato per ben nove mesi, tanto che gli ultimi adempimenti processuali relativi al ricorso portano la data 19 dicembre scorso.
Di conseguenza la revoca si impantana in modo imbarazzante. Il Molise è piccolo e si sa come vanno le cose: le voci fanno presto a tramutarsi in sospetto e il sospetto fa ancora prima a diventare certezza. Specialmente se la cosa riguarda un personaggio tanto in vista come il presidente della Regione. Ecco allora piombare in procura gli esposti, che inevitabilmente innescano una inchiesta. Le indagini vengono affidate alla squadra mobile di Campobasso, e a giugno del 2013 si concludono con un rapporto condensabile in una frase: «La vicenda Bio.Com è stata oggetto di ricorso amministrativo a non vi sono rilievi di natura penale».
Ma la cosa non finisce lì. Le denunce non si arrestano e l’inchiesta si deve riaprire. La pratica arriva allora sul tavolo del sostituto Papa, il quale dà incarico alla Digos. Senonché il questore decide diversamente, e passa invece la palla di nuovo alla squadra mobile che aveva concluso la precedente indagine chiedendo l’archiviazione. Papa va su tutte le furie e scoppia un caso senza precedenti, con risvolti istituzionali pesanti come macigni.
Questo il suo resoconto nella lettera di cui abbiamo parlato all’inizio: «Alla richiesta di spiegazioni seguiva carteggio tra lo scrivente e il questore Pozzo, che risultava l’autore dell’inopinato, sorprendente e indebito intervento su una delega dell’autorità giudiziaria, il quale forniva poi giustificazioni da valutare e comunque decisamente confutabili e già confutate… A seguito di tali evenienze procedevo a iscrivere, in ossequio al principio dell’obbligatorietà (…) un procedimento per i reati di abuso di ufficio e di favoreggiamento personale, ora a Mod. 21 (il registro degli indagati, ndr ), nei confronti del questore…»
Papa non manca di ricordare il dettaglio della precedente inchiesta condotta a suo parere «abbastanza sbrigativamente dalla squadra mobile», e «conclusa con la proposta di archiviazione per ritenuta irrilevanza penale dei fatti». Circostanza, sottolinea il sostituto procuratore, «che in ogni caso sconsigliava l’effettuazione dell’indagine, in realtà mai effettuata propriamente (non risultavano neanche acquisiti gli atti utili) nuovamente alla stessa squadra mobile, come invece voluto dal questore, che non risulta avere alcun potere di intervenire a modificare provvedimenti dell’autorità giudiziaria».
La lettera si conclude con la richiesta al procuratore capo di acquisire una serie di atti, fra cui l’esposto dell’ex governatore Iorio che aveva anche denunciato pubblicamente a proposito di un’inchiesta giudiziaria che lo riguarda, «un presunto conflitto d’interesse fra la questura e il presidente Di Laura Frattura…» Dettaglio peraltro richiamato nel primo atto parlamentare di Ulisse Di Giacomo, il senatore molisano subentrato a Silvio Berlusconi, ex assessore di Iorio, che punta il dito su una parentela ai massimi livelli istituzionali. Una interrogazione dove racconta che nella questura di Campobasso «lavora e opera in posizione di assoluto rilievo, sembra con la qualifica di capo di gabinetto e vice questore vicario, la dottoressa Giuliana Frattura, che risulta essere la sorella dell’attuale presidente della Regione Molise Paolo Frattura».
Sergio Rizzo

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