by Sergio Segio | 14 Gennaio 2014 7:49
ROMA — «Non c’è un modello di sistema elettorale imposto dalla Carta costituzionale, in quanto quest’ultima lascia alla discrezionalità del legislatore la scelta del sistema che ritenga più idoneo ed efficace in considerazione del contesto storico…». La Corte costituzionale ha depositato la motivazione della sentenza con cui, lo scorso 4 dicembre, ha di fatto azzerato il Porcellum nella parte in cui prevede(va) un premio di maggioranza smisurato e senza soglia di accesso. E perché con le liste lunghe bloccate non lascia(va) possibilità di scelta all’elettore.
Gli effetti della sentenza varranno solo per il futuro: viene fatto salvo, sottolinea la Consulta nel testo di 26 pagine redatto dal giudice Giuseppe Tesauro, «il principio fondamentale della continuità dello Stato che non è un’astrazione e dunque si realizza in concreto attraverso la continuità degli organi costituzionali…Le elezioni svolte (nel 2013, ndr ) sono un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti…Di pari non sono riguardati gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove elezioni»..
La Consulta, dunque, pur nel rispetto dei diversi ruoli istituzionali, definisce quell’impianto — maggioritario spinto e liste bloccate — censurabile: «Il sistema elettorale, pur costituendo espressione dell’ampia discrezionalità legislativa, non è esente da controllo, essendo sempre censurabile in sede di giudizio di costituzionalità quando risulti manifestamente irragionevole». In altre parole, allora, la politica vada avanti con uno dei tre modelli individuati dai leader politici (spagnolo, Mattarellum corretto, doppio turno di coalizione) ma non esageri con gli effetti maggioritari: «Questa Corte ha già segnalato l’esigenza che il Parlamento consideri con attenzione alcuni profili di un simile meccanismo…distorsione tra voti espressi e attribuzione dei seggi…e nella perdurante inerzia del legislatore ordinario gli stessi rilievi non possono che essere ribaditi». Ma soprattutto, insiste la Corte, il Parlamento trovi il meccanismo adatto per far scegliere l’elettore, sia esso quello delle liste bloccate corte o del collegio uninominale o della preferenza.
In assenza di tutto questo, la sentenza della Corte è autoapplicativa, seguendo uno schema proporzionale puro con le preferenze. Sì, la preferenza abbandonata nel ‘92, «i cui eventuali inconvenienti» però «non incidono sull’operatività del sistema elettorale né paralizzano la funzionalità dell’organo e possono essere risolti… anche non interventi normativi secondari». Cioè con i regolamenti. In alternativa alla preferenza o al collegio uninominale ci possono sempre essere le liste bloccate purché siano corte. Anzi cortissime, come quelle adottate in Spagna che prevedono «un numero di candidati talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi».
Così, dopo 38 giorni di attesa e di impasse in Parlamento — la decisione dei giudici è del 4 dicembre — la Corte ha fatto conoscere le motivazioni della sentenza che ha azzerato il Porcellum. Il plenum presieduto dal giudice Gaetano Silvestri ha concluso il suo lavoro certosino proprio il giorno in cui Matteo Renzi saliva al Quirinale per parlare con il capo dello Stato di legge elettorale e la commissione Affari Costituzionali della Camera iniziava a scaldare i motori in vista della volata in Aula prevista per il 27 gennaio. Ora che tutte le tessere del «puzzle» si stanno incastrando non ci sono più alibi per procedere anche perché la Consulta, fermi restando i pesantissimi paletti piantati, ha aperto un’autostrada al Parlamento. Con una carreggiata maestra: premio di maggioranza non infinito con una soglia d’accesso perché «ciascun voto deve contribuire potenzialmente e con pari efficacia alla formazione degli organi elettivi»). E tre corsie per la scelta degli eleggibili: liste bloccate brevi, collegio uninominale, preferenze. Come dire, le tre direttrici indicate dal segretario del Pd agli altri leader: sistema spagnolo con premio del 15-20%, Mattarellum rivisitato e corretto nella parte proporzionale, doppio turno di coalizione .
Dino Martirano
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