by Sergio Segio | 13 Gennaio 2014 7:54
Dove s’erano radicate «prassi permissive, pregresse e nuove». Si annuncia tesissimo, domani, il duello tra accusa e difesa dinanzi al Riesame di Napoli. Si discute formalmente della posizione di Felice Pisapia, l’ex dirigente all’obbligo di dimora con l’accusa di truffa, che con le sue intercettazioni ha inguaiato Nunzia De Girolamo e lanciato gravi accuse sul suo cerchio magico e sul manager Michele Rossi. Saranno probabilmente depositati altri brani delle registrazioni che fanno tremare l’entourage del ministro. L’avvocato di Pisapia, Vincenzo Regardi, ha sempre sostenuto che non si tratta di «intercettazioni illegali», ma di «registrazioni tra presenti», quindi «documenti e non atti», e in quanto tali utilizzabili. D’altro canto, stando all’ordinanza, l’allora deputata sedeva in cima al «direttorio » extra legem che si occupava «di ogni aspetto gestionale della Asl, in funzione di interessi personali e di ricerca del consenso, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose». Una ricostruzione, quella del gip, che rivela più di una divergenza, forse uno strappo, con la Procura.
Ma, se un mese dopo, questa è la radiografia di un’inchiesta che fatalmente assume le sembianze del caso De Girolamo, allora vanno confrontati inediti atti e dichiarazioni politiche, ipotesi giudiziarie e testimonianza di un ministro. Vediamoli. Afferma il ministro alle Politiche agricole: «Non posso che ribadire di non aver mai indicato un primario, una ditta, di non aver mai favorito parenti». Proviamo ad interrogare i fatti, o quelli che come tali si presentano.
Quindi “Mai indicato un primario”.
Il caso Molinaro.
Bisogna tornare al teste Asl Arnaldo Falato, che dinanzi al pm dice anche del marchio che lo accompagna. «Tenga presente — dice Falato — che sono stato coinvolto nell’inchiesta su Mastella». Falato affronta il tema dei primari. «Del risentimento politico nei
miei confronti mi parlò l’allora commissario dell’Asl, Enrico Di Salvo (ordinario all’Ateneo Federico II, stimato chirurgo napoletano,
ndr).
Accadde che andavano in pensione anticipata due primari, il dottor De Maria pneumologo e il dottor Verusio radiologo. Eravamo pronti a sopprimere quei posti». Obiettivo perseguito da Di Salvo, per adesione all’austerity e alla volontà del governatore Caldoro. Ma cosa accade? Arrivano nella stanza di Di Salvo gli amici di Nunzia, si mettono di traverso: sono Luigi Barone, oggi capo della segreteria politica, e Giacomo Papa, oggi suo vicecapo di gabinetto. Falato: «Alla soppressione si opposero sia Luigi Barone, sia Giacomo Papa, che ebbero due scontri violentissimi con me, volendo gli stessi favorire il subentro, al posto di uno, del dottor Giovanni Molinaro. Io ebbi il torto di dire che non era possibile perché Molinaro non era nemmeno specialista in radiologia». Come poteva diventare primario di Radiologia? Sempre Falato: «Papa mi disse di non preoccuparmi, perché lui insegnava Diritto sanitario e avrebbe risolto lui il problema. Dopo di me andarono a parlare con il professor Di Salvo che mi riferì di un colloquio burrascoso, e dopo non molto tempo decise di dimettersi ».
Repubblica rintraccia il professor Di Salvo, che oltre ad essere capo dipartimento, è a capo di una missione umanitaria in Benin. «È vero, ci furono divergenze forti — svela — . Ma nessuna richiesta mi fu fatta dalla De Girolamo ». Ma a che titolo i due signori, né medici né dipendenti venivano nella sua stanza e si opponevano? In nome di chi? «Se diamo retta alla vox populi, certo, tutta Benevento sapeva che erano vicini a lei. In ogni caso, dissi no. Si capiva tra l’altro che i due ignoravano completamente le norme».
“Mai indicato una ditta”.
Il caso Sanit-Modisan. Appena arriva alla Asl il dg Michele Rossi, voluto dalla De Girolamo, comunica a Falato «che la gara del 118 si deve assolutamente bloccare». A gestire il servizio all’epoca è il binomio Sanit-Modisan. La prima è fatta fuori. Rossi, senza sapere di avere un registratore sotto il naso, dice: «Quelli non li voglio». La Sanit ha presentato un esposto in Procura, avanza profili di «gravi abusi». La Modisan avrebbe finanziato congressi Pdl con altri imprenditori.
“Mai favorito parenti”.
I fatti raccontano un’altra storia. Lo zio del ministro, Franco Liguori, è l’attuale gestore del bar dell’ospedale Fatebenefratelli. Ha un bel dire che è stato «vittima di attacchi strumentali», oggi scatta lo stop dei vigili per mancanza di titoli. La De Girolamo si attiva per frenare il concorrente («Mandagli i controlli e vaffa»). E poi, gli amici. Scrive il gip che il direttorio si occupava persino «di faccende spicce, come rimediare al sequestro di latticini di un rivenditore amico». Quel rivenditore è Giovanni Perfetto, 39 anni, comico tv. Dice: «Sì è vero, violai i sigilli, mi rivolsi a Barone. Ma solo perché era un giornalista locale». Voleva quindi farsi cattiva pubblicità da solo? «Insomma, non pensavo che fosse andato dal ministro a perorare la mia causa, sono un ragazzo onesto».
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