by Sergio Segio | 13 Gennaio 2014 7:32
FRANCOFORTE — Il Gruppo di supervisione del Comitato di Basilea (Ghos), presieduto da Mario Draghi, ha compiuto ieri diversi passi avanti nel completamento del programma di riforme del dopo-crisi, fra i quali ha particolare rilevanza l’intesa raggiunta in serata sulla definizione comune dell’indice di leva finanziaria (leverage ratio ), «per superare le differenze fra le regolamentazioni nazionali». Secondo Draghi, presente a Basilea per guidare i lavori del Gruppo dei governatori delle banche centrali e dei Capi della vigilanza dei principali Paesi del globo, si tratta di un «significativo passo verso la piena operatività di Basilea 3», e «renderà gli istituti finanziari più resistenti agli choc finanziari».
Una misura internazionalmente uniforme della leva finanziaria delle banche e requisiti standardizzati di informativa sono elementi centrali dello schema di regolamentazione di Basilea 3 per le banche con operatività internazionale. L’indice di leva finanziaria, ha spiegato ieri sera una nota del Gruppo Ghos, anticipando la pubblicazione successiva dei dettagli dello standard completo, «vuole essere una misura semplice, non basata sul rischio, volta a integrare e a rafforzare i coefficienti patrimoniali per il rischio».
I dettagli e la calibrazione definitiva saranno effettuati entro il 2017, con l’obiettivo di trasformare l’indice in requisito minimo nell’ambito del primo pilastro, costituito dai requisiti patrimoniali minimi, che entrerà in vigore nel 2018.
In pratica, secondo i commenti a caldo di banchieri, prima della pubblicazione dei dettagli, i regolatori intendono facilitare alle banche la concessione di crediti all’economia, modificando alcuni componenti della leva finanziaria decisi in precedenza, in modo da allargare alle banche il campo dell’intermediazione finanziaria (anche sui derivati complessi), per permettere di gestire meglio i rischi collaterali del settore creditizio verso l’economia reale.
L’accordo di massima del modo internazionalmente uniforme in cui si calcola la «leva finanziaria» è ritenuto rilevante: il compromesso raggiunto dai governatori e regolatori del globo presieduti da Draghi (in seguito alle richieste delle grandi banche internazionali e del Comitato di Basilea), ha permesso di sbloccare la discussione, arenatasi da tempo fra i rappresentanti dei diversi Paesi, su alcune poste del leverage ratio e su altri indicatori strutturali che permettono l’adozione di strutture di finanziamento meno rischiose da parte delle banche.
Con questo accordo si completano, peraltro, gli ultimi nodi sulle norme di Basilea 3 che hanno imposto un livello di patrimonio più alto in merito a liquidità e indebitamento: due temi che erano rimasti ancora in sospeso e che vedevano una grande differenza tra Paese e Paese.
Il gruppo dei Governatori centrali inoltre ha esaminato e approvato le priorità strategiche del Comitato per i prossimi due anni, per approfondire il programma di valutazione dell’attuazione delle riforme concordate, esaminare l’equilibrio del quadro normativo e migliorare l’efficacia della vigilanza.
Per il presidente del Comitato di Basilea e governatore della banca svedese, Stefan Ingves, «sono stati fatti buoni progressi per concludere l’ambizioso programma di riforme», tuttavia, ha aggiunto, «c’è ancora da fare, ma il Comitato è sulla buona strada per completare presto le riforme connesse con la crisi e per istituire un sistema bancario più resistente».
Marika de Feo
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