Più tasse sul gioco d’azzardo, governo al lavoro

by Sergio Segio | 13 Gennaio 2014 7:31

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ROMA — «Non ci sono dubbi, la mini-Imu si pagherà il 24 gennaio». Così il ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio, ha chiuso ieri la partita sull’appendice dell’Imu 2013 che circa 12 milioni di italiani dovranno pagare in 2.400 comuni, quelli che l’anno scorso hanno aumentato l’aliquota sulla prima casa. Si tratta, nella generalità dei casi, di poche decine di euro, ma il governo non è riuscito a trovare la copertura, 440 milioni, per evitare l’antipatico balzello. Troppo tardi, ormai, visto che il 2013 si è chiuso. È questo, per esempio, il motivo col quale è stata respinta la proposta dei sindaci dell’Emilia-Romagna di un prelievo aggiuntivo, anche una tantum, sui giochi d’azzardo. Sulla materia, però, mini-Imu a parte, la questione non è chiusa. Ieri, infatti, è stato lo stesso Delrio, rispondendo su Sky tv alle domande di Maria Latella, a dire: «Il problema del gioco d’azzardo va affrontato con occhi nuovi, lo Stato non può avere atteggiamenti ambigui. Intendo affrontare presto il problema ad un tavolo interministeriale». È chiaro infatti che sono diversi i ministeri coinvolti, da quello dell’Economia, che incassa ogni anno più di 11 miliardi sotto la voce giochi, lotto e lotterie, a quelli dell’Interno e della Sanità, se si considera il preoccupante fenomeno della ludopatia, la dipendenza dai giochi.
Già durante la discussione parlamentare della legge di Stabilità alcuni parlamentari, per esempio Luigi Bobba e Michele Anzaldi del Pd, avevano tentato, senza riuscirci, di far passare un emendamento che uniformasse, aumentandolo, il Preu, il prelievo erariale unico sui giochi d’azzardo. Che oggi vede una grande varietà di aliquote. Per il Bingo l’11% sul prezzo di vendita delle cartelle. Per le slot machines il 13% sulle somme giocate, per le videolotteries il 5%, per i giochi online il 3%. La proposta Bobba-Anzaldi prevedeva di uniformare verso l’alto le aliquote. A un certo punto l’aumento era entrato anche nel maxiemendamento di maggioranza al Senato ma poi in sede di coordinamento del testo sul quale fu votata la fiducia lo stesso governo tolse la misura. La forte lobby delle slot machines e dei giochi online tirò un sospiro di sollievo.
Successivamente, il 2 gennaio, sono stati i sindaci dell’Emilia-Romagna, impegnati in una campagna contro la ludopatia, a scrivere una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e al presidente del Consiglio, Enrico Letta, chiedendo loro di intervenire. Gli amministratori sottolineano la crescita abnorme del giro d’affari legato al gioco d’azzardo, oltre 100 miliardi di euro l’anno, e allo stesso tempo denunciano il taglio del prelievo fiscale «precipitato dal 30 al 10% negli ultimi dieci anni»: appena una decina di miliardi appunto di gettito per l’erario su un fatturato dieci volte tanto. Di qui la richiesta di attingere a questo serbatoio almeno per scongiurare la mini-Imu.
Infine, due giorni fa, il Movimento 5 Stelle ha annunciato la presentazione di un emendamento alla Camera sul decreto che abolisce la seconda rata Imu del 2013. Questo emendamento raccoglie la richiesta dei sindaci dell’Emilia-Romagna e propone l’aumento della tassazione sul gioco d’azzardo per evitare il pagamento della mini-Imu. Sul tema ieri è tornato il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, con una lettera aperta al presidente dell’Anci (associazione dei comuni) Piero Fassino, affinché sostenga la battaglia.
Enrico Marro

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