Svolta nel caso Ablyazov Sì di Parigi all’estradizione

by Sergio Segio | 10 Gennaio 2014 8:07

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MOSCA —I giudici francesi ritengono che l’ex oligarca kazako ed esponente dell’opposizione Mukhtar Ablyazov debba essere estradato in Russia o in Ucraina, anche se la decisione viene criticata vivacemente dai suoi familiari e da varie organizzazioni umanitarie. Più che un dissidente, l’ex ministro e uomo d’affari viene considerato dunque il possibile ispiratore di una truffa che sarebbe costata alla sua ex banca (passata poi allo Stato kazako) circa sei miliardi di dollari.
La decisione finale verrà presa dal governo di Parigi che però dovrà comunque attendere l’appello già preannunciato dagli avvocati di Ablyazov. Ieri nell’aula del tribunale di Aix-en-Provence dove si teneva l’udienza, c’era anche la moglie del banchiere, Alma Shalabayeva, che non ha nascosto la sua preoccupazione: «Per mio marito l’estradizione equivale a una condanna a morte» ha dichiarato. Il timore è che una volta arrivato in Russia o in Ucraina l’uomo venga consegnato al Kazakistan che pure ne richiede l’arresto. La Shalabayeva ha potuto recentemente lasciare il Kazakistan dove era stata espulsa dall’Italia nel maggio scorso, durante un’operazione di polizia che suscitò un putiferio politico.
Non c’è dubbio che negli ultimi anni il ruolo politico di Ablyazov in Kazakistan abbia infastidito non poco il presidente Nursultan Nazarbayev che ha fatto decollare economicamente il suo Paese (lo governa dall’indipendenza del 1991) ma che non tollera alcuna reale opposizione. La vera questione sembra però essere un’altra: è vero, come dicono le autorità kazake, che Ablyazov è diventato un oppositore unicamente per «nobilitare» le sue ruberie? La fortuna del fisico cinquantenne è nata alla fine degli anni Novanta quando oltre a fondare la banca Bta divenne ministro dell’Energia del Kazakistan. Poco dopo però, ruppe con Nazarbayev, fu arrestato e poi rilasciato. Si trasferì a Mosca , continuando con successo la sua attività di banchiere, fino alla crisi dei mutui gonfiati americani del 2006 che portò alla bancarotta la Bta, con debiti per 16 miliardi di dollari. Sei miliardi, secondo le accuse, sarebbero stati trasferiti illegalmente a società estere a lui appartenenti. A quel punto il banchiere scappò in Gran Bretagna, dove gli fu concesso l’asilo politico.
La Bta però gli ha intentato numerose cause davanti a giudici inglesi che in più occasioni hanno dato ragione alla banca. Così Ablyazov si è visto congelare tutti i beni esteri, mentre un giudice ha parlato in una sentenza dei «sistemi fraudolenti e disonesti orchestrati o autorizzati» da lui. L’Alta corte di Londra nel marzo scorso ha riconosciuto il diritto della Bta a riavere indietro una prima tranche di 2 miliardi. Ablyazov è stato anche accusato di aver tenuto nascosti i suoi possedimenti in Gran Bretagna, compresa una tenuta di 40 ettari vicino al castello di Windsor. Così è stato condannato a 22 mesi di carcere per «disprezzo della corte».
Prima della sentenza, però, il banchiere è fuggito dalla Gran Bretagna e si è rifugiato sulla Costa Azzurra dove alla fine è stato arrestato. Anche il blitz della polizia a Roma l’anno scorso era volto a catturare lui. Non avendolo trovato, le forze dell’ordine arrestarono la moglie che nel giro di poche ore, con procedura del tutto inconsueta, venne caricata su un aereo affittato dal governo di Astana e deportata in Kazakistan con la figlia Alua. Solo dopo lunghe trattative condotte dal nostro ministero degli Esteri, la donna è stata autorizzata a tornare in Europa.
Fabrizio Dragosei

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