Bersani in ospedale per tempi «medio-lunghi»

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PARMA – Finita la parata dei politici, in fase di smobilitazione il presidio di tv e giornali, la sfida di Pier Luigi Bersani contro l’ictus che l’ha portato per 4 ore sotto i ferri e che da lunedì lo costringe in un letto del reparto di rianimazione dell’Ospedale Maggiore entra nella fase più delicata. Anche se i bollettini (siamo arrivati a cinque) continuano a registrare una stabilità che infonde un cauto ottimismo, escludendo deficit neurologici e descrivendo un Bersani «cosciente e collaborante», saranno i prossimi 5 giorni, quelli nei quali più alto è il rischio di complicanze ischemiche, a dire se l’ex segretario ha scollinato la fase più acuta. «Attendiamo gli eventi giorno per giorno, anche se il decorso post operatorio infonde per ora fiducia» ha affermato il direttore generale dell’azienda ospedaliera parmense, Leonida Grisendi. Nel migliore dei casi, non sarà un percorso breve. Il primario di rianimazione, Maria Luisa Caspani, sotto la cui responsabilità rientra ora il paziente, dopo essere stato operato dall’équipe neurochirurgica guidata dal professor Ermanno Giombelli, ha ieri sommariamente tracciato una sorta di road map: «I tempi di recupero saranno medio-lunghi: il paziente rimarrà in terapia intensiva almeno fino a domenica perché ancora ci sono rischi per potenziali complicazioni legate a problematiche cerebrali, che però non si stanno evidenziando. A quel punto, prima di lasciare l’ospedale, sarà necessario un ulteriore periodo di degenza in un altro reparto».
Ci vorrà pazienza. E Bersani, da quel poco che filtra dal terzo piano della rianimazione, non sembra averne molta. «È stanco di stare fermo, ha voglia di fare» raccontano. Cosa che denota un positivo dinamismo, ma che certo non agevola il compito dei medici, che continuano a predicare la necessità di un riposo assoluto. Ieri l’ex segretario ha chiesto ai medici di poter avere un iPad e qualche giornale, ma gli è stato negato. E ha così commentato la valanga di auguri ricevuti da tutto il mondo politico e non solo: «Ma no, non devono preoccuparsi, non devono disturbarsi così…». Gli unici contatti consentiti, e comunque molto brevi («Si stanca facilmente»), sono la moglie Daniela, le due figlie e il fratello Mauro. Loro hanno accolto tra domenica e lunedì i tantissimi esponenti del Pd (a partire dal segretario Renzi, ieri è stata la volta del ministro Dario Franceschini) venuti a portare solidarietà all’ex leader, ma da oggi, su precisa richiesta della famiglia, le visite si diraderanno (con l’eccezione del governatore Vasco Errani, amico di famiglia).
Chi ancora non si è fatto vedere al Maggiore, ma è in continuo contatto, è Romano Prodi, altro grande amico dell’ex segretario. «Sta aspettando che Pier Luigi superi questa fase e sia in grado di ricevere visite — ha spiegato la parlamentare e vicepresidente pd, Sandra Zampa — poi andrà e io con lui». L’ex premier non si è voluto pronunciare su un eventuale nesso tra il malore e lo stress di un 2013 politicamente infausto per l’ex leader: «Non ho elementi per dirlo, certo la politica è spesso un luogo di preoccupazioni e di tensioni. E io, come Bersani, ben lo sappiamo…». Deciso a non tornare sull’agguato dei 101 alla sua candidatura per il Colle («Basta, vicenda chiusa»), il Professore ha preferito ricordare l’ultima volta che ha visto Bersani: «Era prima di Natale e ci siamo fatti un mare di risate, come una volta…». L’affetto che ora circonda l’ex leader pd è scontato per Prodi: «È una persona che sa farsi voler bene, l’ho sempre stimato e l’ho voluto come mio ministro». Auguri anche dall’estero sono arrivati al Maggiore: il presidente della Spd Sigmar Gabriel e il leader socialista greco Venizelos. In Senato, un lungo applauso e tutti in piedi quando il presidente Grasso si è augurato che «presto Bersani possa essere tra noi».
Francesco Alberti


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