Affondò Petraeus, ora è un simbolo Jill sfida Cia e Fbi sulla privacy

by Sergio Segio | 7 Gennaio 2014 9:49

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NEW YORK — Era la reginetta delle mondanità di provincia. Veniva sempre bersagliata dai flash ed era amica di generali e ambasciatori, che invitava regolarmente alle feste a base di caviale e champagne nella sua villa a Hillsborough Bay, vicino alla base del Pentagono a Tampa, in Florida. Ma un anno fa la vita scintillante di Jill Kelley cambiò per sempre. Fu lei, inconsapevolmente, a far scoppiare lo scandalo che nel novembre 2012 portò alle dimissioni dal vertice della Cia del generale a quattro stelle David Petraeus. Sempre lei, involontariamente, a trascinare nei guai il generale John Allen, comandante delle forze americane in Iraq. E adesso, dopo mesi di umiliazioni e pettegolezzi a sue spese, Kelley ha deciso di passare al contrattacco, facendo causa all’ex-segretario alla difesa Leon Panetta e ad altri capi della Cia e delle forze armate per violazione della privacy.
«Voglio difendere la mia reputazione, tornare a una vita normale e proteggere altri da simili soprusi», ha spiegato Jill Kelley, che è nata a Beirut 38 anni fa ma è poi cresciuta in America. L’accusa che rivolge al governo? Il motivo per cui chiede un lauto risarcimento? Di essere penetrato nella sua posta elettronica senza autorizzazione e di averne reso noto il contenuto. E soprattutto, dando in pasto il suo nome al pubblico, di averla fatta passare per una donna dai facili costumi e averle così rovinato la vita. «Nessuno si è reso conto di quanto abbia sofferto per le bugie raccontate dai media», ha detto in una intervista al New York Times.
Sposata con un oncologo di fama, tre figli, Jill Kelley non ha certo il “look” della paladina della privacy. Eppure la sua denuncia arriva in un momento delicato per via delle rivelazioni di Edward Snowden sullo spionaggio della Nsa, che continuano a scuotere la sensibilità americana. Più in generale, le sue accuse ripropongono il problema della privacy. «E nel caso della Kelley», precisa il suo avvocato Alan Charles Raul, «il governo americano ha disatteso l’impegno a evitare ogni intrusione elettronica nella vita di cittadini innocenti ».
Tutto è cominciato 13 mesi fa quando la reginetta della mondanità di Tampa si è rivolta a un conoscente dell’Fbi per denunciare una mail anonima e piena di minacce. Chi l’aveva scritta? Era stata Paula Broawdwell, biografa di Petraeus e amante segreta (e gelosa) del generale. La scoperta della relazione extra-matrimoniale costrinse Petraeus a dare le dimissioni: era diventato capo della Cia sull’onda dei successi militari in Iraq come responsabile del Comando Centrale di Tampa, si ipotizzava persino una sua candidatura alla Casa Bianca, ma in poche ore il suo astro si era spento.
Nella posta elettronica di Jill Kelley sono stati anche scoperti alcuni messaggi in apparenza compromettenti del generale Allen, che era stato anche lui a Tampa prima di andare in Afghanistan.
«Hanno un contenuto sessuale », disse uno degli investigatori, avvalorando l’esistenza di una relazione intima con la Kelly. Poi le indagini hanno assolto il militare, senza però ridare alla Kelly lo scettro della mondanità. Di qui l’offensiva giudiziaria contro il Pentagono, l’Fbi e la Cia.

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