Un tecnico dopo l’impasse Per il Pd correrà Pigliaru

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Il sottosegretario alla Sanità Paolo Fadda ha addirittura auspicato la candidatura di don Ettore Cannavera, prete degli emarginati, non facendo mistero di una sua «missione» in Vaticano per sollecitare, invano, la dispensa. Ma forse proprio perché subìto più che gradito ai capicorrente e grazie a un aiutino — il coordinatore Luca Lotti, inviato in Sardegna da Renzi per spegnere i fuochi della faida — Francesco Pigliaru è passato indenne nel tritacarne delle «rose», dei veti e alla fine è il candidato del Pd e del centrosinistra alla presidenza della Regione Sardegna. Pigliaru non era neppure la prima scelta di Francesca Barracciu, vincitrice delle primarie e titolare, per concessione renziana al momento della rinuncia, dell’ultima parola: «Mi impegnerò nella campagna elettorale — ha comunque detto — come se la candidata fossi io».
Non uomo di partito ma neanche inesperto di politica, 59 anni, Pigliaru è stato assessore regionale alla Programmazione, è prorettore dell’Università di Cagliari dove insegna Economia politica, ha master ed esperienze a Cambridge e Berkeley. Del suo passaggio in politica si ricordano i «Master and back», sostegni ai laureati per incoraggiarli a specializzarsi fuori e poi tornare in Sardegna. E infatti, appena acclamato dal Pd sardo, ha anticipato: prima di tutto istruzione con pari opportunità e lavoro. Di lui è nota l’avversione per la burocrazia e le perplessità sulla zona franca, uno dei cavalli di battaglia del candidato del centrodestra Ugo Cappellacci.
Ci saranno strascichi nel Pd della lotta fra le correnti? «Non farò il professore, sarò il regista della coalizione» ha subito detto Pigliaru, archiviando i tempi dell’uomo solo (Soru) al comando. Di faide Pigliaru ben sa per averne respirato l’aria in famiglia; suo padre, di Orune (profonda Barbagia), filosofo del diritto, fu autore di «La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico», testo fondamentale per trovare risposte agli anni del banditismo.
È già piena campagna elettorale. Senza la lista 5 Stelle 3 voti su 10 sono in libertà. Ci punta Michela Murgia (Sardegna Possibile) ma anche il Pd: «Erano soprattutto nostri elettori. Ritorneranno a casa». I candidati presidenti sono 7, ma a parte Cappellacci, Mauro Pili (Unidos), la Murgia e Pigliaru, gli altri — Franco Devias, Cristina Puddu, Gigi Sanna, tutti di area indipendentista — sono a rischio. Per presentare le liste rimangono 5 giorni, devono raccogliere almeno 5 mila firme .
Alberto Pinna


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