Grugliasco, lo stabilimento-simbolo «La fusione? In fabbrica c’è già»
GRUGLIASCO (Torino) — Ha diverse facce l’orgoglio alla Fiat di Grugliasco, le carrozzerie ex Bertone in provincia di Torino passate al Lingotto nel 2009. Ma l’origine di quell’orgoglio è comune a tutte le tute blu e beige, la divisa degli operai della Maserati: il poter lavorare. Non è scontato qui dove la cassa integrazione per alcuni è durata anche otto anni. Lo stabilimento è ripartito a fine 2012 e dà lavoro a oltre 2.100 dipendenti, di cui 1.100 provenienti dalla ex Bertone e mille in distacco da Mirafiori. Ora l’acquisizione del colosso americano Chrysler da parte della Fiat fa sperare in una nuova crescita, nuovi investimenti e nuovi posti di lavoro. Anche per i colleghi di Mirafiori, dove è ancora in corso la cassa integrazione.
Pino Viola è una tuta blu della Fiom. È stato uno degli ultimi a rimettere piede in fabbrica. «Ricordo il mio ultimo giorno di lavoro il 15 settembre 2005 e quello del rientro il 21 ottobre 2013. Per 37 anni sono stato alla lastroferratura». E ora? «Ora l’orgoglio è di essere tornato indipendente». Questo è l’operaio. Poi c’è il sindacalista: «Bisogna guardare al futuro e spronare la Fiat. Siamo l’unico stabilimento che lavora a pieno regime. Inizieremo anche a fare lo straordinario. Per questo proponiamo un terzo turno per allargare l’organico. Dobbiamo prospettare un futuro anche per Mirafiori». In quest’ottica l’acquisizione di Chrysler è «un fatto positivo purché legato a una ripresa della Fiat in Italia, purché crei occupazione e sviluppo».
Ci sperano un po’ tutti nello «zio» americano. Silvia Fioretti ha 47 anni, ha due figli e la famiglia sulle spalle, è entrata alla Bertone nel 1999. Ha ripreso a lavorare «la seconda settimana di novembre del 2012: la chiamata è stata una festa. Avevo un po’ di paura per il nuovo impatto, non è facile ricominciare dopo sette anni di cassa integrazione ma la Fiat ci ha messo nella condizione di lavorare bene, ci ha dato il tempo di ambientarci, ho imparato le nuove tecnologie. Ho ripreso come addetto alla linea e dopo pochi mesi mi hanno proposto di diventare team leader al montaggio gomme. È tutto diverso rispetto a prima, è cambiata la mentalità, l’organizzazione. C’è molto più inglese come nella cartellonistica o nelle istruzioni degli avvitatori ma abbiamo imparato in breve tempo». Nessuna preoccupazione per l’acquisto di Chrysler: «Sono fiduciosa, credo che porterà lavoro. La paura l’ho avuta quando hanno commissariato la Bertone e abbiamo temuto il fallimento. Poi quando ci ha acquistato Fiat abbiamo ripreso a sperare. E ora sono orgogliosa di lavorare sulle Maserati: la Ghibli e la Quattroporte sono un gioiello». Produrre auto di alta gamma rende fiera anche Maria Rita Marzo, 39 anni, e due bambini di 4 e 12 anni: «Per i miei figli il fatto che io lavori alla Maserati è motivo di orgoglio e questo mi rende felice. Sono rientrata in fabbrica dopo cinque anni e mezzo di cassa integrazione. Mi hanno fatto crescere, sono team leader e questo mi dà soddisfazione. Credo che l’acquisto di Chrysler sia un’opportunità in più, porterà a un’integrazione industriale e culturale, la situazione potrà solo migliorare. E spero che i vantaggi dell’azienda possano ricadere anche su tutti noi».
C’è anche chi è riuscito a spezzare la cassa integrazione come Luciano Di Biase, 45 anni, moglie casalinga e due figli. È team leader al montaggio. «Sono stato tra i primi a rientrare — racconta —. Prima però ho lavorato due anni in Pininfarina e una volta che la Bertone è stata acquistata dalla Fiat sono stato distaccato allo stabilimento Sevel Val di Sangro in Abruzzo per un anno. Gli anni della cassa integrazione non sono stati facili, mi hanno aiutato i genitori di mia moglie e mia madre. Il rientro a Grugliasco per me è stato meno traumatico, anche se siamo passati da una realtà piccola come Bertone a una internazionale come Fiat. Lo stabilimento è stato trasformato. Ora tutto è robotizzato, l’ambiente è pulito. Con l’acquisto di Chrysler qualcosa cambierà, spero che avremo più lavoro. Del resto con la logistica di oggi si aprono molte possibilità. È una rivoluzione, la Fiat entra in un continente importante. E con queste Maserati abbiamo già cominciato a sfidare Bmw e Audi».
Che qui si faccia una produzione di alto livello e che con la futura Mirafiori nascerà «il polo del lusso dell’auto» c’è piena consapevolezza. Giacomo Zulianello, 47 anni, alla Bertone dal ’74, operaio della Fiom, sottolinea con orgoglio che «il reparto di verniciatura di Grugliasco è uno dei migliori d’Europa. La speranza è che dall’America possano arrivare investimenti e che non ci siano pressioni oltreoceano da parte della loro politica perché lo sviluppo sia limitato agli Stati Uniti». Intanto a Grugliasco lo stabilimento va a pieno ritmo. La produzione nel 2013 è stata di circa 16 mila auto. Primo mercato: gli Stati Uniti.
Francesca Basso
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