by Sergio Segio | 4 Gennaio 2014 8:44
ROMA — Nessuna marcia indietro, dopo i no del Nuovo centrodestra. Si sapeva che la strada era in salita, ma Matteo Renzi di fronte ai primi ostacoli frapposti dal partito di Angelino Alfano, prova a far pesare due possibili alleanze trasversali: la prima con Forza Italia, sulla legge elettorale, e la seconda con il Movimento 5 Stelle, sui diritti civili. Non è detto che le trattative vadano in porto ma, spiega un esponente renziano, «è un modo anche per depotenziare le minacce di crisi di governo e togliere forza al potere di veto del Nuovo centrodestra: non ci faremo ricattare». Di questo e di molto altro si parlerà questa mattina nella segreteria convocata da Renzi nella sua città, Firenze. Non un appuntamento simbolico, ma una segreteria vera, che durerà oltre sei ore e che affronterà i temi principali posti dal segretario del Pd nella sua newsletter di ieri: dalla legge elettorale al Job Act, dalla Bossi-Fini alle unioni civili.
La segreteria non è convocata al Nazareno, come vuole la tradizione, ma a Firenze. E, come ulteriore segno di rottura, non è nella sede locale del Pd, detta Stalingrado, ma al comitato elettorale di Renzi. Quella di oggi è la prima tappa di un tour de force che, attraverso incontri bilaterali con i singoli partiti e con il gruppo pd del Senato, e attraverso un colloquio con il premier Enrico Letta, atteso a giorni, dovrebbe portare i primi risultati per il nuovo segretario del Pd. Dopo gli annunci, è il momento delle trattative. E quando si arriva al punto, comincia il fuoco di sbarramento, cominciano i distinguo e i tentativi di rinviare e depistare. Proprio quello che non vuole Renzi. E per questo ha lanciato un’offensiva a tutto campo. Di fronte alla riluttanza su alcuni temi del Nuovo centrodestra, Renzi ha due carte di riserva: Berlusconi e Grillo. Carte difficili, a doppio taglio in un caso e poco malleabili nell’altro. Carte che rischiano di rovinare i rapporti con il premier e che potrebbero accelerare la crisi.
Rispondendo a un tweet di Claudio Petruccioli, Renzi difende il modello spagnolo: «Con il premio del 15 per cento e lo sbarramento, garantisce una maggioranza». Ammiccamento chiaro a Forza Italia. Seguito da un affondo contro il Nuovo centrodestra di Davide Faraone: «Contrapporre unioni civili e famiglia è un modo ideologico, sbagliato e torbido di porre la questione». Faraone è sicuro: «Non cederemo, questo Paese sta morendo di moratorie». Il portavoce Lorenzo Guerini condivide: «Siamo determinati a portare nel contratto di governo, oltre al tema del lavoro, anche i diritti civili e le unioni civili, sulla base del mandato delle primarie. Crediamo siano maturi i tempi per costruire una convergenza. Speriamo di partire dalla maggioranza». E se non fosse la maggioranza di governo, fa capire Guerini, sarà una maggioranza alternativa.
Ieri Renzi ha passato qualche ora al Nazareno, dove ha incontrato, oltre ad alcuni membri della segreteria, anche Cécile Kyenge e il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Con il ministro ha parlato di Bossi-Fini, legge che si vuole smantellare. Ma anche dell’abolizione del reato di clandestinità, del «superamento» dei Cie e dello ius soli (la proposta di mediazione potrebbe essere lo ius culturae, basato su un periodo di studi). Quanto a De Luca, è sul tappeto la questione del doppio incarico: il sindaco potrebbe dimettersi, ma solo dopo aver ricevuto le deleghe (finora negate da Lupi) da viceministro. Ma a Renzi avrebbe chiesto di più: un posto da ministro in un eventuale rimpasto. Difficile che lo abbia (De Luca è interessato anche alla presidenza della Regione), anche se il segretario potrebbe utilizzarlo come arma di pressione sul governo.
Alessandro Trocino
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