Il vicepremier non si piega: ma una «convergenza» è possibile
Non è una sfida, perché se così fosse sarebbero i protagonisti di un fallimento,e nessuno potrebbe dichiararsi vincitore sulle macerie del Paese. Perciò Alfano è convinto che si arriverà all’intesa con Renzi, confidando che il segretario del Pd sappia tener distinti il piano della competizione tra leader di opposti schieramenti e quello del compromesso tra alleati pro tempore di governo. È un punto su cui il vicepremier intende esser chiaro prima che la trattativa inizi, «perché non vorrei che Renzi mettesse in conto una nostra arrendevolezza».
Più che un avvertimento, è una questione metodologica quella che Alfano pone a Renzi in vista del rendez vous: «Non vorrei pensasse che fossimo pronti ad accettare tutto. Se fosse così, se fosse una gara a chi stacca prima il piede dall’acceleratore, allora va detto per tempo che noi non freneremmo. L’idea che il Nuovo centrodestra tema il voto anticipato parte infatti da un presupposto sbagliato, dato che a maggio saremo chiamati alla sfida decisiva delle Europee. E siccome dovremo esser pronti per quell’appuntamento, lo saremmo anche per altre prove», cioè le Politiche.
È un modo per sgombrare il campo da «interpretazioni mediatiche fallaci» e soprattutto per sottolineare qual è la vera posta in gioco: «L’Italia, la sua economia e le sue istituzioni. Quindi Renzi deve fare attenzione. Maneggia materia esplosiva. Sa di non potersi assumere la responsabilità diretta o indiretta di far cadere il governo. Già in passato altri segretari del Pd l’hanno fatto e non ha portato bene». E giusto per confutare un’altra «falsa rappresentazione», l’idea cioè che ci sia una bella differenza tra l’esecutivo di Prodi e l’esecutivo di Letta, Alfano si rivolge così al neo capo dei democrat: «Spiegasse al presidente del Consiglio che il suo è un governo di n.n. Perché è da vice segretario del Pd che Letta è stato chiamato a guidare il Paese da un presidente della Repubblica non proprio di centrodestra».
Perciò ritiene che nei riguardi di palazzo Chigi non abbiano senso le ripetute scaramucce alla linea di frontiera, «visto che — pur tra mille difficoltà — il governo in questi mesi ha centrato dei risultati: dall’abbassamento del carico fiscale sulle famiglie al calo dello spread sotto la fatidica “quota 200”, che consentirà di liberare risorse finora destinate al pagamento del debito pubblico. Costa a Renzi doverlo riconoscere? E non è forse grazie a tutto ciò che ora può lanciare l’idea di sforare il 3%? Un’idea non nuova, sostenuta per anni dal presidente Berlusconi e da tutti noi del Pdl, e che mi porta a dire: “Benvenuto Matteo”. Adesso però lo spieghi ai suoi compagni del Pd».
Non c’è dubbio che, per affrontare una trattativa, gli interlocutori debbano prima conoscersi. E «Angelino» vuole presentarsi al leader democrat, precisando di non essere un Ghino di Tacco, panni che ieri Carlo Fusi ha provato a fargli indossare sul Messaggero: «Non ho quella taglia», sorride. Anzi, «visto il clima di reciproci sospetti che si era creato con Renzi, ho preferito muovermi per primo e correre il rischio. Mi fido. Anche perché non sono un conservatore timoroso ma un innovatore che non ha paura». E allora — sostiene — basta capirsi: se sulle riforme istituzionali come sulla riforma del Porcellum «faremo a gara con lui ad essere riformisti», sul contratto di governo invece «saremo pronti a difendere i nostri valori»: «Che non ci vengano a parlare di frontiere libere e aperte o di matrimoni gay».
Il leader di Ncd si mostra ottimista. Sulla legge elettorale ritiene che l’intesa sia «nelle cose», che dalla «rosa» di modelli proposta da Renzi risalti il petalo del «sindaco d’Italia», su cui c’è «un’ampia convergenza» nella maggioranza, «ma non solo». Anche su questo punto Alfano invita il segretario del Pd a evitare tatticismi, «anche perché se immagina di giocare su due tavoli, deve sapere che con Berlusconi parliamo anche noi… I punti di contatto con Forza Italia sono costanti. D’altronde, in prospettiva ci candidiamo ad allearci con quanti rappresentano la nostra comune storia. Ma per farlo il Nuovo centrodestra dovrà essere forte».
E la forza secondo Alfano verrà proprio dal modo in cui Ncd gestirà la trattativa sul «contratto» di maggioranza. Una sorta di prova del fuoco dalla quale, nelle intenzioni del vice premier, dovrebbe emergere «il profilo del partito»: «Noi siamo la voce del centrodestra in questo governo, vogliamo dar voce ai progetti di centrodestra in questo governo e saremo lo scudo di centrodestra a certi eccessi della sinistra». E dinnanzi all’obiezione sui rapporti di forza con il Pd, replica che «non saremo prevalenti ma siamo determinanti».
Per prepararsi al confronto con Renzi, Alfano avvierà dall’otto al dieci gennaio una «campagna di ascolto» del mondo produttivo e delle associazioni: dai vertici di Confindustria a Confcommercio e Confartigianato — con cui il centrodestra era entrato in una crisi di relazioni — fino alle organizzazioni delle famiglie. «Vogliamo illustrare i punti programmatici che presenteremo per il contratto di governo e raccogliere i loro contributi che serviranno a irrobustire le nostre proposte». Subito dopo Ncd terrà a Bari una convention sul Mezzogiorno e nei week end successivi riunirà prima i giovani e poi gli amministratori, fino al battesimo dei circoli, in programma per febbraio. Se la sfida sarà vinta, governo e territorio saranno gli strumenti «per porre il tema — quando verrà il momento — delle primarie di coalizione nel centrodestra. E noi, allora, saremo in campo» .
Francesco Verderami
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