Il richiamo del Papa «Gli ordini fermino la tratta delle novizie»

by Sergio Segio | 4 Gennaio 2014 8:28

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ROMA — «La Chiesa deve essere attrattiva. Svegliate il mondo». Un «colloquio vivo e spontaneo» durato tre ore: niente discorso scritto, niente relazioni già preparate. Papa Francesco parla a braccio ai Superiori degli Ordini religiosi maschili riuniti a Roma per la loro Assemblea nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano il 29 novembre. Gli avevano chiesto un breve saluto, lui ha voluto dedicare un’intera mattinata a un «colloquio franco e libero, fatto di domande e risposte». Seduto in mezzo ai responsabili di benedettini, camaldolesi, cistercensi, domenicani, francescani, agostiniani, carmelitani, gesuiti, camilliani, scolopi — proprio embedded , potremmo dire — il direttore della Civiltà cattolica , padre Antonio Spadaro, ha preso appunti, e ne ha fatto un resoconto di quindici pagine pubblicato dalla rivista dei gesuiti.
La preoccupazione di Francesco è «formare il cuore» nei seminari per non creare dei «piccoli mostri», e «questi piccoli mostri» poi «formano il popolo di Dio. Questo mi fa venire davvero la pelle d’oca». Per questo gli educatori «devono essere all’altezza della generazione che cambia», e non ci possono essere religiosi «con cuore acido come aceto, non sono fatti per il popolo». Così come «la vita senza conflitti, non è vita», ma si deve «vivere la fraternità accarezzando i conflitti».
I religiosi invece «devono essere uomini e donne capaci di svegliare il mondo». Ma il Papa ha anche ricordato che «la vita è complessa, è fatta di grazia e di peccato. Se uno non pecca, non è un uomo. Tutti sbagliamo e dobbiamo riconoscere la nostra debolezza. Un religioso che si riconosce debole e peccatore non contraddice la testimonianza che è chiamato a dare, ma anzi la rafforza, e questo fa bene a tutti. Ciò che mi aspetto è dunque la testimonianza», questa «testimonianza speciale». Per questo motivo Francesco ha detto che nei seminari vanno accettati i peccatori ma non i corrotti: «Non sto parlando di persone che si riconoscono peccatori: tutti siamo peccatori, ma non tutti siamo corrotti. Si accettino i peccatori ma non i corrotti». E la parola corruzione non è nel senso del manipulitismo, ma è nella speciale accezione che ne ha dato più volte Francesco, quella collegata all’«ipocrisia e al clericalismo».
Il Papa ha anche elogiato l’impegno di Benedetto XVI contro la pedofilia ( «Ci deve servire da esempio per avere il coraggio di assumere la formazione personale come sfida seria avendo in mente sempre il popolo di Dio»). E ha chiesto di vigilare sul fenomeno della cosiddetta «tratta delle novizie», cioè il massiccio reclutamento di giovani suore nei Paesi extraeuropei da parte di alcune congregazioni per trapiantarle in Europa. Le vocazioni sono infatti in crescita nelle Chiese giovani e il rischio è che gli Ordini facciano un vero e proprio «reclutamento vocazionale», ribattezzato già nel 1994 dai vescovi filippini con la stessa immagine («tratta delle novizie») usata ieri da Francesco. Il Papa ha poi ricordato, a proposito dei fondatori degli ordini religiosi, che «il carisma non è una bottiglia di acqua distillata», che esso va reinterpretato, magari rischiando l’errore.
Nella Messa di ringraziamento per la proclamazione della santità del primo discepolo di Sant’Ignazio, Pierre Favre, ieri il Papa ha parlato della tentazione di proclamare il Vangelo con «bastonate inquisitorie: no, il Vangelo è predicato gentilmente, fraternamente, con amore».
M.Antonietta Calabrò

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