Il sogno americano del ricco cinese Chen «Voglio il NY Times»

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PECHINO — Il sito del New York Times è oscurato dalla censura in Cina, ma c’è un imprenditore cinese che ha un piano per renderlo di nuovo visibile. Come? Semplice: comprando tutta l’azienda che dal 1851 pubblica il giornale. L’aspirante nuovo editore è Chen Guangbiao, ha fatto fortuna con il riciclaggio dei rottami di ferro, si definisce un filantropo e ha messo sul tavolo un miliardo di dollari per acquistare il pacchetto azionario di controllo del quotidiano americano. Chen sostiene di essere in partenza per New York e di avere un appuntamento il 5 gennaio per discutere l’affare.
Da Manhattan una portavoce del Times ha risposto che la società non commenta le voci. Il presidente Arthur Sulzberger Jr di recente ha detto che la famiglia non ha intenzione di vendere. Comunque il quotidiano ha dato notizia dell’ipotesi, e ha chiesto chiarimenti al milionario cinese. Chen Guangbiao ha detto di aver messo insieme una cordata con altri due investitori, uno di Hong Kong, per raccogliere il miliardo. «Non c’è niente che non si possa comperare per il giusto prezzo», ha risposto quando gli è stato fatto notare che Sulzberger non pensa di passare la mano.
Chen Guangbiao, 44 anni, è una celebrità in Cina: ha un patrimonio personale di circa 800 milioni di dollari e si è fatto notare per diverse iniziative mediatiche: nel 2008 ha organizzato carovane di camion carichi di aiuti per i terremotati del Sichuan; nel 2012, quando le relazioni sino-giapponesi si sono deteriorate e in Cina folle di manifestanti se la sono presa anche con le automobili made in Japan, ha regalato vetture per 800 mila dollari ai poveretti che avevano subito danni; ha fatto parlare di sé l’anno scorso, quando Pechino era avvolta da una cappa di smog irrespirabile e lui ha avuto l’idea di offrire «aria pulita di montagna» messa in lattina. Un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi dell’inquinamento ambientale, ha assicurato Chen; una trovata da cialtrone, hanno sostenuto diversi blogger.
L’imprenditore è andato alla carica anche sul fronte della politica internazionale: per sostenere le ragioni di Pechino nel contenzioso con Tokyo per un gruppo di isolotti del Mar cinese orientale ha comperato mezza pagina di pubblicità proprio sul New York Times . «È stato allora che mi sono reso conto di quanta influenza e credibilità abbia il giornale: ogni ambasciata e ogni governo nel mondo presta attenzione a quello che scrive». In effetti, il New York Times di sicuro è letto anche nelle stanze del potere di Pechino, spesso non con piacere. Soprattutto da quando nel 2012 ha pubblicato un’inchiesta sulla ricchezza accumulata dalla famiglia dell’ex premier Wen Jiabao. Da allora il suo sito in inglese e quello gemello in cinese sono bloccati e diversi cronisti americani hanno avuto problemi con il visto. Che ne pensa l’aspirante proprietario? Chen replica che è naturale che il governo abbia oscurato il sito www.nytimes.com , perché la storia su Wen «conteneva affermazioni preconcette e non verificate». Quando gli si fa notare che il giornale vale 2,4 miliardi di dollari in base alla quotazione delle sue azioni in borsa, Chen dice di essere disposto a trattare. Ipotesi remota, perché le azioni del giornale sono vincolate. Lunedì comunque, dopo che si sono diffuse queste voci sull’interessamento cinese, le azioni sono salite del 4%, ai massimi da 5 anni. Chen dice che il miliardo è pronto, se il Times non lo vorrà, farà offerte a Cnn , Washington Post , Wall Street Journal . Impensabile? Dopotutto a Londra Alexander Lebedev, oligarca russo, ex agente del Kgb, ha potuto comprare Independent e Evening Standard .
Guido Santevecchi


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