TUTTA LA POLITICA DELL’ANNO
a cura di Susanna Turco
GENNAIO
1
“La crisi ormai è una questione sociale”. Tutti pensano di dover commentare l’ultimo messaggio di Napolitano da presidente della Repubblica: l’anno si apre con un abbaglio.
4
Mario Monti presenta ufficialmente la sua “Scelta Civica. Con Monti per l’Italia”, con la quale, a dispetto di quanto dichiarato prima delle dimissioni da premier, correrà alle elezioni, in un accrocco che mette insieme oltre a lui, l’ala cattolica di Andrea Riccardi, i montezemoliani, l’Udc di Casini e Fli di Fini. E’ il primo esperimento pratico di Grande centro: dovrebbe essere un grande inizio, e invece finirà malissimo.
5
La procura di Roma apre un fascicolo per indagare sulle spese facili del gruppo della Lega al Senato. Uno dei tanti tasselli degli scandali che minano la credibilità (e il consenso) del Carroccio, tra diamanti e affari di famiglia.
10
Berlusconi è ospite da Michele Santoro. Un ok corral via etere atteso da anni: alla fine, ne esce meglio l’ex epurante dell’editto di Sofia, che il celebre ex epurato. Anzi, paradossalmente, per molti la serata è proprio l’inizio della rimonta di Berlusconi e del suo centrodestra, e quindi l’inizio della fine del sogno di Bersani di “smacchiare il giaguaro” per via elettorale.
19
In piena ansia da liste pulite per le elezioni imminenti, anche nel Pdl si scatena la guerra sui cosiddetti “impresentabili” (indagati e condannati): Claudio Scajola non fa guerre e si ritira, Nicola Cosentino resiste e minaccia: “Mettetemi in lista o vi rovino”. Ma sarà escluso lo stesso: invece di Montecitorio, il carcere.
25
Lo scandalo dei titoli tossici che fa tremare il board del Monte dei Paschi di Siena entra a gamba tesa nel dibattito politico a poche settimane dalle elezioni. Monti dice a Bersani che “il Pd è coinvolto”; Alfano dice a Monti “giustifichi la barca di soldi dati dal Governo per il salvataggio Mps”;; Bersani dice a Monti “se ci attaccano li sbraniamo”: Insomma, prove generali di larghe intese. Grillo in giacca e cravatta va, invece, direttamente all’assemblea dei soci (si è comprato due azioni) e fa un comizio sulle contraddizioni del capitalismo finanziario.
FEBBRAIO
11
Nell’anniversario della firma dei Patti lateranensi, con una decisione storica Benedetto XVI annuncia in latino le sue dimissioni, esecutive il 28: “Non ho più forza, me ne vado per il bene della Chiesa”.
15
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano va in visita alla Casa Bianca, e il presidente americano Barack Obama gli regala una frase che, col senno del poi, val la pena di ricordare: “E’ un leader visionario, oltreché un amico personale”. Che il capo dello Stato sarebbe stato rieletto, non era nemmeno alle viste (anzi lui annunciava secco: “Non farò bis”).
20
La campagna elettorale invernale è quasi finita, il caos deve ancora annunciarsi. Ultime battute della corsa al voto: Bersani apre a Grillo, Berlusconi promette il rimborso dell’Imu (ma rifugge dai confronti tv), Monti impazza in televisione tra spot e tweet e sembra quasi che ci abbia preso gusto. Oscar Giannino, appena sceso in politica con “Fare per fermare il declino”, è travolto dallo scandalo per aver vantato una laurea in economia che non ha.
24 e 25
Ci sono le elezioni. Crolla l’affluenza, che non raggiunge il 60 per cento. Vince di stretta misura il centrosinistra: però la maggioranza l’ha solo alla Camera, non al Senato. Terremoto tra i partiti: il Movimento Cinque stelle arriva primo, l’Udc di Casini è ridotto al lumicino, Fini scompare, Di Pietro e Ingroia non superano lo sbarramento. A parte il fortissimo rinnovamento tra i parlamentari, tira subito un’ariaccia e il buongiorno si vede dalla mattina successiva: Bersani tende la mano a Grillo, e il comico ligure lo gela: “Sei un morto”.
28
La procura di Napoli indaga Berlusconi per corruzione: nel 2006 avrebbe comprato il voto di Sergio de Gregorio per tre milioni di euro.
MARZO
2
Napolitano boccia le ipotesi di esecutivi di minoranza: “Ci deve essere una maggioranza vera” anche al Senato, fa sapere. E’ un colpo mortale a quasi tutte le ipotesi su cui lavora Bersani. Il segretario Pd continua per la sua strada, cercando di aprire un varco nel no dei Cinque Stelle, i quali intanto inaugurano le loro assemblee permanenti (prima negli hotel, poi alla Camera).
7
Berlusconi è condannato a un anno di reclusione (ma arriverà la prescrizione), a causa della pubblicazione dell’intercettazione Fassino-Consorte durante la scalata di Unipol a Bnl (il famoso “abbiamo una banca”). Contrae una forma di congiuntivite fin qui sconosciuta al grande pubblico: l’uveite. Si ricovera in ospedale e diserta l’udienza sul caso Ruby: i pm gli mandano la visita fiscale, poi i parlamentari Pdl manifestano a Palazzo di Giustizia a Milano. Sono i giorni del Cavaliere con gli occhiali da sole. Quattro giorni dopo, i parlamentari del Pdl manifestano a palazzo di giustizia a Milano. 27
11
L’Italia annuncia che non rimanderà in India i due marò accusati dell’uccisione di due pescatori nel Kerala. La Farnesina ritiene che Nuova Delhi abbia violato il diritto internazionale.
13
Il conclave, al quinto scrutinio, elegge come successore di Benedetto XVI il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, che diventa Papa Francesco. E’ il primo gesuita al soglio. La sua prima parola: “Buonasera”. Il primo slogan: “Vengo quasi dalla fine del mondo”.
15
Si insediano le Camere e comincia la partita per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Nella notte, matura l’accordo su Laura Boldrini e Pietro Grasso: una manovra su “nomi nuovi” che a Bersani serve per dimostrare che “cambiare si può”. In particolare, col magistrato antimafia, il segretario Pd riesce a spaccare i grillini: nell’urna, in dieci votano per lui (anche perché il Pdl propone Schifani); a seguire, psicodramma a Cinque stelle. Bersani annuncia che vuol adottare il “metodo Grasso” anche per i ministri: ma si tratta, in pratica, dell’ultima manovra politica che gli riesce.
18
Si aprono le consultazioni al Quirinale. Berlusconi vuole larghe intese, e sul capo dello Stato da eleggere entro maggio dice: “Se il Colle va alla sinistra, andiamo in piazza”. Su questo fronte, Bersani è assai più pronto a intese con il Pdl (in cambio del via libera al suo governo). Gran clamore mediatico per la salita al colle anche di Beppe Grillo (incravattato), nonostante non abbia formalmente incarichi nel M5S: un incontro, quello con Napolitano, assai più ordinato di quanto le ironie a cinque stelle vogliano far credere (“lo abbiamo tenuto sveglio”, dice Vito Crimi).
21
L’Italia fa marcia indietro sui marò: torneranno in India. Il ministro Terzi: “Niente pena di morte, Nuova Delhi ci ha dato garanzie”.
22
Giorgio Napolitano affida a Pier Luigi Bersani un mandato esplorativo. Partono consultazioni estenuanti, per il “presidente preincaricato”, che tale rimarrà: il culmine, nel tragico incontro in streaming con i capigruppo Cinque stelle Lombardi e Crimi che confermano il no al loro ingresso in maggioranza. Dopo sei giorni Bersani getta la spugna. Napolitano, accarezzata la tentazione di dimettersi, congela la straordinaria empasse invertendo l’ordine dei fattori. Affida a un gruppo di dieci saggi, da lui nominati,il compito di scrivere un programma, in attesa di trovare un governo che lo attui.
25
La corte d’appello di Palermo conferma la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa a Marcello Dell’Utri. La prima condanna d’appello era stata annullata dalla Cassazione. Lui: “E’ un romanzo criminale”.
26
Nuovo colpo di scena sui marò: il ministro Terzi si dimette, annunciandolo in Aula alla Camera, per dissenso con il premier Monti e il ministro della Difesa Di Paola (il governo è ancora in carica per gli affari correnti). “Io non li avrei rimandati in India”, spiega. Pasticcio senza precedenti
Franco Battiato, neoassessore nella giunta siciliana di Crocetta, dice che in Parlamento ci sono “troie pronte a tutto”. Bufera mediatica, spiegazione che trattavasi di metafora, a seguire dimissioni.
APRILE
4
“Siamo inutili”. Così il costituzionalista Valerio Onida, uno dei saggi nominati da Napolitano per uscire dall’empasse sul governo, vittima di uno scherzo telefonico alla “La Zanzara”, finisce per dichiarare ciò che pensano in parecchi.
6
Il governo Monti, ancora in carica per gli affari correnti, approva il decreto salva debiti col quale si sbloccano 40 miliardi per le imprese che sono in credito con la pubblica amministrazione. Sono passate già sei settimane dalle elezioni, eppure a lavorare è ancora l’esecutivo precedente.
7
Il Pd pare sul punto di fare testa coda: Fabrizio Barca presenta il suo manifesto e pare per qualche giorno il futuro del partito; Franceschini apre alle larghe intese, Bersani no; Marino a sorpresa vince le primarie per sindaco di Roma.
9
Bersani e Berlusconi si vedono per individuare una rosa di nomi per il futuro inquilino del Colle, che si dovrà eleggere a partire dal 18. E’ l’inizio del rush finale per l’elezione del presidente della Repubblica, che sarà assai più rocambolesca del previsto. Berlusconi si dice pronto a votare un nome del Pd, ma sbarra la strada a Prodi. L’assemblea democratica, previa spaccatura e no di Renzi, propone Franco Marini. Le Quirinarie dei Cinque stelle creano ulteriore scompiglio: nella consultazione via web vince la giornalista Milena Gabanelli, che però declina, e di fatto il candidato diventa Stefano Rodotà. Un nome che diventa la spina nel fianco del Pd: il simbolo (malgrado tutto) di una sua incapacità di rinnovamento.
19
Bocciato Marini ai primi due scrutinii, il Pd sceglie di puntare su Prodi: è la terza votazione, la prima a maggioranza semplice, l’ex premier ce la potrebbe fare. Ma nonostante l’unanimismo di facciata, il Professore è impallinato da 101 franchi tiratori. Una caporetto per Bersani, che annuncia le sue dimissioni da segretario, e per il Pd una tragedia shakesperariana.
20
Dopo uno sconcertante pellegrinaggio di leader politici al Quirinale, Giorgio Napolitano accetta di essere ricandidato al Colle. Nel pomeriggio viene eletto con 738 voti, mentre davanti a Montecitorio grillini, ma anche piddini, reclamano “Rodotà”. L’aria è così infuocata che Grillo rinuncia a fare il suo comizio. Nel discorso di insediamento alle Camere, Napolitano fa una durissima requisitoria contro i partiti, che si spellano le mani per applaudirlo.
24
Dopo il veto del Pdl su Renzi, Napolitano dà l’incarico a Enrico Letta di formare il governo. Dettaglio di costume: il vicesegretario del Pd arriva sul Colle guidando l’utilitaria della moglie. Dopo rapide consultazioni, è pronta la squadra di governo: il gioco dei veti incrociati porta la Cancellieri alla Giustizia, ma Alfano vicepremier. C’è il primo ministro di colore della storia italiana, per di più donna: Cecile Kyenge (per i leghisti una manna dal cielo). L’età media è 53 anni. Letta è il secondo premier più giovane della repubblica, dopo Goria.
28
Durante il giuramento al Quirinale del nuovo governo, Luigi Preiti, 49 anni, senza lavoro, spara davanti a Palazzo Chigi: rimangono feriti due carabinieri e una donna. Simbolo della tensione alle stelle.
29
Letta ottiene la fiducia alla Camera: si astiene la Lega, Sel e M5S votano no. Nel suo discorso al Parlamento, Letta parla di stop all’Imu e agli aumenti Iva, esodati, blocco dei rimborsi elettorali ai partiti. Lega la sua permanenza al governo al fatto di riuscire a impostare “entro 18 mesi” il cammino delle riforme costituzionali: legge elettorale, ma anche taglio dei parlamentari, fine del bicameralismo perfetto, eccetera. Berlusconi vorrebbe fare il presidente della Convenzione per le riforme: invano.
MAGGIO
3
Michela Biancofiore, pidiellina esuberante, si segnala per alcune frasi di sapore omofobo che stridono con la sua nomina a sottosegretario alle Pari opportunità: finirà in un altro ministero (pubblica amministrazione) e, in autunno, di fatto dimissionata da Letta.
4
Il ministro per l’integrazione Cecile Kyenge ripropone lo ius soli: vale a dire il diritto di ottenere la cittadinanza per chi nasce in Italia. Il polverone di polemiche che si solleva è tale che non se ne fa nulla.
6
Muore Giulio Andreotti, il simbolo della prima repubblica.
8
La Corte d’Appello di Milano condanna Berlusconi a quattro anni per frode fiscale, nel processo Mediaset-diritti tv. Tra le pene accessorie, anche cinque anni di interdizione dai pubblici uffici: il che riapre la battaglia per l’ineleggibilità.
11
Guglielmo Epifani, ex leader Cgil, diventa segretario reggente del Pd fino al congresso. A Brescia, contestatori e scontri alla manifestazione anti-toghe del Pdl (ci sono anche i ministri Alfano e Lupi): fischi a Berlusconi, che si paragona a Tortora e ha un malore.
12
Letta porta i ministri in ritiro due giorni nell’abbazia di Spineto, a Sarteano: molti buoni propositi (tanto non ci sono i soldi) e una promessa. Niente più ministri in piazza.
16
La Corte di cassazione rinvia alla Consulta i ricorsi dell’avvocato Aldo Bozzi sulla legittimità costituzionale del Porcellum. Letta: “Riformiamo la legge prima che si pronunci”. Non accadrà.
17
Il governo vara lo slittamento di tre mesi dell’Imu: il Pdl esulta, è l’inizio del caos sui pagamenti. La procura di Palermo chiama a deporre, come teste, Giorgio Napolitano nel processo sulla trattativa Stato-Mafia.
19
Maurizio Landini scende in piazza con la Fiom a piazza San Giovanni. Pare l’inizio di un nuovo partito della sinistra, tipo Landini-Rodotà-Vendola e Barca, magari. Renzi, esaurito l’azzannamento di Bersani, ora si dedica a Letta. “Legge elettorale, interventi economici urgenti, e poi si torni al voto”, sillaba. In pratica, lo stesso programma che avrà sette mesi dopo.
26 e 27
Primo turno delle amministrative, con un dato d’affluenza da paura: in quattro su dieci non vanno a votare. Non sorprende affatto, al contrario, il flop di Gianni Alemanno a Roma: va al ballottaggio, ma con dodici punti in meno del Pd Ignazio Marino, che poi vincerà. Dopo Fini, Storace e Polverini, la sua caduta saràla fine un’era: quella degli ex missini al potere.
GIUGNO
2
Il governo dice sì al ddl che in tre anni abolisce il finanziamento pubblico ai partiti, sostituendolo con la contribuzione volontaria. Letta avvisa le Camere: “O si decide lo stop entro luglio o lo facciamo per decreto a settembre”. In effetti, sarà costretto a farlo per decreto, a dicembre.
6
Il grillino Roberto Fico diventa presidente della Commissione vigilanza rai, uno dei simboli del potere partitocratico. Il Movimento entra a Palazzo.
10
Al turno di ballottaggio delle amministrative, la sinistra stravince: 16 a zero. Crolla Grillo, è in picchiata la Lega, che perde anche Treviso dopo il ventennio di dominio di Gentilini. A Roma il marziano Marino travolge Alemanno: 63 a 36 per cento. Al voto meno di un elettore su due.
12
Il ministro Zanonato viene fischiato alla Confcommercio perché dice che il governo non può garantire lo stop all’aumento dell’Iva previsto per luglio. Il giorno appresso, il ministro del tesoro Saccomanni conferma che c’è un problema: per gli sconti su Iva e Imu servono otto miliardi, e non ci sono. Parte un tira e molla nella maggioranza che, tra rinvii e riformulazioni, durerà mesi.
13
Antonio Ingroia, “costretto” dal Csm a fare il procuratore ad Aosta (ossia nell’unica regione in cui non si era candidato) annuncia che lascerà la toga: “Sono stato punito per le mie indagini sulla mafia”, dice. Adesso fa l’avvocato, o almeno ci prova.
17
Apoteosi della caccia alle streghe nei Cinque Stelle, dopo il flop alle amministrative: viene espulsa la senatrice Adele Gambaro, che aveva detto che il flop era colpa di Grillo. Votano prima i parlamentari, poi la rete. La tensione è altissima, e pian piano molti dissidenti lasceranno, anche se una clamorosa scissione (pur vociferata) non ci sarà.
24
Berlusconi è condannato nel processo Ruby: sette anni di carcere, uno in più di quanto chiesto dalla pm Ilda Boccassini, e interdizione perpetua dai pubblici uffici, per concussione e prostituzione minorile. Nell’emettere la sentenza, i tre giudici donna, aprono le porte a un ulteriore processo: quello per falsa testimonianza contro 32 testimoni.
La casa colpisce ancora. Il ministro per le Pari opportunita’, Josefa Idem, si dopo la bufera (e relativa inchiesta per abuso edilizio) per aver pagato l’Imu sulla sua abitazione facendola passare per palestra (un errore del commercialista, la linea di difesa). Letta si dice convinto dell’onestà dell’olimpionica, ma la scarica.
LUGLIO
2
La pitonessa Daniela Santanché non riesce a diventare vicepresidente della Camera. Strenua l’opposizione del Pd, che pure di rospi ne ha ingoiati tanti.
8
Storica visita del Papa a Lampedusa, dove fa mea culpa per l’indifferenza verso le vittime del mare. Grandi applausi dalla politica, poche conseguenze in pratica.
9
Per scongiurare il rischio prescrizione, la Cassazione fissa al 30 luglio l’udienza per il processo Mediaset. Berlusconi fa fuoco e fiamme, il Pdl chiede la sospensione dei lavori parlamentari per un giorno. La ottiene, peraltro è una prassi. Ma nel voto parlamentare il Pd si spacca alla Camera (contrari i renziani, ma anche alcuni prodiani), e c’è una rissa con i Cinque stelle.
12
Scoppia il caso di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Ablyazov, espulsa dall’Italia il 31 maggio con la figlia. “Quel provvedimento era illegale”, dice Palazzo Chigi revocandolo (invano). Nel mirino, il ministro dell’Interno e vicepremier Angelino Alfano, responsabile dell’espulsione. Molti ne chiedono le dimissioni, Cinque stelle e Sel presentano una mozione di sfiducia, che viene votata ma respinta una settimana dopo. Psicodramma nel Pd, diviso tra richiesta di dimissioni, e lealtà al governo Letta (che difende il ministro). Da annali, la relazione dell’interessato al Senato: Alfano scarica la colpa sui tecnici del ministero (nello specifico sul suo capo di Gabinetto Giuseppe Procaccini, che si dimette) e dice in sostanza che nessuno gli ha spiegato chi fosse questa Shalabayeva.
13
Apoteosi degli attacchi leghisti (e razzisti) a Cecile Kyenge, che peraltro proseguiranno in varie forme (insulti su Facebook, aperte contestazioni): il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, da un palco leghista definisce il ministro dell’Integrazione “un orango”. Si chiedono le dimissioni, Calderoli si scusa e non le dà. La Kyenge, peraltro, risponde agli attacchi in una maniera così elegante e definitiva, che a un certo punto persino i leghisti smettono di provarci gusto (e lei sparisce dalle cronache, però).
16
La sinistra – dopo una guerriglia degna dei tempi del governo Prodi – trova forzosamente pace sulla questione degli F35, con una mozione del Pd in Senato non prevede il blocco dell’acquisto dei cacciabombardieri (come volevano Sel, Cinque stelle e una parte dei democratici), ma esige l’approvazione del Parlamento a qualsiasi futura operazione di spesa in merito.
26
Il Pd si spacca sulle primarie, e non sarà l’unica volta. Dopo una psico riunione di ore, la direzione del partito si divide sulle regole: se debbano essere limitate o no agli iscritti, se le figure del segretario e del candidato premier siano da distinguersi o meno. In realtà, il braccio di ferro è su Renzi.
29
“Se una persona è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarla?”. Frase choc del Papa sull’aereo di ritorno dal Brasile. Mentre la legge sull’omofobia ristagna alla Camera.
AGOSTO
1
La Cassazione conferma la condanna a quattro anni di carcere per Silvio Berlusconi per frode fiscale, nel processo Mediaset. Da riformulare soltanto la pena accessoria dell’interdizione. Il Cavaliere, con un videomessaggio, attacca la magistratura (“accanimento senza eguali”) e annuncia che resterà in campo, dopo aver fatto risorgere Forza Italia. Ministri e parlamentari gli affidano le dimissioni di massa, ma la protesta rientrerà. Il Cavaliere vorrebbe la grazia (ma senza chiederla): gran pressing del Pdl sul Colle. In un comizio a via del Plebiscito, qualche giorno dopo , Berlusconi ribadisce gli attacchi alla magistratura, ma dice: “Il governo vada avanti”.
8
Il governo vara il decreto sul femminicidio, un pacchetto di misure per fermare la violenza degli stalker: il provvedimento non entusiasma, ma vale soprattutto come segnale.
11
“Se c’è la crisi di governo torna l’Imu”. Frase per nulla minatoria di Enrico Letta, per bloccare le polemiche sulla tassa che il centrodestra vorrebbe abolire, e il ministro del Tesoro riformare.
13
Napolitano risponde ufficialmente dopo il pressing del Pdl sul salvacondotto a Berlusconi: dice che si deve “prendere atto delle sentenze”, che il Cavaliere “non andrà in carcere”, che “non sono arrivate richieste di grazia, se arriveranno valuterò”, ma dice in sostanza che un’eventuale clemenza non può eliminare l’interdizione. Fine dei retroscena sulla volontà del Colle di salvare l’ex premier. Continua invece il balletto sulla crisi di governo: il Pdl la minaccia, ma non la attua. Berlusconi a giorni alterni pro falchi e pro colombe: l’estate si chiude con l’ultimatum (“il Pd mi salvi dalla decadenza o il governo cade”) e la sua smentita (“non ho dato nessun ultimatum”).
28
Il governo trova l’accordo per cancellare l’Imu sulla prima casa per il 2013, tagliando fra l’altro sui fondi destinati all’occupazione e alla lotta all’evasione fiscale. Il rincaro dell’Iva dall’21 al 22 per cento, invece, è alle porte: il governo non riesce a trovare i 14 miliardi di euro di copertura che serverebbero a evitarlo.
30
Napolitano nomina quattro senatori a vita (Abbado, Cattaneo, Rubbia e Piano). E’ una scelta che va nella direzione della stabilizzazione del quadro politico, che da qui in poi sembra molto meno provvisorio nonostante le minacce del Cavaliere. Di fatto, insieme con i movimenti parlamentari (le fuoriuscite dei grillini dal Senato, ad esempio), si comincia a intravedere un assetto di maggioranza nel quale si possa fare a meno dei parlamentari berlusconiani. Come in effetti avverrà.
SETTEMBRE
1
Alla festa del Pd a Genova, Matteo Renzi dice ufficialmente ciò che ormai è piuttosto chiaro a tutti: “Sono pronto a guidare il Pd”. La data per le primarie ancora non c’è.
9
Al Palazzo Madama cominciano le riunioni della Giunta per le Elezioni che deve decidere la sorte del senatore Berlusconi, dopo la condanna definitiva al processo Mediaset. Il Cavaliere ha annunciato il ricorso alla Corte europea, contestando l’applicazione al suo caso della legge Severino. In generale, tra battaglia parlamentare, annunci e ricorsi, punta sulla più classica tra le armi del suo avvocato Niccolò Ghedini: il rinvio.
18
“Resto leader anche se decado”. Silvio Berlusconi gioca in attacco. Con un videomessaggio diramato poco prima che la Giunta al Senato voti no al salvataggio (il sì alla decadenza arriverà il 4 ottobre), attacca giudici e sinistra, tentando in ogni modo di riesumare lo spirito del ’94. Appare più imbolsito che convincente. Enrico Letta abbandona la solita prudenza ed entra nel merito: “Berlusconi non è un perseguitato, e io non farò il pungiball del Pdl”.
19
La camera dice sì alla legge sull’omofobia (che passa al Senato): ma la maggioranza si spacca, il Pdl vota contro.
21
“Serio rischio catastrofe”. Un tweet del direttore di Europa Stefano Menichini segnala lo psicodramma in corso nel Pd. All’Assemblea dei democratici, infatti, si sta tutta la notte a trovare un accordo sulle regole delle primarie, ma dodici ore dopo si decide di non votarlo (ci penserà la direzione del partito). Ufficialmente, perché “manca il numero legale”. Di fatto è guerra fra correnti, e soprattutto è effetto-Renzi. L’unica decisione riguarda la data: 8 dicembre (ma non è sicura nemmeno quella).
24
Scoppia la bufera politica dopo l’accordo che di fatto mette in mano Telecom agli spagnoli, consentendo a Telefonica di acquisire fino a 70 per cento del capitale di Telco, holding che controlla Telecom. Letta annuncia blando che riferirà alle Camere (“Vigileremo, ma si tratta di una società privata”). Secondo il presidente del Copasir, Stucchi, “la cessione mette in gioco la sicurezza nazionale, perché attraverso Telecom passano tutte le comunicazioni degli italiani”. Così, il governo si mette in moto.
26
“E’ un fatto politico inquietante”. Giorgio Napolitano interviene, perché Berlusconi ha ottenuto il si alle dimissioni in bianco da parte dei parlamentari Pdl (punti di raccolta, i capigruppo Brunetta e Schifani). Dopo che anche i ministri berlusconiani annunciano le dimissioni, Letta si orienta a chiedere un nuovo voto di fiducia: il governo sembra sull’orlo di una crisi irreversibile.
29
Berlusconi passa un compleanno pessimo. Pensava di aver piazzato la mina sotto l’esecutivo di Letta, scopre che quella stessa mina rischia di far saltare in aria il suo partito. E che lui rischia di ritrovarsi, per la prima volta, in minoranza. L’escalation è rapida: in due giorni si va dalla ribellione dei ministri (rifiutano di firmare un documento contro Letta), al “tradimento” dell’ex delfino. Alla vigilia del voto di fiducia, infatti, Alfano dice apertamente che voterà per Letta, e che con lui sono in quaranta.
OTTOBRE
2
In un Senato trasformato ancora una volta in un contificio (tanti pro Letta, tanti contro), nel pieno delle dichiarazioni di voto sulla fiducia, è un foglietto che determina la partita. Gaetano Quagliariello, che fa parte del gruppo pronto a formare gruppi parlamentari autonomi, va infatti in giro nell’Aula sventolando con apparente noncuranza la lista dei pidiellini che sono in procinto di dire ciao Silvio. La lista è più lunga del previsto. Così il Cavaliere fa il colpo di teatro: dice sì alla fiducia. E si mette a piangere. Nella notte, per dire l’epoca, Francesca Pascale caccia Denis Verdini da Palazzo Grazioli: “Fuori da casa mia”. Letta: “Il ventennio è finito”.
3
A poche miglia da Lampedusa, va a fuoco un barcone di migranti. Il naufragio provoca 366 morti accertati e circa 20 dispersi, si salvano in 155. E’ la più grave catastrofe marittima degli ultimi anni. Nei giorni seguenti, mentre si alzano le voci pro abolizione della Bossi-Fini (lo dice anche il premier, fischiato a Lampedusa con Barroso), alla Camera due grillini votano con Pd e Sel un emendamento per l’abolizione del reato di clandestinità: ma vengono duramente sconfessati da Grillo.
5
La richiesta di affidamento ai servizi sociali è pronta, fa sapere l’avvocato di Berlusconi Franco Coppi dopo che la Giunta per le Elezioni del Senato ha votato sì alla decadenza. Sarà presentata al tribunale una settimana dopo. Il Cavaliere prepara intanto all’ultima battaglia, il pronunciamento dell’Aula sulla sua decadenza: l’arma su cui punta, il voto segreto.
8
In un messaggio alle Camere, Napolitano invoca amnistia e indulto per fronteggiare il sovraffollamento nelle carceri. I grillini l’attaccano: “Vuole salvare Berlusconi”. La replica del capo dello Stato è un picco di fair play istituzionale: “A loro non frega niente dei problemi del Paese”. Il Cavaliere nel frattempo sospira: “Tanto è tardi”.
11
Muore a Roma Erich Priebke, il capitano delle Ss che partecipò all’eccidio delle Fosse Ardeatine e che fino all’ultimo ha rivendicato il suo passato. Il Vicariato di Roma e il Campidoglio negano funerali a Roma. Alla fine saranno celebrati ad Albano Laziale, dai padri Lefebriani, con scontri e tafferugli. Priebke sarà seppellito nel cimitero di un carcere, in un luogo segreto.
13
Matteo Renzi definisce indulto e amnistia “un autogol”. Risultato insolito: il Pd si spacca. Zanonato dice che il sindaco “è come Grillo”. E lui: “La legalità è di sinistra. Guardate che dentro il partito la pensano tutti come me”.
15
Il governo vara la Legge di Stabilità, da 11,6 miliardi. Non è né rivoluzionaria, né rinunciataria: insomma riflette la maggioranza che l’ha prodotta. I sindacati annunciano scioperi. E mentre scoppiano le polemiche, Letta va negli Stati uniti dove Obama gli dice che l’Italia “va nella direzione giusta”.
17
Mario Monti si dimette dalla guida di Scelta civica. E’ la mossa che prelude alla scissione, di lì a qualche settimana, in un clima da resa dei conti condominiale.
19
La Corte d’Appello di Milano ricalcola la pena accessoria dell’interdizione per Berlusconi, che scende a due anni. Il che non cambia in sostanza la partita sulla decadenza, ma indirizza il mirino del Pdl contro la legge Severino.
22
Nella regione rossa per eccellenza, l’Emilia romagna, i consiglieri di tutti i partiti sotto la lente dei magistrati per il sospetto di aver utilizzato a fini personali i rimborsi elettorali. Da Pd a Pdl passando per i Cinque stelle. Forme atipiche di larghe intese.
23
Berlusconi viene rinviato a giudizio (con Walter Lavitola) dalla procura di Napoli per compravendita dei senatori. Il suo accusatore è Sergio De Gregorio, ex senatore, che ha patteggiato 20 mesi. Due giorni dopo, previo agile ufficio di presidenza al quale Alfano non partecipa (e con lui i cosiddetti “governativi”), il Cavaliere cancella il Pdl con un tratto di penna: tornerà Forza Italia.
27
ottobre Mentre Renzi celebra la sua Leopolda con “no al ritorno al proporzionale”, il ministro Delrio promette: “Entro fine anno saranno abolite le Province”.
30
La Giunta del Senato, dopo una battaglia all’ultimo sì (decisiva la Lanzillotta), decide che il voto in Aula sulla decadenza di Berlusconi potrà essere palese, come avevano chiesto i grillini un mese e mezzo prima.
NOVEMBRE
1
“La persona che potrebbe fare qualcosa per Giulia è il ministro Cancellieri”. Attraverso le intercettazioni disposte sui telefoni della famiglia Ligresti dalla procura di Torino che indaga sulla Fonsai, la Guardasigilli finisce nella bufera. Il sospetto è che abbia favorito la scarcerazione di Giulia Ligresti. La Cancellieri, anche in Parlamento, rivendica la sua lunga amicizia con Antonino Ligresti, ma nega di aver fatto pressioni: dice di aver solo segnalato il caso di un carcerato in condizioni difficili, come le è accaduto in centinaia di altri casi. Il suo unico errore, secondo lei, è l’aver avuto “sentimenti”. Comunque, tira dritto di fronte alle richieste di dimissioni. Le fortissime pressioni del Pd perché lasci il ministero, anche quelle a vuoto. Il 19, alla vigilia del voto sulla mozione di sfiducia alla Camera, presentata dai Cinque stelle, Renzi (schieratosi apertamente pro-dimissioni) arriva a un passo dalla rottura con Letta, poi cede in nome dell’unità del partito. E Cancellieri è salva
16
In un clima sospeso tra il fasto e l’incredulità, il consiglio nazionale del Pdl riunito a Roma approva la fine del partito e la rinascita di Forza Italia: Berlusconi celebra l’evento sul palco, tutto solo, dopo aver fatto scendere anche il celebrante Renato Brunetta (che si era commosso). Contemporaneamente, nasce il Nuovo centrodestra, il partito che Angelino Alfano fonda con le colombe del Pdl, continuando a sostenere il governo Letta. Ma il Cavaliere, almeno in prima battuta, si guarda bene dal dargli del traditore. Anzi giura: “Staremo nella stessa alleanza”.
17
Nel Pd, i congressi di circolo per il voto tra gli iscritti sul nuovo segretario, vedono la vittoria di Renzi su Gianni Cuperlo: finisce 45,3 a 39,4. Civati prende quasi il 10 per cento
26
I capigruppo di Forza Italia Romani e Brunetta annunciano l’uscita dalla maggioranza alla vigilia del voto di fiducia al Senato sulla legge di stabilità: il provvedimento passa ugualmente, la mattina dopo, certificando nei fatti l’esistenza di una nuova maggioranza.
27
Il Senato approva a scrutinio palese la decadenza di Berlusconi. Lui non è in Aula: tiene un comizio a via del Plebiscito giusto mentre il voto sta per concludersi. “E’ un giorno di lutto, ma non mi ritiro”
DICEMBRE
1
Matteo Renzi, nel rush finale per le primarie, lancia il suo ultimatum a Letta. Il governo deve occuparsi di riforme, lavoro ed Europa “altrimenti il Pd lascerà la maggioranza”. Un concetto, quest’ultimo, sin qui sostanzialmente estraneo alle logiche dei democratici.
4
Stile rasoio di Occam, la Consulta stabilisce che il Porcellum è incostituzionale. In due punti: il premio di maggioranza, e l’assenza di preferenze. Così, ancora una volta, i giudici finiscono per sostituirsi al Parlamento, che sulla riforma elettorale ha cincischiato per anni. Senza nuove norme, vige di fatto il proporzionale. In una nota, la corte Costituzionale spiega che in attesa della pubblicazione della sentenza, il Parlamento può intervenire operando le opportune modifiche. Grillo attacca: “Parlamento abusivo”.
8
Renzi vince le primarie con il 68 per cento dei voti e 2,8 milioni di partecipanti (tra cui Romano Prodi). Smarrimento nei vertici del partito, che digeriscono a fatica la debacle (D’Alema ringhia: “mi occupo d’altro”). La frase chiave del primo discorso dopo la vittoria: “Questa non è la fine della sinistra, è la fine di una classe dirigente della sinistra”. Il primo atto parlamentare, il passaggio alla Camera della legge elettorale (impantanata al Senato da tempo). Appena eletto formalmente segretario, Renzi attacca Grillo: “Se non voti le riforme sei un buffone” (era forse questo che intendeva dire, quando consigliava a Bersani di “non inseguire i Cinque stelle, ma sfidarli”)
9
Parte la protesta dei Forconi, movimento eterogeneo e caldo, che mette insieme molte insofferenze e proteste (dai tagli del governo all’illegittimità del Parlamento) e molti mondi (compresi quelli dell’estrema destra). Scontri e blocchi in tutta Italia, tensioni soprattutto a Torino, dove in segno di solidarietà coi manifestanti i poliziotti si tolgono i caschi.
11
Il premier torna in Parlamento per una nuova fiducia, dopo il cambio di maggioranza e l’elezione di Renzi, e naturalmente la ottiene. Nell’opposizione, ormai variegata, Forza Italia e Cinque stelle tendono a fare asse, o comunque sono alla ricerca di punti di contatto. Berlusconi, soprattutto, mostra di gradire gli attacchi a Napolitano da parte di Grillo e per qualche ora ipotizza col M5S un patto per cambiare la legge elettorale e andare al voto. Napolitano, ancora una volta, dice “no al voto anticipato” (che pure il Cavaliere sogna, e non da solo).
13
Blitz presidenzialista di Enrico Letta sul finanziamento ai partiti: poiché il ddl che abolisce i rimborsi giace in Parlamento da mesi, il consiglio dei ministri approva un decreto che ne ricalca il testo. Così le Camere sono costrette ad occuparsene in tempi brevi, per convertirlo in legge.
20
Anche la Camera, dopo il Senato, dà il via libera alla legge di Stabilità (penultimo passaggio prima del via libera definitivo del Senato). Enrico Letta si concede dell’ottimismo, anche di fronte alle critiche mosse al provvedimento: «Tutti chiedono, ma la somma del tutti chiedono è la bancarotta: mi assumo la responsabilità di fare delle scelte. Anche io vorrei che ci fosse di più, ma è quello che faremo l’anno prossimo». Il panettone 2014, pare proprio convinto di mangiarlo.
11
Nell’anniversario della firma dei Patti lateranensi, con una decisione storica Benedetto XVI annuncia in latino le sue dimissioni, esecutive il 28: “Non ho più forza, me ne vado per il bene della Chiesa”.
15
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano va in visita alla Casa Bianca, e il presidente americano Barack Obama gli regala una frase che, col senno del poi, val la pena di ricordare: “E’ un leader visionario, oltreché un amico personale”. Che il capo dello Stato sarebbe stato rieletto, non era nemmeno alle viste (anzi lui annunciava secco: “Non farò bis”).
20
La campagna elettorale invernale è quasi finita, il caos deve ancora annunciarsi. Ultime battute della corsa al voto: Bersani apre a Grillo, Berlusconi promette il rimborso dell’Imu (ma rifugge dai confronti tv), Monti impazza in televisione tra spot e tweet e sembra quasi che ci abbia preso gusto. Oscar Giannino, appena sceso in politica con “Fare per fermare il declino”, è travolto dallo scandalo per aver vantato una laurea in economia che non ha.
24 e 25
Ci sono le elezioni. Crolla l’affluenza, che non raggiunge il 60 per cento. Vince di stretta misura il centrosinistra: però la maggioranza l’ha solo alla Camera, non al Senato. Terremoto tra i partiti: il Movimento Cinque stelle arriva primo, l’Udc di Casini è ridotto al lumicino, Fini scompare, Di Pietro e Ingroia non superano lo sbarramento. A parte il fortissimo rinnovamento tra i parlamentari, tira subito un’ariaccia e il buongiorno si vede dalla mattina successiva: Bersani tende la mano a Grillo, e il comico ligure lo gela: “Sei un morto”.
28
La procura di Napoli indaga Berlusconi per corruzione: nel 2006 avrebbe comprato il voto di Sergio de Gregorio per tre milioni di euro.