by Sergio Segio | 27 Dicembre 2013 17:29
SAPEVA benissimo il primo ministro giapponese Shinzo Abe che la sua visita, ieri mattina al Tempio di Yasukuni dove sono onorate le anime di tutti i caduti della Seconda guerra mondia-le, una sorta di Parco delle rimembranze nel centro di Tokyo, avrebbe suscitato un putiferio. Quindi — sono i primi commenti da parte cinese e della Corea del Sud — l’ha fatto apposta, per ribadire lo spirito guerrafondaio del nuovo Giappone, che mai si è dissociato in realtà dalla politica seguita all’epoca in cui il Giappone portò morte e distruzione in Cina, in Corea e in altri Paesi del Sud Est asiatico. Infatti, non sono onorati a Yasukuni soltanto semplici soldati e civili ma anche criminali di guerra, condannati al processo di Tokyo, la versione asiatica del processo di Norimberga contro i criminali nazisti.
Era dal 2006, dopo che il primo ministro allora in carica, Junichiro Koizumi, si era recato al tempio di rito scintoista, che le visite ufficiali erano state sospese, visite che si erano sempre svolte il 15 agosto, data della capitolazione giapponese del 1945. Abe, succeduto a Koizumi come premier, si era rammaricato di aver rinunciato durante il suo primo mandato di recarsi a Yasukuni ma ieri, primo anniversario del suo secondo mandato alla guida del governo nipponico, ha voluto platealmente inscenare, con televisione e giornalisti al seguito, una visita ufficiale che è stata vista come una provocazione anche dall’ambasciata degli Stati Unito a Tokyo. Per non parlare delle furie che il gesto ha scatenato specialmente in Cina, dove la politica intransigente del Giappone riguardo al possesso del piccolo arcipelago disabitato delle isole Diaoyu o Senkaku, conteso tra Giappone e Cina, ha inasprito la vertenza tra quelli che sono ormai i due colossi incontrastati dell’Asia e che potrebbero scontrarsi tra loro.
È l’acuirsi del loro contrasto, enfatizzato dal fatto che negli ultimi tempi le spese destinate alla Difesa sono aumentate siain Cina sia in Giappone, che preoccupa Washington, almeno così sostiene Takehiko Yamamoto, docente di politica internazionale all’Università di Waseda il quale non si perita di dar voce a quanto gli Stati Uniti per ora preferiscono non mettere troppo in evidenza, anche se in seguito alla inaspettata visita di Abe a Yasukuni, un portavocedell’ambasciata americana in Giappone si è detto spaventato da un possibile rigurgito di militarismo. E allora si riferisce al Giappone, visto che il «rigurgito » può essere soltanto giapponese dato che la Cina finora è stata molte altre cose ma militarista ancora no. Secondo Yamamoto, il gesto di Abe è stata una «pura follia che rischia di deteriorare ancora più le relazioni con la Cina e la Corea del sud».
Ma allora, perché Abe ha voluto sacralizzare il primo anno del suo secondo mandato come premier in maniera così plateale e fuori il collaudato calendario del 15 agosto? Forse, dice la stampa giapponese, per rendere palese che per il Giappone sta per iniziare una nuova era dopoil pacifismo post-bellico imposto dalla Costituzione dettata dagli americani, i vincitori. E infatti ora in Giappone si parla di revisione della Costituzione. O anche perché suo nonno è stato condannato nel 1945 come criminale di guerra. O ancora perché il suo mandato dipende dai voti dell’area oltranzista del partito di maggioranza e deve tenersela buona in quanto tutto ciò che urta la Cina giova invece al Giappone.
Sono tante le opzioni possibili in questo scenario asiatico troppo spesso oggi considerato unicamente sotto il profilo del dio mercato: come divinità, di sicuro è una possente divinità, infatti già si stanno calcolando le conseguenze economiche e commerciali della visita al tempio Yasukuni di Abe. Ma ci sono altri dei in Asia, altri scheletrinegli armadi che loro appena adesso cominciano ad aprire: l’atomica di Hiroshima, il Massacro di Nanchino, le donne di conforto per i bordelli militari del soldati del Sol Levante, gli eccidi, le carestie, tante lacrime e tanto sangue. Un blogger cinese ha commentato ieri: “Il primo Ministro Abe è andato a Yasukuni, il nostro premier Xi Jinping ha reso omaggio al presidente Mao per il 120° anniversario della sua nascita. Possibile che il passato ancora non passi?”
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