Stamina, il Tar sospende la bocciatura degli esperti “Non erano imparziali”

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VA NOMINATA una nuova commissione ministeriale per valutare il metodo Stamina. Quella che alcune settimane fa ha bloccato la sperimentazione era composta anche da esperti non imparziali perché avevano già espresso, prima di essere incaricati, «forti perplessità, o addirittura accese critiche, sull’efficacia» delle applicazioni fatte all’ospedale di Brescia.
Il Tar del Lazio con un’ordinanza di sospensiva interpreta l’attività di ricerca scientifica come un fatto di tifoserie, di pro e di contro, e decide che bisogna far giudicare da qualcun altro la presunta terapia inventata dal professore di psicologia Davide Vannoni, l’autore del ricorso che ha portato alla decisione di ieri. Come dire che se quel sistema fosse davvero rivoluzionario e capace di curare 120 malattie come sostiene il suo creatore, 7 dei componenti della commissione una volta viste le carte avrebbero tenuto segreta al mondo la scoperta, solo perché avevano dei preconcetti. Tra queste persone ci sono i capi di Aifa e Centro nazionale trapianti e il genetista Bruno Dallapiccola.
Andranno scelti scienziati, anche stranieri, che «non hanno già preso posizione». E se ciò non fosse possibile, «che siano chiamati, in pari misura, anche coloro che si sono espressi in favore del metodo ». Un bel problema, come fa notare il farmacologo Silvio Garattini «la stragrande maggioranza degli esperti del settore è contraria a Stamina». Il ministro Lorenzin promettere di risolvere presto la questione del nuovo comitato: «Non si possono lasciare le famiglie e i malati nel dubbio».
La bocciatura non cambia
niente per i pazienti. Le 33 persone in cura a Brescia sulla base di sentenze di giudici del lavoro continueranno a fare le applicazioni. Chi è in lista di attesa continuerà ad aspettare. Se e quando la nuova commissione dovesse dare il via libera alla sperimentazione, ci vorrà comunque un anno e mezzo di lavoro per concludere se il metodo serve a qualcosa. I tempi sono lunghi. Oltretutto pare difficile che un nuovo organo tecnico dica cose diverse da quello precedente, almeno se i documenti presentati da Vannoni resteranno gli stessi (e il Tar in effetti non chiede che ne siano inviati di nuovi). In quelle carte la commissione ha trovato problemi gravissimi, come copiature da Wikipedia per definire le tre malattie
da curare e per individuare un colorante da laboratorio, il “trypan blue”. Sono stati riportati stralci di lavori scientifici di altri «con passaggi più volte alterati e distorti ad hoc», come si fa notare in una relazione, dove si aggiunge che «il materiale è inammissibile a una valutazione scientifica».
Il Tar non entra nel merito ma
chiede che vengano valutate le cartelle cliniche di Brescia, un suggerimento sensato, sempre che Vannoni le voglia produrre. Dai certificati non risulterebbero effetti collaterali su chi segue il metodo. I giudici dicono che «la giusta preoccupazione del ministero e della comunità scientifica è che non siano autorizzate procedure
che creino solo illusioni», e vedono come «necessaria un’istruttoria a tal punto approfondita da non lasciare più margini di dubbio».
La notizia è accolta con soddisfazione dalle associazioni di malati più legate a Vannoni, il quale attacca Lorenzin, chiedendo le sue dimissioni e dicendo che andrebbe
indagata per omicidio colposo. Per ora è lui ad avere problemi con la giustizia. La procura di Torino ha appena chiesto il suo rinvio a giudizio per tentata truffa alla Regione. Poi è sotto inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione di medicinali guasti.


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