Siria, l’appello dell’Onu “Catastrofe senza precedenti ora il mondo intervenga”

by Sergio Segio | 17 Dicembre 2013 10:19

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È LA più grave crisi umanitaria nella storia moderna. Non si ricordano altre guerre, disastri naturali o causati dall’uomo in tempi recenti dove più della metà di un popolo abbia perso tutto, come in Siria. Il Paese va spopolandosi dei civili in fuga: entro il 2014 i tre quarti dei siriani,16,8 milioni di persone, avranno più niente. «Nemmeno la crisi in Ruanda, neppure lo tsunami del 2004 hanno provocato tanto»: l’Onu a Ginevra lancia un appello «senza precedenti come non ha pari l’immensità della catastrofe umanitaria». Uno studio dell’International Rescue Committee — fondato da Einstein per i tedeschi vittime del nazismo — avverte che il popolo è alla fame, molti bambini «gravemente denutriti». Affiora un quadro medievale dove il “nulla” si declina in niente o poco pane, a prezzi quintuplicati; niente cibo, nemmeno elettricità e perciò nessun riscaldamento, né medicinali, né carburante, spesso neppure casa e lavoro. A questo s’aggiunge la tempesta “Alexa” venuta a infierire con ghiaccio e neve sulle esili tende in plastica. «La situazione è terrificante e supera ogni cosa vista in molti, molti anni», dice Guterres, l’Alto commissario. «I siriani credono che il mondo li abbia dimenticati », incalza la baronessa Amos, vicesegretario per gli affari umanitari.
Il Palazzo di vetro reclama 4,7 miliardi di euro, oltre alla quota chiesta in giugno, per un totale di 9,4 miliardi. Sollecita le nazioni ricche a versare la loro parte. Il pungolo è rivolto ad Arabia Saudita e Qatar, assai generosi nel fornire armi ai combattenti, e però sordi alle emergenze dei civili, tanto che l’Onu lamenta di non avere ottenuto un solo centesimo dai monarchi del Golfo.
Un secondo, formidabile ostacolo è nella distribuzione: milioni di civili sono bloccati nelle zone dei combattimenti. Alla vigilia della Conferenza di Ginevra 2, c’è un’impennata di violenza, fra le più cruente. L’aviazione siriana ha fatto almeno 76 morti, fra cui 28 bambini, nei raid sui quartieri ribelli di Aleppo. Sul fronte opposto, due gruppi jihadisti ad Adra, un sobborgo di Damasco, hanno ucciso almeno 120 persone, per lo più accoltellate o arse nelle case e nei forni del pane, in gran parte impiegati statali sunniti; e decapitato 39 alauiti, le teste esposte al mercato. Una famiglia alauita, gli Hassan, si è fatta esplodere con tre granate per sottrarsi ai jihadisti.
«Ogni giorno le immagini raccontano una guerra sempre più crudele», interviene Fra Pizzaballa, il Custode di Terra Santa. «Come dice Papa Francesco, quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si trovi una soluzione alla crisi?». Fra Pizzaballa invoca aiuti concreti: i dispensari dei conventi sono diventati un luogo di rifugio per tutti: alauiti, sunniti, cristiani o ribelli e governativi. «Dobbiamo soccorrere migliaia di persone che hanno perso tutto: persino la speranza »

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