Risparmio, la crisi brucia 184 euro al mese

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ROMA — Un tempo serviva per comprare la casa, o per finanziare gli studi dei figli. Negli anni di crisi il risparmio è diventato una riserva sempre più striminzita alla quale attingere per far fronte alle spese correnti, arginando in parte il calo dei redditi. Nel 2013 dieci milioni di famiglie hanno prelevato in media 184 euro al mese dai propri risparmi. Il dato, che emerge dall’indagine di SWG per il gruppo assicurativo Genworth, apparentemente è leggermente migliore rispetto all’anno scorso, 193 euro al mese, anche se, osserva Carlo Cortella, direttore generale Sud ed Est Europa Lifestyle Protection di Genworth, «bisogna tener presente che, in parte, il minor ricorso ai risparmi può essere dovuto a una riduzione dei consumi ». Negli ultimi due anni sono stati drenati dai risparmi degli italiani 39 miliardi di euro. Solo il 40% degli intervistati (il campione utilizzato per l’indagine è di 1000 soggetti) dichiara di non aver utilizzato i risparmi per integrare il reddito. Chi lo ha fatto, ha dovuto fronteggiare gli effetti della cassa integrazione o di una riduzione dello stipendio (44%, più del 37% dello scorso anno), o della riduzione dei ricavi da lavoro autonomo (33%, anche in
questo caso c’è un aumento rispetto al 26% dello scorso anno) o del licenziamento (27%).
In maggiore difficoltà la fascia d’età tra i 35 e i 44 anni, ma anche la fascia 45-54 attinge ai propri risparmi più della media. Segno
dello spostamento degli effetti della crisi dai giovani alle persone di mezz’età: l’anno scorso le maggiori difficoltà si rilevavano nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni. «La creazione di reti di protezione finanziaria contro il calo del reddito — osserva Cortella — è sempre più importante per consumatori e famiglie di tutte le età, dato che i problemi finanziari si stanno ormai estendendo a tutte le fasce anagrafiche». Ci sono consistenti differenze territoriali: le famiglie che vivono nelle Isole e nel Mezzogiorno ricorrono di più al credito o all’utilizzo dei risparmi per integrare il reddito rispetto a quelle del Nord, mentre gli abitanti del Nord Est vi fanno meno ricorso. Un dato tanto più significativo se si considera le forti differenze tra Nord e Sud in termini di consumi: se si guarda ai dati più recenti dell’Istat, che si riferisce al 2012, si va dai 2.919 euro di spesa media mensile della provincia di Bolzano (seguita da Lombardia, 2.866 euro, e Veneto, 2.835 euro), ai 1.628 euro della Sicilia.
Tuttavia a vedere “la fine del tunnel” non è solo il governo: gli italiani si mostrano un po’ meno pessimisti rispetto alle prospettive economiche future. Il 31% dichiara infatti che alla fine del prossimo anno si troverà nuovamente nelle condizioni di risparmiare: la percentuale è superiore di 9 punti rispetto all’indagine dello scorso anno. E quindi scende di 9 punti, attestandosi al 68%, la percentuale di chi invece si vede ancora in difficoltà a far quadrare i bilanci (43%) se non nella possibilità di fare debiti (8%, meno comunque dell’11% del 2012). A creare preoccupazione, e a far temere il peggio sulle prospettive future, è anche la legge di stabilità, che il Parlamento sta ancora esaminando: il 56% degli italiani teme che il prossimo anno arriverà un gran numero di nuove tasse.


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