Riforma elettorale. Offerta di Renzi alla destra

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L’IRCOCERVO non ha ancora un nome. E tuttavia inizia a prendere forma nelle conversazioni riservate tra esponenti del Partito democratico e di Forza Italia sulla legge elettorale. È un modellodel tutto nuovo.
È UN ibrido che prende la struttura del vecchio Mattarellum e ci innesta sopra un doppio turno (eventuale) di coalizione. Il composto alchemico è l’ultimo prodotto della fucina renziana e, secondo chi lo ha potuto leggere, sarebbe «l’uovo di Colombo». Berlusconi vuole il Mattarellum? Il Pd vuole il doppio turno? Che problema c’è, basta mischiarli insieme ed ecco il risultato. Anche i partiti minori, come Ncd, non verrebbe soffocati in culla grazie al fatto che la quota proporzionale rimarrebbe intatta.
La proposta parte infatti dal mantenimento delle vecchie quote del Mattarellum: 75% di maggioritario e 25% di proporzionale. Alla Camera significa 475 seggi maggioritari e 155 seggi proporzionali. Dalla quota maggioritaria sarebbe ritagliato un tesoretto di 75 seggi, un «premio di governabilità» da assegnare a quel partito che abbia superato una certa soglia. L’idea è fissare l’asticella a un’altezza congrua, non semplice da raggiungere: 200 seggi. Chi li dovesse conquistare con i propri voti, collegio per collegio, vincerebbe anche il premio di governabilità di ulteriori 75 seggi (pari a quasi il 12 per cento dell’assemblea). A questi 275 andrebbero poi aggiunti i seggi ottenuti dal partito nella quota proporzionale perarrivare — auspicabilmente — alla maggioranza assoluta di 315 deputati. E se nessuno dovesse superare l’asticella dei 200 collegi vinti? Allora e solo allora scatterebbe un ballottaggio tra le prime due coalizioni per aggiudicarsi il premietto di 75 seggi. Questo è lo schema su cui si sta ragionando. Un cocktail di elementi diversi messo a punto, pare, dal renziano Matteo Richetti. «È fattibile», sentenzia Lorenzo Cesa, il segretario dell’Udc che nella scorsa legislatura trattò con Verdini e Migliavacca una nuova legge elettorale. Per Paolo Gentiloni, renziano doc, il doppio turno sarebbe quasi inevitabile «visto che la presenza di Grillo come terzo incomodo nei collegi renderà difficile che qualcuno arrivi alla soglia dei 200 seggi». E così sarebbe accontentata anche l’ala sinistra del Pd, che continua a reclamare il doppio turno. Come ha ricordato ieri l’ex segretario Pierluigi Bersani: «In questa situazione solo il doppio turno ti può garantire la governabilità. Le altre soluzioni, compreso il Mattarellum, non lo garantiscono». Peraltro, ha aggiunto, «Berlusconi vuole il turno unico perché è il modo per tenere ancora tutti sotto di lui, per riuscire a fare ancora un’ammucchiata di cui lui è il capo. Con il doppio turno si dà un po’ più di spazio di manovra anche ad Alfano. E non mi pare il caso di fare regali a Berlusconi».
Il caso Alfano, al di là dei toni ruvidi con cui Renzi ha strapazzato in pubblico il leader Ncd, è stato a lungo discusso nella segreteria Pd. Maria Elena Boschi, addetta alle riforme, ha già incontrato informalmente diversi esponenti del nuovo centrodestra. Del resto Napolitano, nell’incontro di due giorni fa al Colle, avrebbe chiesto alla Boschi proprio questo, di partire da una prima consultazione interna alla maggioranza. «Ci sono alcuni gruppi che sostengono il governo — ha insistito ieri il ministro dell’Interno — quindi la nostra ipotesi è: intendiamoci su unabase comune nelle maggioranza e poi parliamo con gli altri, anche con Forza Italia».
Il ministro Graziano Del Rio e lo stesso Richetti tengono aperto il dialogo con gli alfaniani. Da queste conversazioni è emerso un paletto insormontabile: «Alfano — spiega uno dei renziani — ci ha chiesto di non arrivare all’approvazione definitiva della riforma fino ad aprile, in modo da avere la garanzia che non si voti a maggio ma si arrivi al 2015. Su tutto il resto, persino sul Mattarellum, è disposto a discutere». Per venire incontro al Ncd, l’approvazione della riforma al-la Camera avverrà nei tempi stabiliti — la prima settimana di febbraio — come annunciato da Renzi. Mentre il passaggio del Senato sarà più al rallentatore, proprio per evitare fughe verso le elezioni anticipate.
L’idea di arrivare a un Mattarellum-bis, che prevede un eventuale doppio turno ma lascia inalterate le quote del 75-25 per cento, è dovuta anche a un’altra preoccupazione circolata nell’inner circle renziano. L’incubo di dover ridisegnare tutti i collegi d’Italia. «Se si tocca il 75% bisogna aggiornare la mappa — osserva il renziano Ernesto Carbone — e allora campa cavallo, ci potrebbe volere anche un anno di tempo!». Senza contare che sarebbe il Viminale a dover ridisegnare i collegi. Proprio il ministero in mano all’uomo che ha meno fretta di andare a votare. A questo punto l’unico ostacolo al Mattarellum-bis potrebbe essere Denis Verdini — a cui il Cavaliere ha delegato la trattativa — che è da sempre favorevole al sistema spagnolo (proporzionale con collegi piccoli e liste bloccate). «Ma Verdini — riflette Paolo Gentiloni — dice spagnolo per trattare meglio sul Mattarellum».


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Effetto rompete le righe

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Lo schiaffo è diventato disfatta; e tentazione serpeggiante di un «rompete le righe» che il vertice del centrodestra si prepara a contrastare. A Silvio Berlusconi non basta dire che si tratta di una sconfitta attesa. Sia lui che Umberto Bossi escono umiliati dal responso di Milano; e la Lega non può nemmeno consolarsi con alcune vittorie minori. Sedici giorni fa era andata al voto amministrativo convinta di avere «quasi in mano l’Italia» . Dopo i ballottaggi, invece, si ritrova con un Nord quasi in mano alla sinistra.

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