Renzi difende il doppio incarico E i suoi premono per il rimpasto
ROMA — I dossier romani, dalla legge elettorale al piano sul lavoro, sono rimasti nella Capitale. Compresa la conferenza stampa di fine anno del premier Enrico Letta. A Firenze, Matteo Renzi, ufficialmente fa il sindaco e parla solo da primo cittadino. Ed è un ruolo che gli piace, visto che da ieri è ufficiale la sua intenzione: «Mi ricandido a fare il sindaco per cinque anni, con alcuni obiettivi».
Il primo è quello di sdoganare il doppio incarico, che invece gli viene rimproverato da più parti: «Intendo proporre un modello di ruolo nuovo anche per i sindaci. In tante parti d’Europa il segretario del partito è anche sindaco della sua città. Ad esempio in Francia».
A Firenze Renzi incontra la stampa per un brindisi natalizio e festeggia i 50 anni di un ristorante fiorentino. Il suo ultimo atto politico da sindaco prima della pausa natalizia è l’addio a Equitalia: dal primo gennaio la riscossione dei tributi passa al Comune di Firenze, attraverso la sua partecipata Linea Comune.
Renzi vuole ricandidarsi a Palazzo Vecchio perché «un mandato non è sufficiente per cambiare una città intera. Voglio continuare il progetto e cambiare definitivamente Firenze». Mi ricandido per «cinque anni», dice. Eppure già domenica aveva spiegato che potrebbe non concludere il secondo mandato da primo cittadino. Dipenderà da quel che succede a livello nazionale. Che, per ora, è imprevedibile: «È difficile capire quello che accadrà nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e anni in Italia».
Che il governo Letta duri davvero, è tutto da stabilire. Il premier smentisce i sospetti sulla volontà di Renzi di accelerare la dipartita dell’esecutivo. E il sindaco certo non li accredita. Ma i fattori di instabilità sono tanti, i dossier sul tavolo complicati e l’Italia arranca: «Mai come ora il nostro Paese vive un momento di difficoltà e di mancanza di fiducia».
I renziani, però, sono carichi e non vedono l’ora di andare avanti. Dice Dario Nardella: «Nel 2013 abbiamo camminato con il piombo ai piedi, con la politica ostaggio di Berlusconi e il Pd in mezzo al guado, senza leadership. Il 2014 può essere davvero l’anno della svolta».
Il piano del lavoro arriverà entro un mese, ma molto già si sa. E non mancano le posizioni critiche, come quella di Elsa Fornero: «Estendere dal 2014 il sussidio di disoccupazione dagli attuali 8 mesi a 24, potrebbe costare, se la crisi economica permane, 30 miliardi l’anno».
La svolta la chiede con forza anche Davide Faraone, responsabile in segreteria di Welfare e Scuola, che commenta così il discorso di Letta: «Da quando Renzi è segretario, il premier ha messo il razzo sulle spalle, come Willy il Coyote. Mi fa piacere, l’importante però è non sbagliare direzione». E a proposito di direzione, Faraone vuole far cambiare verso all’Italia ma anche al governo. Non usa la parola «rimpasto», perché «è una parola logora, da vecchia politica», ma la sostanza è quella: «La squadra è vecchia. Va cambiata perché è figlia di una stagione in cui si galleggiava, non si correva. Siamo entrati in un’altra stagione: cambia lo schema di gioco, devono cambiare gli uomini».
Di rimpasto, ufficialmente, ancora non si parla e, anzi, Letta spiega che «non è all’ordine del giorno». Ma anche Gianni Cuperlo, l’altro giorno, ha chiesto un innesto di uomini nuovi nella squadra dell’esecutivo. Faraone è battagliero anche sulla legge elettorale: «Vanno stanati i proporzionalisti fuori e dentro il Pd. Tutti quelli che vogliono tornare al passato. Bisogna correre e arrivare a redde rationem anche sulla legge elettorale». Intanto, si indaga sul secondo attacco al sito web di Renzi da parte di Anonymous che ieri, prima di essere bloccato, è riuscito a mettere online migliaia di password e account.
Alessandro Trocino
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