Primarie, Prodi ci ripensa: in coda per il bipolarismo
ROMA — Romano Prodi ci ripensa e va alle primarie del Pd. «Domenica, di ritorno dall’estero, andrò a votare. In questa così drammatica situazione mi farebbe effetto non mettermi in coda con tanti altri cittadini desiderosi di cambiamento». Il padre dell’Ulivo, che non ha mai digerito il «tradimento» dei 101 parlamentari del Pd che non lo appoggiarono per la presidenza della Repubblica, e che meno di un mese fa aveva detto che alle primarie non sarebbe andato perché «ho deciso di ritirarmi dalla vita politica», adesso fa un passo avanti, visto che la posta in gioco sale. «I rischi aperti dalla recente sentenza della Corte — spiega l’ex presidente del Consiglio — mi obbligano a ripensare a decisioni prese in precedenza. Le primarie del Pd assumono oggi un valore nuovo. È necessario difendere a ogni costo il bipolarismo. Pur con tutti i suoi limiti, il Pd resta l’unico strumento della democrazia partecipata di cui tanto abbiamo bisogno».
Romano non dice per chi voterà mentre lo dichiara apertamente suo fratello Vittorio Prodi. «Voterò Renzi. Credo che con Matteo possa aprirsi una nuova stagione per il partito, che deve uscire da pulsioni autodistruttive», ha detto l’europarlamentare.
I tre contendenti apprezzano il ritorno di Romano Prodi. Gianni Cuperlo definisce la notizia «bellissima, un bellissimo segnale che mi apre il cuore», Pippo Civati dice di aver «sempre sperato e confidato che il Professore ci sarebbe stato. È troppo importante per noi, è un segnale che aspettavano in tanti, delusi e amareggiati come lui». «Bene così», commenta Renzi. La presenza di Prodi riaccende le speranze anche per l’affluenza, l’attuale segretario Guglielmo Epifani pensa che il voto di Prodi è un «fatto positivo e molto apprezzato», «che gli fa onore», anche perché «è un buon viatico», aumenterà di sicuro la partecipazione.
«Per le primarie stiamo allestendo 8.800 punti in cui sarà possibile votare: gazebo, sedi di partito, di associazioni, in ogni città ci sarà un gazebo, nella grandi città più d’uno», ha detto Davide Zoggia a Radio1. Secondo il sondaggio realizzato dall’Istituto demoscopico Ixè per «Agorà» (Rai3), Renzi guadagna tre punti nelle intenzioni di voto, e sale al 59 per cento, Cuperlo ne perde due ed è al 21 per cento, Civati ne guadagna uno e si attesta al 14 per cento. Pippo Civati è convinto che l’affluenza sarà ampia, al di là di quello che dicono i sondaggi, comunque positivi, di Ixè, che conta almeno due milioni di votanti. «Non credo ai sondaggi ma non temo il flop — dice Civati —, sono ottimista, la settimana prima del voto c’è sempre la preoccupazione che non ci sia un bel risultato, io invece penso che ci sarà e sono convinto che voteranno tra i due e i tre milioni». Quanto al suo terzo posto nei sondaggi, afferma: «Io sono sereno, vinceremo». Ottimista anche Gianni Cuperlo, che da Firenze invita i suoi a non farsi «intimorire dai sondaggi. Conta molto questa battaglia, ed è aperta. Alle primarie non dobbiamo eleggere il battutista migliore ma chi guiderà la sinistra italiana nei prossimi anni».
Comunque andranno le cose, continua la raccolta firme di Beppe Fioroni che ha mobilitato l’area pop-dem raggiungendo ieri quota 887 amministratori locali che hanno sottoscritto l’appello ai candidati alla segreteria del Pd contro l’ingresso del partito democratico nel Pse, il partito socialista europeo .
Mariolina Iossa
Related Articles
La sorpresa De Magistris vince il derby a sinistra e va alla sfida con Lettieri
L’ex pm (Idv) surclassa il democratico Morcone. Il candidato del Terzo Polo quasi al 10%, i suoi voti decisivi. Risultato buono per Miccichè
Ratzinger e la chiesa anarchica
La storia mostra che i Concili Ecumenici hanno agito, se non lentamente, almeno lungamente e con ricezioni faticose, ma anche con rifiuti. I cattolici che fanno vivere la Chiesa, nelle burrasche in cui si dibatte, hanno tuttavia realizzato che il Concilio Vaticano II ha aperto a metà degli anni Sessanta le porte della Chiesa alla missione universale, in dialogo con le altre religioni e con la cultura contemporanea.
Di Paola, Nato esperto di guerra che piace agli Usa