Pd, Cuperlo accetta la presidenza E le correnti si pesano

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ROMA — Gianni Cuperlo ha detto sì. Dopo lunga meditazione, lo sfidante del segretario ha deciso di accettare l’incarico di presidente dell’assemblea del Pd, che gli sarà conferito domani a Milano. Un gesto apprezzato soprattutto dalla componente dell’opposizione che fa capo ai Giovani turchi e che è il primo atto di coesione, almeno apparente, dell’opposizione a Renzi. Ma gli equilibri si stabiliranno definitivamente domani, con l’elezione della direzione. E sulla rappresentanza delle varie anime interne a renziani e cuperliani, è in corso la consueta, piccola, guerriglia sotterranea.
Tra i soddisfatti per il sì di Cuperlo c’è proprio Renzi, che lo legge come un segnale di appeasement nel partito e che soprattutto così riesce a non dare l’impressione di prendersi tutto il Pd. Un contrappeso della sinistra del partito crea un equilibrio che fa comodo anche al segretario. Cuperlo ha accettato la presidenza ma non ha alcuna intenzione di ricoprire quel ruolo come semplice garante: vorrebbe essere capo dell’opposizione a tutti gli effetti. A spingerlo ad accettare sono stati soprattutto i Giovani turchi, mentre i contrari erano i dalemiani e, in parte, i bersaniani. Dice Matteo Orfini: «Sono felicissimo di questa scelta, che è quella giusta. Il suo non è certo un pensionamento. Semplicemente così si chiudono due anni e mezzo di guerra civile e si ristabilisce un’unità nel partito». Ivan Scalfarotto spera che «Cuperlo non faccia il capocorrente e rappresenti più un ruolo di garanzia». Ed è quello che sperano anche alcuni nella sua area, soprattutto tra i Giovani turchi, che vorrebbero contendergli la leadership dell’opposizione e riprenderla in chiave di dialogo con il segretario.
Nella serata di ieri si è lavorato soprattutto sui numeri della direzione. Su 120 membri i renziani dovrebbero essere 81, i cuperliani 22 e i civatiani 17. Ma il punto vero è la composizione interna alle aree. I renziani devono fare i conti soprattutto con franceschiniani e lettiani. Questi ultimi ieri protestavano contro una (presunta) sottorappresentazione. Problemi anche nell’area di Cuperlo, dove i tronconi sono sostanzialmente tre: quello maggioritario degli ex Ds (bersaniani e dalemiani), quello dei Giovani turchi (che vale un terzo circa) e quello popolare, che fa capo a Beppe Fioroni.
Intanto Renzi prepara l’assemblea, forte dei primi successi: lo spostamento della legge elettorale alla Camera e, appunto, l’ok di Cuperlo alla presidenza. A Milano, il segretario farà una relazione, che come d’abitudine sarà messa ai voti. Non dovrebbe presentare il documento sul lavoro, come invece si era detto. Aspettando le sorprese annunciate, si può rileggere quanto detto in un’intervista rilasciata per un libro, Matteo il Conquistatore (di Silvia Ognibene e Alberto Ferrarese): «Il Pd si cambia con una rivoluzione quotidiana, su tutto».
Alessandro Trocino


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