Nella notte la crisi: la famiglia accanto a lui

Loading

Nei giorni scorsi la figlia del paladino della lotta all’apartheid aveva detto che il padre lottava «sul letto di morte». È uscito di scena mentre nei cinema la gente la fila per vedere il film tratto dalla sua autobiografia, «Lungo cammino per la libertà». La sua salute si era deteriorata questa estate. Mandela ha trascorso quasi tre mesi all’ospedale, tra la vita e la morte. Madiba, com’era conosciuto in Sudafrica (dal nome del suo clan) era riuscito a tornare a casa senza mai riprendersi dall’infezione polmonare che lo faceva vivere attaccato a un respiratore. Non parlava più. Non camminava più. Il 18 luglio aveva compiuto 95 anni.

In un Paese dove pensare alla probabile morte di un anziano è tabù, i suoi amici avevano cominciato a ragionare sulla necessità di «liberarlo» da una vita che non avrebbe più voluto: «E’ giunto il momento di lasciarlo andare», aveva scritto un ex compagno di prigione quando Mandela era stato portato all’ospedale. Assieme a Zuma, in queste ore gli è stata vicino Graça, la terza moglie, che aveva sposato a 80 anni e chiamava affettuosamente Mum. Figlie e i nipoti, che durante la degenza in ospedale avevano già cominciato a litigare per l’eredità, sono stati a trovarlo con discrezione negli ultimi giorni.

Ieri il presidente americano Barack Obama ha voluto ricordarlo con parole commosse. «Non ha voluto vendetta ma ha parlato di riconciliazione» ha detto il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. L’ultima apparizione in pubblico risale all’estate 2010, nella fredda sera della finale della Coppa del Mondo di calcio: Madiba fece un giro di campo su un’auto elettrica, la mano nella mano di Graça, un sorriso stampato sul viso, il colbacco in testa. Negli ultimi anni, quando la salute glielo ha permesso, ha vissuto in una casa color pesca nella sua regione natale, a Qunu, nell’Eastern Cape. Classe 1918, leader dell’African National Congress, amico della regina di Gran Bretagna (che lui chiamava al telefono: «Ciao Elizabeth, sono io Nelson») e anche di «cattivi» come Gheddafi, Mandela ha trascorso 27 anni in carcere prima di essere liberato l’11 febbraio 1990 dal governo bianco. Spaccare pietre nelle cave di Robben Island gli ha rovinato gli occhi e i polmoni. Nei primi anni 80 aveva sofferto di tubercolosi.

L’icona della riconciliazione tra neri e bianchi si considerava «un patriota africano». Quando Bill Clinton gli chiese se non fosse uscito di prigione con la rabbia in corpo, Mandela rispose: «Certo. Ma se fossi rimasto con l’ira addosso, allora avrebbero vinto i miei carcerieri: il mio corpo sarebbe uscito, la mia mente sarebbe rimasta prigioniera».


Related Articles

«Ciao Don», il saluto del suo popolo

Loading

Oggi i funerali a Genova nella chiesa del Carmine con Bagnasco. Orazione di Moni Ovadia ma fuori dal sagrato

GENOVA. A don Gallo non sarebbe dispiaciuto rimanere da vivo, quasi quarantacinque anni fa, nella parrocchia dello storico quartiere del Carmine. Invece fu mandato via dal cardinale Giuseppe Siri, e il racconto del suo allontanamento è già  leggenda: «Conosco il martirologio, le litanie dei santi, ma non ho mai sentito quel santo che continui a invocare con i tuoi parrocchiani, Ho Chi Minh», gli avrebbe detto l’arcivescovo con tutta l’ironia di cui era capace.

Sotto l’ombra di Verga, tra Gadda e Pasolini

Loading

Chissà  a quanti vecchi lettori la notizia della scomparsa di Vincenzo Consolo ha messo davanti agli occhi la copertina del suo libro più noto.

Mandela. L’uomo che scelse di restare in carcere per regalare la libertà a una nazione

Loading

La tomba la immaginava così: una pietra con scritto Mandela. «Se vado in paradiso, cercherò subito la sede dell’Anc». Rolihlahla Nelson Mandela, scomparso ieri all’età di 94 anni, ha vissuto nel segno del partito, l’African National Congress, la sua religione. Le ultime parole pubbliche, farfugliate in tv un anno fa con aria assente: «Una volta ero il leader dell’Anc».

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment