Montepaschi, la Fondazione boccia Profumo

by Sergio Segio | 29 Dicembre 2013 8:44

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SIENA — La fondazione Mps per la prima volta si mette di traverso rispetto alla banca senese e boccia la proposta del consiglio presieduto da Alessandro Profumo di far partire a gennaio l’aumento di capitale da 3 miliardi, necessario per cominciare a restituire i 4 miliardi di aiuti di Stato («Monti Bond»). All’assemblea Antonella Mansi, la presidente dell’ente che con il 33,5% del capitale gode di un diritto di veto, ha imposto la sua linea di far partire l’aumento a maggio. Il maggior tempo serve alla Fondazione per cercare di vendere gran parte delle azioni, ripagare 340 milioni di debiti e tentare di rimanere «azionista rappresentativo» di Mps. «La proposta del consiglio della banca non ha oggi alcuna possibilità di essere approvata», aveva detto Mansi nel suo intervento.
Il muro contro muro andato in scena nell’auditorium del Montepaschi ora potrebbe portare alle dimissioni di Profumo e dell’amministratore delegato, Fabrizio Viola, rendendo più incerta l’esecuzione del piano di ristrutturazione imposto dall’Europa. «Sono decisioni che si assumono a sangue freddo e nei luoghi deputati», ha glissato Profumo. «Non ho comunicazioni da fare, avremo un consiglio a gennaio e lì valuteremo che cosa fare». Ma ha ribadito che quei soldi sono necessari: «Da dove arrivino i 3 miliardi mi interessa poco: se la banca è ben gestita e arrivano i 3 miliardi resta a Siena» altrimenti «sparisce», ha replicato al sindaco Bruno Valentini, preoccupato dall’arrivo di capitali stranieri. E ha attaccato: «La decisione di oggi è in linea con la difesa del 51% (adottata negli anni passati dalla Fondazione, ndr ) che si è dimostrata errata. Speravo che non ci fossero altri errori». Viola è sulla stessa linea: «Io ho fatto di tutto perché la nave non affondi e navighi. Non datemi però responsabilità su ciò che non posso decidere».
Le due linee, della banca e della fondazione, sono state «non conciliabili», ha riconosciuto la presidente della Fondazione. Che ha respinto l’accusa di essere in conflitto di interessi: «Qui dovremmo parlare non di conflitto di interessi ma di conflitto di doveri. Proprio perché non siamo un azionista che del proprio denaro può fare quel che vuole ma dobbiamo perseguire scopi di utilità sociale, per noi la tutela dell’integrità del patrimonio non è un optional». L’aumento a gennaio avrebbe fatto diluire enormemente la fondazione, di fatto polverizzandone il patrimonio.
È stato di fatto in dialogo tra sordi: «Da qui a maggio non sappiamo che cosa succederà sul mercato», ha replicato Profumo, «sappiamo solo che ci sono 120 milioni di interessi in più. E che noi abbiamo un obbligo di restituzione dei Monti Bond» entro il 2014 altrimenti la banca andrà nazionalizzata. Viola ha invece replicato alle critiche per le perdite registrate: «Non sono soddisfatto dai risultati dei due anni. Ma nel 2012 quando arrivammo c’era un deficit di capitale pari a 2 miliardi, cui va aggiunto un miliardo e 900 milioni di Tremonti bond. Il problema più grave era quello della liquidità, nell’ottobre del 2011 è rimasta in piedi grazie all’intervento straordinario della Banca d’Italia».
Sul fronte politico i (pochi) commenti sono soprattutto contro il Pd: «Quello che sta avvenendo a Siena rischia di essere irresponsabilità pura – ha detto Fabrizio Cicchitto (Ndc) – e Renzi, che si occupa di tante cose, visto che Siena è a un tiro di schioppo da Firenze un’occhiata su quello che sta avvenendo in quella città toscana dovrebbe darla». Rincara la dose Roberto Formigoni: «Renzi non dice nulla sull’ennesima porcata Monte Paschi che – controllato dal PD senese – frega agli italiani altri 3,3 miliardi? È il nuovo?».

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