by Sergio Segio | 16 Dicembre 2013 7:33
MOSCA — La possibilità che sia firmata un’intesa tra Ucraina e Unione Europea diventa sempre più remota, anche se domenica una folla di almeno duecentomila persone ha nuovamente protestato nella piazza principale di Kiev contro la politica di Viktor Yanukovich.
L’Ue è esasperata dall’atteggiamento del presidente ucraino che pensa di poter giocare su due tavoli per spingere Bruxelles e Mosca a continui rilanci. Così ieri il commissario all’allargamento, il ceco Stefan Füle, ha fatto sapere di considerare la trattativa con Kiev «sospesa», proprio a causa della mancanza di impegni seri da parte del presidente.
Dopo che il messaggio su Twitter del commissario aveva messo in subbuglio gli ambienti politici, sono partite le rettifiche e gli aggiustamenti, con i ministri degli Esteri svedese e lituano che insistevano sul fatto che «la porta per l’Ucraina è ancora aperta». Anche il primo ministro di Kiev Mykola Azarov è intervenuto per riaffermare l’intenzione del suo paese di continuare l’avvicinamento verso l’Europa.
Ma la sostanza non cambia e domani Yanukovich sarà a Mosca per firmare con Vladimir Putin una serie di accordi (13 secondo alcune fonti) sulla collaborazione economica tra i due paesi. Lo stesso Azarov ha spiegato agli imprenditori ucraini che ci sarà una intesa nel settore doganale e un’altra per la standardizzazione delle merci. Poi accordi di collaborazione industriale per la costruzione di navi, di turbine e altri macchinari per le centrali elettriche, di aerei e di automobili.
Non si tratta dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Doganale che Putin vorrebbe, ma certamente è un passo in quella direzione. D’altra parte Yanukovich continua a sostenere che per firmare il patto di associazione all’Unione Europea l’Ucraina avrebbe bisogno di assistenza per la stratosferica cifra di 20 miliardi di euro. Quattrini che nessuno in Europa ha la minima intenzione di sborsare.
Continua insomma il classico tira e molla ucraino, che Yanukovich pratica ormai da anni. Lui stesso non è affatto convinto di voler finire nelle braccia di Putin, anche perché sa benissimo che a quel punto finirebbe per contare assai poco. In più gli oligarchi che lo hanno appoggiato fino ad ora sono molto spaventati dall’ingresso in una specie di mercato comune con Mosca nel quale si troverebbero a dover affrontare la concorrenza dei loro colleghi russi che sono assai più ricchi e potenti.
Il presidente e i suoi sostenitori sperano in realtà di poter arrivare con Mosca fino sull’orlo del precipizio, ottenendo il più possibile senza dover poi fare l’ultimo passo.
La cosa principale, al di la degli accordi che saranno firmati, è la promessa di Putin di concedere un prezzo di favore per le forniture di gas che, inoltre, passerebbero tramite società di personaggi legati all’attuale gruppo di potere ucraino. Così, almeno per ora, le grandi manifestazioni sulla Maidan (ieri c’era pure il senatore repubblicano McCain a gridare «l’America è con voi») non riescono a modificare la situazione.
Fabrizio Dragosei
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