by Sergio Segio | 9 Dicembre 2013 7:41
ROMA — Una vera e propria débâcle per Gianni Cuperlo, candidato della sinistra bersaniana e dalemiana, il più filogovernativo dei tre. E un risultato accettabile per Pippo Civati, che partendo da outsider, in una situazione di larga inferiorità, ha fallito il colpaccio. Ma la débâcle non riguarda tanto, o solo, la persona del mito Cuperlo, non certo un campione nella comunicazione. L’ex segretario della Fgci è stato sopraffatto dall’appeal mediatico di Renzi, ma è stato portato a picco soprattutto da un apparato ingombrante che lo ha trascinato a fondo. E quindi la sconfitta di Cuperlo è anche la sconfitta del vecchio Pci. Di dirigenti storici come Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani. E di quella sinistra ex o post comunista che fino a poco tempo fa manteneva saldamente posizioni di potere dentro il partito.
Eloquente il silenzio, fino a tarda sera, dei dirigenti di peso del vecchio Pd e in particolare di quelli legati al Pci. Alle dieci di sera, Cuperlo fa apparizione in una mesta piazza di Pietra. Fa i complimenti a Renzi per «l’ampio consenso», e si assume completamente la responsabilità della sconfitta, alludendo scherzosamente anche «alle tante cravatte che ho sbagliato». Ma avverte anche: «Non scenderemo dal treno, non rinunceremo alle nostre idee. L’unità è un valore, ma basata sulla chiarezza reciproca». Un modo per dire che c’è ancora una parte del partito che resiste, anche se Cuperlo non può non sapere che una parte dell’apparato ha già traslocato in direzione Renzi e un’altra parte sarà probabilmente rottamata definitivamente dal neo segretario.
Farà pesare i suoi voti anche Civati, che non a caso, a urne ancora aperte, spiegava: «Sarà interessante vedere le proporzioni, perché poi si va in assemblea». Il terzo incomodo chiederà a Renzi una decisa presa di distanza dal governo, come spiega subito: «Il risultato degli elettori del Pd ci dice che il lungo patto con Alfano e Giovanardi si deve rivedere». E a sera, non rassicura affatto il premier: «Non negozierò la mia posizione sul governo, a partire dalla richiesta del voto».
Civati è combattuto tra l’essere felice per i 300 mila che l’hanno votato, «un risultato clamoroso», e la consapevolezza della sconfitta: «Non ci possiamo nascondere che avremmo potuto fare molto di più. Negli ultimi giorni confidavamo in un risultato migliore».
Alessandro Trocino
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