by Sergio Segio | 11 Dicembre 2013 8:27
Il governo ieri ci ha provato, una mossa fatta cogliendo al volo le proteste (moderate) dei sindacati di categoria degli autotrasportatori, la decisione repentina di convocare un tavolo aperto a tutte le sigle che intendono sedersi per discutere in maniera pacifica e democratica.
Una mossa che il sottosegretario ai trasporti Rocco Girlanda ha deciso mentre a Roma stava inaugurando una strada e i suoi assistenti continuavano a fargli avere a raffica le notizie che arrivavano dall’Italia: un tavolo convocato per martedì 17 dove i problemi della Sicilia e della Sardegna saranno centrali.
Molte le sigle degli autotrasportatori che hanno sottoscritto il documento del sottosegretario Girlanda, rapidamente e facilmente sostenuto dal ministro Maurizio Lupi, il 95% di quelle che rappresentano gli autotrasportatori. Per questo, di lì a poco persino la dichiarazione di Mariano Ferro, uno dei leader di questa protesta dei Forconi (anche battezzata Comitato 9 dicembre), ha fatto sperare in una vittoria del governo su tutta la linea: sospesa la marcia su Roma prevista per oggi. L’illusione è durata davvero poco.
Perché Mariano Ferro di mestiere è un agricoltore e del tavolo degli autotrasportatori convocato dal sottosegretario Rocco Girlanda non soltanto non gli importa nulla, ma intende osteggiarlo apertamente, lui che quando a Catania è andato il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione per cercare un dialogo non ha voluto nemmeno sedersi a quel tavolino in prefettura.
Non è facile «afferrare» questo movimento dei Forconi dove gli autotrasportatori sono soltanto una parte dei manifestanti e con l’andare del tempo questa protesta rischia di essere un fortissimo collante del disagio sociale che sta attraversando il nostro Paese. Lo ha capito bene il ministro dell’Interno Angelino Alfano quando al vertice di ieri al Viminale ha invitato a partecipare anche i capi della nostra intelligence: troppo facile che nelle maglie assai larghe di questo movimento dei Forconi possano infiltrarsi gli estremisti, dai Black Bloc a la destra più violenta.
Per il momento il braccio di ferro è chiaro: il governo che tenta in tutti i modi di spaccare il fronte dei manifestanti e loro che prendono tempo cercando di rinsaldarlo. Lo ha detto chiaro, proprio Mariano Ferro: ha detto che non si faranno piegare e che non hanno fretta di arrivare a Roma anche se oggi la marcia aveva un fine ben definito, quella della fiducia al Senato al premier Enrico Letta.
Non hanno fretta i leader dei Forconi e non intendono mollare il colpo, loro che hanno mandato a dire di essere pronti ad abbandonare la protesta soltanto di fronte ad una convocazione selezionata. Non gli basta nemmeno il capo del governo, ma vogliono una convocazione congiunta di più tavoli contemporaneamente da parte dei ministri dei Trasporti, delle Politiche agricole, delle Attività produttive. Pretendono risposte concrete a problemi concreti e le vogliono tutte insieme.
Alessandra Arachi
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