Il premier pronto al confronto su un’agenda fino al 2015
Ma lui no, si mostra entusiasta per il risultato dei gazebo e riconosce al sindaco un successo pieno: «Con il nuovo segretario lavoreremo insieme, con uno spirito di squadra che sarà fruttuoso, utile al Paese e al centrosinistra».
Alle 8 il capo del governo è già al seggio di Testaccio. Spiazza i giornalisti, si fa immortalare con la scheda in mano dal fotografo di Palazzo Chigi, poi affida a Twitter il suo stato d’animo: «Ho trovato coda, buon segno!». Ottimismo e fiducia. Un sentimento che non cambia col passar delle ore, nemmeno quando lo «tsunami» arriva. Per chi ha votato, presidente? Lui ovviamente non lo dice, ma i suoi scherzano sul fatto che difficilmente abbia votato per Matteo. «Sono molto contento per l’alta affluenza — è il suo primo commento — penso che un Pd in buona salute sia l’unico, vero argine alla spallata populista che Grillo e Berlusconi si apprestano a sferrare».
È la prima volta che Letta riconosce l’esistenza di una tenaglia che vuole stritolarlo. E se i lettiani temono che anche Renzi possa spostare il partito nel campo dell’opposizione, il premier si mostra tranquillo. Pensa che la sentenza della Corte costituzionale abbia messo al riparo l’esecutivo dai venti di voto anticipato e si è convinto che il sindaco-segretario non vorrà sottrarsi alla necessità di un patto per le riforme. E a suo modo lo dice, quando afferma che Renzi «spenderà al meglio la legittimazione e il consenso ricevuti».
L’incontro chiave della legislatura potrebbe tenersi oggi stesso, non appena Letta rientrerà da Milano. Dal confronto con Renzi il premier spera di capire meglio le sue intenzioni, soprattutto sulla legge elettorale. Il leader del Pd porterà al premier la sua agenda e gli darà sei mesi di tempo per rimettere in moto l’Italia. E Letta chiederà al segretario di mettere la sua firma sotto un «cronoprogramma stringente e dettagliato», un patto per concludere il semestre europeo e votare nel 2015.
«Lo tsunami arriva…» sospira preoccupata Paola De Micheli, lettiana di ferro schierata con Cuperlo. Il premier invece si sente al sicuro, ritiene che la maggioranza sia «più forte e coesa» e che, col proporzionale, non si possa tornare al voto. Si dice «orgoglioso e pieno di speranze» per le file ai seggi: «Milioni di persone che credono nella democrazia sono la migliore risposta a chi lapida giornalisti e ha paura della competizione vera». Il bersaglio è Grillo, che attacca «sguaiatamente» Napolitano perché è «debole e inconsistente». E poiché ritiene che il populismo di ogni colore sia il vero nemico dell’Italia, mercoledì Letta alzerà i toni contro M5S e Forza Italia e si appellerà a quelle forze politiche che hanno a cuore le istituzioni.
Il discorso sarà un «passaggio cruciale» e il premier non si stanca di ragionarci su. Anche ieri, dopo il seggio e la Messa, si è chiuso a Palazzo Chigi con i collaboratori Gianmarco Trevisi e Monica Nardi. E con Filippo Andreatta, docente a Bologna e figlio di Beniamino.
Monica Guerzoni
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