I rottamatori dell’articolo 18

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Oggi, invece, con balzo felino, Squinzi sale sul carro di Renzi, il poli­tico ten­tato da una revi­sione dell’articolo 18, peral­tro modi­fi­cato pro­prio dal tan­dem Monti-Fornero. Così l’appello di Lan­dini a Renzi («Fai una cosa intel­li­gente, ripri­stina l’articolo 18») sem­bra desti­nato a rima­nere inascoltato.

Sul carro ren­ziano è da sem­pre ben piaz­zato Oscar Fari­netti, un cam­pione del made in Italy ali­men­tare. Inter­vi­stato dal Fatto, l’imprenditore che ogni sera offre le sue ricette (pur­troppo poli­ti­che) da tutti i talk-show tele­vi­sivi, ha chia­rito il suo pen­siero. Secondo lui la tutela dal licen­zia­mento ille­git­timo andrebbe abo­lita per­ché in realtà l’articolo 18 è solo un grande scudo die­tro il quale si ammassa l’esercito dei fan­nul­loni: «Il lavoro garan­tito per chi non ha voglia di lavo­rare è un delitto». E i sin­da­cati? «Sono un impe­di­mento di sicuro». Basta e avanza, e non c’è nep­pure biso­gno di aprire l’imbarazzante capi­tolo delle per­qui­si­zioni cor­po­rali subite dai suoi dipen­denti per veri­fi­care che, a fine turno, non si met­tano in tasca qual­che fet­tina di prosciutto.

Natu­ral­mente la cop­pia Renzi-Farinetti non è la prima e non sarà l’ultima che mal sop­porta il sin­da­cato, che pre­fe­ri­rebbe avere mano libera sui licen­zia­menti, che mette sullo stesso piano padrone e ope­raio, che rac­conta la favola del merito, come fos­simo tutti uguali, tutti impren­di­tori di noi stessi. Il libe­ri­smo come la falsa coscienza sono la merce che oggi vende di più. Basta non esa­ge­rare pre­ten­dendo pure di essere con­si­de­rati lea­der (o impren­di­tori) di sinistra.


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