I Forconi in strada: invaderemo Roma
ROMA — Promettono più presìdi che blocchi stradali. Ma annunciano che mercoledì, se il governo sarà ancora in vita, convergeranno tutti a Roma.
È iniziata ieri sera la protesta «Fermiamo l’Italia» che prende le mosse dal cosidetto movimento dei Forconi. Da ieri sera a mezzanotte gruppi di autotrasportatori, agricoltori, artigiani, cobas del latte e del mais, commercianti antitasse e altri in rivolta, hanno portato sulle strade il malcontento degli italiani.
Una manifestazione che dovrebbe proseguire fino al 13 con presìdi e rallentamenti del traffico, ma sta via via cambiando volto al ritmo dei provvedimenti del Viminale che ha autorizzato anche l’uso di idranti. Anche l’Autorità garante per la regolamentazione degli scioperi avverte: «Siamo pronti a sanzionare chi non rispetterà le regole». Il movimento smentisce infiltrazioni mafiose: in Sicilia ieri era stato diffuso in un presidio un volantino con su scritto «W la mafia». Ma lo stesso procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, aveva escluso che potesse essere riconducibile al movimento dei Forconi che lo scorso anno mise in ginocchio la Sicilia con i blocchi stradali. Duro anche il ministro dei Traporti, Maurizio Lupi, parla di «protesta ingiustificata, perché — dice — non c’è nessuna richiesta presentata al governo al ministero dei Trasporti che sia rimasta inevasa e che li giustifichi».
«Ma il ministro Lupi non si chiede perché se davvero, come dice lui, ogni richiesta è stata esaudita come mai ci sono migliaia di persone che si preparano a scendere in piazza?», replica il leader del movimento dei Forconi, Mariano Ferro. E aggiunge: «Perché invece di ascoltare le loro concrete richieste si devono respingere con idranti e manganellate?». Ce l’hanno, gli organizzatori, con le misure di sicurezza che prefetture e questure stanno diramando. «In Sicilia orientale non potremo muovere un dito, è stato vietato anche l’assembramento. Qui non ci sono solo autotrasportatori, ma anche agricoltori, artigiani, il popolo delle partite Iva. Non ce la fanno più. Non solo ad andare avanti. Ma anche a sentire tutte le promesse mai mantenute». Ma cosa chiedono? Ferro è netto: «Vogliamo essere ascoltati. Perché le tv non ci dedichino una trasmissione di due ore, non servizi smozzicati in cui uno ci accusa di essere mafiosi, un altro di voler mettere l’Italia in ginocchio?».
Il ministro Lupi ci tiene a rimarcare le concessioni fatte: «È stato mantenuto il recupero dell’accisa sul gasolio, rifinanziato il fondo per il sostegno al settore, aperto un tavolo di confronto per i problemi degli autotrasportatori delle isole. Chi intende strumentalizzare le giuste esigenze dei lavoratori di questo settore è ovviamente libero di farlo, ma si assume la responsabilità di violazioni della legge e dei minacciati blocchi con cui si vuole tenere in scacco un intero Paese».
«Basta menzogne», replica il presidente di Trasportounito Maurizio Longo — l’anima più ultracobas dei padroncini — che addossa al governo i danni che saranno prodotti dal fermo che avrà, pronostica, un consenso «maggiore delle aspettative».
Ma il braccio di ferro non conviene a nessuno. «È una manifestazione non violenta. Agiremo nella legalità», assicura anche Danilo Calvani, capo del Coordinamento nazionale che ieri però ha generato allarme dichiarando: «Se sarà votata la fiducia al governo ed i politici non andranno via, tutti convergeranno su Roma per un’invasione pacifica».
Appoggia la protesta anche il neoeletto segretario della Lega Nord, Matteo Salvini che dichiara: «È peggio chi blocca il lavoro di chi blocca le strade» .
Virginia Piccolillo
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