I costi disumani dei Cie e dei respingimenti, spiccioli per l’accoglienza

by Sergio Segio | 17 Dicembre 2013 23:00

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Il primo, dell’anno scorso, si chiama «Costi disumani» e il secondo, presentato il mese scorso, «I diritti non sono un costo» (entrambi disponibili online sul sito www.lunaria.org). In base ai dati raccolti e riferiti al 2011 emerge che l’Italia stanzia il 2,07 per cento del totale della spesa pubblica sia per politiche di contrasto all’immigrazione clandestina sia per accoglienza e inclusione sociale degli immigrati. Ma queste ultime in particolare rappresentano solo lo 0,017 per cento ( pari a 123,8 milioni). Il doppio circa (247 milioni) viene impiegato solo per le cosiddette «politiche del rifiuto». Gli immigrati, pur concentrandosi in professioni dequalificate e lavori sottopagati, contribuiscono all’erario con un peso del 4, 1 per cento rispetto al gettito fiscale complessivo nazionale.
Questo soprattutto perché essendo una popolazione più giovane rispetto alla media degli italiani, sono nel pieno dell’età lavorativa. Secondo le stime di Unioncamere contribuiscono al valore aggiunto del 12,8 per cento del totale nazionale, per una somma pari a 178,5 miliardi di euro. E più regolari sono più pagano in termini di contributi e tasse. Nel frattempo aumentano da 9 a 59 miliardi i fondi comunitari dedicati all’inserimento sociale e lavorativo degli immigrati. Se l’Italia saprà utilizzarli, come con il modello Sprar, genereranno lavoro e ricchezza anche per gli italiani.

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