Giornalisti uccisi nel 2013, almeno 70. La maggior parte in Siria e Iraq
Tra i reporter morti in Siria l’organizzazione ha contato anche alcuni “citizen journalist” che lavoravano per documentare i combattimenti nelle loro città natali, operatori radio e tv che lavoravano per media affiliati al governo o alle opposizioni e un gruppo di corrispondenti della stampa straniera, tra cui un reporter di Al-Jazeera, Mohamed al-Mesalma, che è stato ucciso da un cecchino.
Sei giornalisti sono stati uccisi in Egitto. Metà di questi reporter sono stati assassinati il 14 agosto, durante la repressione delle forze di sicurezza della protesta contro la destituzione del presidente Mohamed Morsi.
(Tutti i nomi dei giornalisti uccisi qui)
“Il Medio Oriente è diventato un campo di morte per i giornalisti. Mentre in alcuni paesi il numero di giornalisti uccisi sul lavoro è diminuito, la guerra civile in Siria e la ripresa di attacchi settari in Iraq hanno provocato un bilancio lancinante”, ha commentato il vice direttore del Comitato, Robert Mahoney. “La comunità internazionale deve fare in modo che tutti i governi e i gruppi armati rispettino lo stato civile dei reporter e facciano in modo che questi omicidi vengano puniti”.
In diversi paesi giornalisti e commentatori sono stati uccisi dopo aver denunciato casi di corruzione, malapolitica, traffico di droga o altri argomenti sensibili. Episodi del genere si sono verificati in Brasile, Colombia, Filippine, India, Bangladesh, Pakistan e Russia.
Due giornalisti radiofonici francesi di Radio France Internationale sono stati rapiti e uccisi dopo aver incontrato un leader dei separatisti Tuareg nel Kidal, in Mali. In Iraq un gruppo di miliziani ha ucciso cinque membri del network Salaheddin TV in un attacco suicida a dicembre nella redazione del canale a Tikrit.
Per la prima volta in un decennio, non risulta nessuna uccisione di giornalisti in Messico. Il CPJ sta ancora indagando sui decessi di altri 25 giornalisti nel 2013, che non sono stati inclusi nel bilancio ufficiale, per determinare se siano morti per cause connesse al loro lavoro. Ad oggi, almeno 63 giornalisti sono stati uccisi mentre stavano raccontando il conflitto in Siria. Solo quest’anno in Siria sono stati rapiti 60 giornalisti; 30 mancano ancora all’appello.
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