Genova, sciopero della fame in carcere “Il ministro non cacci il nostro direttore”

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MENTONE — Uno sciopero della fame per opporsi al trasferimento del direttore della prigione, Salvatore Mazzeo: gli ottocento detenuti del carcere genovese di Marassi digiuneranno contro il trasferimento del dirigente penitenziario, annunciato dal ministro Annamaria Cancellieri che lo accusa di avere mentito sul permesso dato al serial killer Bartolomeo Gagliano. «Sapeva che era un assassino», ha detto il Guardasigilli, denunciando le «dichiarazioni temerarie» fatte da Mazzeo, quando a nome dell’istituto penitenziario ha sostenuto che non era in possesso di tutta la storia criminale di Gagliano. In favore del direttore, famoso per le sue iniziative volte al recupero dei detenuti – laboratori teatrali e artistici, ma anche una suggestiva mezza maratona intorno alla prigione, con i prigionieri che uscivano e rientravano di corsa da Marassi -, si sono mosse le associazioni che lavorano con e dentro la struttura circondariale: in una lettera aperta chiedono al ministro di ritornare sulla decisione. Solidarietà anche dal sindacato della polizia penitenziaria, da numerosi magistrati e legali del capoluogo ligure. «È stato un grandissimo equivoco, mi sono spiegato male», sostiene Mazzeo, ‘profondamente amareggiato’ per la piega presa dagli eventi e un provvedimento che giudica ‘eccessivo’. «Con Gagliano abbiamo rispettato la legge, ma è successo l’imponderabile. Il suo passato non doveva contare. È un impulsivo, ha dei problemi: ma non è pazzo. Scappando ha provocato guai a sé stesso e tanti altri, ha creato allarme sociale: però i giudizi sulle persone sono spesso fallaci». Il direttore di Marassi resta dell’idea che sia «improbabile » che un detenuto non rientri dal permesso premio, mentre il
contrario è «sempre possibile». Da oggi, e fino all’8 gennaio, Mazzeo sarà ufficialmente in ferie. E poi? «Non so dove andrò: come tutti, ho solo sentito le dichiarazioni del ministro».
Il giorno di Natale, che avrebbe voluto trascorrere in famiglia a Savona e che è poi la chiave di tutta questa storia balorda, Bartolomeo Gagliano lo passerà invece nella prigione provenzale di Luynes. Il pluriomicida sarà estradato in Italia non prima di una settimana, forse addirittura con l’anno a venire. L’interrogatorio di convalida dell’arresto, presso il tribunale di Aix en Provence, è previsto per domattina: Gagliano sarà assistito da un avvocato d’ufficio ed un interprete. Nel frattempo rimane detenuto in isolamento, e guardato a vista, nella caserma di polizia di Auvare, a Nizza. Ci sono buone ragioni per credere che gli investigatori transalpini vogliano fare accertamenti più approfonditi sui tre giorni trascorsi dal ricercato in Costa Azzurra, e questo significa che le procedure per il suo ritorno a Genova saranno più lunghe del previsto. La polizia francese ha rispolverato vecchie segnalazioni su Bartolomeo Gagliano, che durante una delle sue fughe era sospettato d’essere entrato in contatto con elementi di vertice della camorra conosciuti negli anni Ottanta nel manicomio giudiziario di Aversa. Un sicario assoldato dalla criminalità organizzata, capace di sparare, e “non punibile” perché folle? Per la Brigade nizzarda, è un’ipotesi. Come quella di un misterioso complice, con cui il pluriomicida si sarebbe incontrato la notte di martedì. Resta un enigma come si sia procurato la Beretta 7,65 usata durante la fuga e trovata nel cruscotto della Panda verde chiaro, e pure perché avesse anche proiettili di altro calibro e parecchio denaro contante a disposizione. Secondo alcuni testimoni, il giorno dell’arresto avrebbe parlato con un telefono cellulare, poi scomparso.


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