Forzisti contro i senatori a vita: senza requisiti

by Sergio Segio | 5 Dicembre 2013 8:05

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ROMA — Doppia mossa di Forza Italia che inaugura uno stile movimentista al Senato e alla Camera. A Palazzo Madama Elisabetta Alberti Casellati e Lucio Malan, componenti della Giunta per le elezioni, sollevano dubbi sui requisiti («gli altissimi meriti») per la convalida, posseduti dai quattro senatori a vita recentemente nominati dal presidente Giorgio Napolitano. E per questo chiedono l’acquisizione di altri documenti. E così mercoledì prossimo la giunta presieduta da Dario Stefàno (Sel) tornerà a riunirsi per esaminarli perché alla richiesta di Forza Italia si associano la Lega nord e il Movimento 5 Stelle. Questa iniziativa è in qualche misura connessa con il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi, nel corso del quale i quattro (Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia) si sono presentati in Aula suscitando le accuse del centrodestra di essere «assenteisti incalliti e di essere lì solo per spirito di parte». Elisabetta Alberti Casellati rileva che, «pur rispettando il capo dello Stato e i quattro nominati, dalle carte trasmesse alla Giunta non sono emersi elementi sufficienti a identificare gli «altissimi meriti scientifici» della professoressa Cattaneo e gli «altissimi meriti sociali» attribuiti agli altri tre». Si domanda la senatrice forzista: «Possibile che il “merito” si trovi soltanto a sinistra? Nessuno mette in dubbio Rubbia o Abbado o Piano, ma la professoressa Cattaneo che curriculum può vantare? Perché, ad esempio, non si è preso in considerazione il maestro Muti? Insomma, è stata fatta una scelta politica. E questo dispiace». La sinistra, però, insorge. Il socialista Enrico Buemi stigmatizza il comportamento dei forzisti: «La giunta per elezioni non è il luogo di posizioni pretestuose e vendicative». Concorda Luigi Zanda (Pd): «Forza Italia non ricominci con gli attacchi volgari ai senatori a vita».
La seconda mossa la compie il capo dei deputati di Forza Italia. Da tempo Renato Brunetta ha nel mirino i personaggi della Rai legati alla sinistra, tanto da avere istituito un osservatorio sul pluralismo denominato appunto Raiwatch. Dopo avere incrociato i guantoni con Lucia Annunziata e Fabio Fazio, se la prende con il conduttore di Ballarò (Raitre), Giovanni Floris, già contestato dai grillini proprio per i suoi compensi. In una interrogazione depositata in commissione vigilanza Rai, Brunetta chiede, al dg Luigi Gubitosi e alla presidente Anna Maria Tarantola, «gli opportuni chiarimenti sul contratto in essere tra l’azienda di servizio pubblico e il giornalista Floris», perché, se vero, sarebbe «un vero schiaffo alla politica di risanamento e spending review promossa dai vertici della Rai».
Floris, denuncia Brunetta, per molti anni è stato legato alla Rai da un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Ma, «a partire dal 2007, su suo personale impulso, avrebbe chiesto e ottenuto dalla Rai la stipula di un nuovo contratto di lavoro autonomo, da libero professionista, ricevendo un compenso quattro volte superiore rispetto a quello percepito in precedenza, con un evidente aggravio di costi per l’azienda». Si domanda Brunetta: «Perché la Rai ha accettato delle condizioni così sfavorevoli?». Non solo. Il forzista svela poi che «il nuovo contratto conterrebbe una piccola ma interessante clausola secondo la quale alla sua scadenza la Rai sarebbe obbligata alla riassunzione». Insomma, se tutto ciò fosse vero, conclude Brunetta, «sarebbe praticamente un sogno per le migliaia di giovani precari che lavorano nel mondo dell’informazione, a partire proprio dalla Rai. Alla faccia della coerenza perché tra i libri pubblicati da Floris spicca su tutti un titolo: “Mal di merito. L’epidemia di raccomandazioni che paralizza l’Italia”».
Lorenzo Fuccaro

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