Forconi, blocco alla frontiera Bombe carta alla Sapienza

by Sergio Segio | 13 Dicembre 2013 7:37

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ROMA — «Erano almeno vent’anni che i celerini non caricavano dentro La Sapienza». L’usciere dell’ateneo romano scuote la testa mentre sotto al Rettorato esplodono bombe carta e la polizia respinge 300 studenti che assediano l’Aula magna dove è in corso la Conferenza nazionale sulla Green Economy. I petardi lanciati da giovani a volto coperto scoppiano anche al pianterreno e il fumo esce dalle finestre.
Alla stessa ora, 665 chilometri più a nord, alla frontiera di Ventimiglia, i Forconi bloccano il passaggio dei veicoli diretti in Francia e gli agenti sparano lacrimogeni per liberare la strada. Lo stesso accade nel pomeriggio, fino a sera. Scene di proteste apparentemente diverse, contesti non collegabili che, giorno dopo giorno, trovano invece analogie. Un contagio spontaneo che coinvolge tutte le categorie sociali in iniziative pacifiche e violente, da Nord a Sud, e che — secondo il ministro dell’Interno Angelino Alfano — rischia di provocare «una deriva ribellistica, indirizzata in modo generico contro le istituzioni nazionali ed europee». Con il pericolo — ha sottolineato ancora Alfano nell’informativa alla Camera — che al clima di tensione sempre più alta possano avvicinarsi «componenti dell’antagonismo, interessate a intercettare qualsiasi forma di malessere sociale». Una lettura in linea con quella dei «servizi»: in un’audizione al Copasir il generale Arturo Esposito, direttore dell’Aisi, ha sottolineato come la crisi economica stia favorendo la saldatura di ambienti solo in apparenza distanti: antagonisti, estremisti di destra, anarchici, ultrà e malavita organizzata. Per ora manca una regia unica, ma l’intelligence segue l’evolversi della situazione con la massima attenzione per capire quanto durerà il fronte comune contro lo Stato e le istituzioni e se si compatterà ulteriormente per alzare il livello dello scontro. E Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, fa notare come «il movimento evita etichette politiche, perché qualsiasi bandiera divide e rischierebbe di far perdere parte di chi protesta».
Solo ieri, a Roma, paralizzata da ben sei manifestazioni, la polizia è dovuta intervenire con le cariche sia alla Sapienza (due agenti feriti e due denunciati, uno dei quali era stato arrestato nel 2012 per scontri in Val di Susa) sia, per due volte, a Trastevere, davanti al ministero dell’Istruzione, dove protestavano i lavoratori dei servizi in appalto delle scuole. Iniziative anche della Fiom e dei Movimenti di lotta per la casa. All’università, dove le forze dell’ordine hanno sconsigliato la presenza del Capo dello Stato e del presidente del Consiglio, una studentessa ha preso la parola dal palco parlando alla platea — dove sedevano alcuni ministri — «della grandissima frattura fra ciò che avviene fuori e quello che si dice in quest’Aula magna. Questo luogo non ha più senso di esistere».
Cortei sono stati organizzati a Milano, Torino (nove denunciati, sette sono antagonisti), Verona e Firenze. Presidi attivi in Ciociaria e nel barese. Sit-in a Bolzano, fuori dalla sede Rai, e a Palermo — con sventolio di mutande — contro «Riscossione Sicilia». E in una scuola di Avezzano gite vietate agli studenti che seguono i Forconi.
Rinaldo Frignani

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