E il Cavaliere disse: pronti all’impeachment

by Sergio Segio | 7 Dicembre 2013 8:53

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E siccome i numeri non gli sorridono, pur di abbattere il governo Letta è disponibile a sposare anche le parole d’ordine incendiarie del comico genovese.

PER farlo, l’ex premier è deciso a mirare al bersaglio più grosso: «Con Napolitano la tregua è finita — ha giurato davanti allo stato maggiore azzurro — lui mi odia».
Il dialogo con il Movimento cinque stelle si alimenta di contatti riservati, gestiti in prima persona dal leader di Forza Italia. Il punto di raccordo tra Berlusconi e Grillo è il professore genovese Paolo Becchi, da molti giudicato il vero ideologo del grillismo. Con lui, le telefonate vanno avanti da tempo. Quel che finora non era emerso, però, l’ha svelato il Cavaliere nel corso di un summit al partito: «Ma lo sapete che qualche settimana fa ho ricevuto Becchi ad Arcore? È bravo e simpatico. E ha ragione quando dice che io e Grillo vogliamo la stessa cosa: far cadere Letta».
Non muove un passo senza prima testare l’elettorato azzurro, il Cavaliere. E nelle ultime ore ha ottenuto importanti riscontri, illustrati due sere fa a San Lorenzo in Lucina allo stato maggiore di Forza Italia. Questi sondaggi in possesso di Berlusconi spingono Palazzo Grazioli a un frontale con il Quirinale e suggeriscono di valutare addirittura la messa in stato d’accusa del Capo dello Stato. «La popolarità di Napolitano — ha scandito puntiglioso l’ex premier — è scesa al 55%. Quella del governo addirittura
al 23,5%. E i nostri elettori non considerano affidabile il Presidente della Repubblica. Alcuni neanche lo possono vedere… ».
In Parlamento non esiste una maggioranza a favore dell’impeachment, ma martellare contro il Colle è diventato comunque l’imperativo del berlusconismo. E guai a chi semina qualche dubbio: «Presidente — ha provato a frenarlo uno dei pochi moderati azzurri rimasti in circolazione — il Quirinale di solito lo teniamo fuori dalla contesa… «. «E chi l’ha detto che non si può toccare? — si è infuriato il leader — Napolitano ha scelto di giocare un ruolo tutto politico, ne accetterà le conseguenze».
I primi a sostenere la campagna contro il capo dello Stato sono stati due falchi doc come la Santanché e Minzolini. Ne arriveranno altri. «Dobbiamo fare casino — ha intimato Berlusconi — inventare di tutto per abbattere un governo retto da Napolitano e dalla Consulta». Come? Giocando a tutto campo. Mettendo in discussione la legittimità del Parlamento con una raccolta di pareri di costituzionalisti. E sposando la proposta di legge elettorale che avanzerà Matteo Renzi un attimo dopo le primarie del Pd: «Conta soprattutto che si approvi una riforma, perché se passa una nuova legge elettorale le elezioni diventano quasi obbligate ».
Berlusconi, insomma, alza i toni come chi si sente già in campagna elettorale, anche se qualche big azzurro lo considera solo un inguaribile ottimista. Di certo, lavora al rilancio del partito come se si dovesse davvero votare in primavera. Ha affidato alla struttura giovanile di Annagrazia Calabria l’aspetto organizzativo dei nascenti club “Forza Silvio”. Ed è pronto a ridisegnare l’organigramma di Forza Italia, se non fosse per i mille appetiti che lo circondano. Poco conta che la dirigenza azzurra viva con fastidio il nuovo corso dei club, giudicandolo una minaccia. Il leader, avvertito, ha cercato di tranquillizzare la vecchia guardia: «A loro garantirò al massimo il 20% delle candidature».
Di certo, il Cavaliere cercherà di soffocare l’operazione di Angelino Alfano. Lo stato maggiore di FI considera il Nuovo centrodestra l’avversario da mettere fuori gioco. E mercoledì prossimo, un minuto dopo la nuova fiducia all’esecutivo, si capirà la portata dello scontro. «Traditore», così marchieranno l’ex delfino. L’obiettivo, in fondo, è uno soltanto: il caos.

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