E dopo il Vday i dissidenti aspettano Grillo al varco
Ma, visti i tempi, le quarantamila persone che domenica si sono affollate nonostante il freddo in piazza della Vittoria sarebbero sicuramente un risultato più che soddisfacente per ogni partito e quindi lo sono anche per il movimento di Grillo e Casaleggio. Il problema del M5S non sono quindi i numeri, come spiega un parlamentare pentastellato che preferisce restare anonimo. «Il movimento un suo seguito ce l’ha, è fuori discussione. Il problema è quanto è rimasto fedele ai suoi principi».
Ecco, il giorno dopo l’ennesimo bagno di folla tipico dei comizi del suo leader, il Movimento 5 stelle torna come sempre al punto di partenza. Che non è quello delle parole d’ordine lanciate dal palco, dove Grillo ha gioco facile nell’entusiasmare la folla. Domenica a Genova ha sciorinato una buona parte del repertorio classico degli ultimi tempi: impeachment di Napolitano a parte, è tornato a proporre il referendum sull’euro e l’alleanza tra i Paesi del Mediterraneo, per finire col dirsi favorevole agli eurobond e contrario a fiscal compact e pareggio di bilancio. Parole che saranno suonate come miele per chi crede davvero che l’euro sia la causa dell’impoverimento generale.
Del resto Grillo è bravo e sa come raccogliere consensi. Anche approfittando dei problemi altrui, come è successo con le telefonate del ministro Cancellieri e con le risate di Nichi Vendola, fatte sempre al telefono. Grillo incassa tutto, a destra come a sinistra, e affonda le mani là dove la pancia degli italiani fa male. E i sondaggi confermano che ha ragione lui, inchiodando il M5S a un 20% di tutto rispetto. Tanto da permettere ancora ieri a Gianroberto Casaleggio di sognare: «L’obiettivo resta sempre quello di andare al governo del paese», ha spiegato l’imprenditore milanese al Secolo XIX.
Il problema di Grillo non è dunque fuori, ma dentro il suo M5S, al punto che la manifestazione di domenica potrebbe essere letta anche come una prova di forza nei confronti dei parlamentari dissidenti. La maggioranza dei quali a Genova non si è fatta vedere. Un modo per ricompattare dopo le tante discussioni, come quelle avute sull’emendamento che aboliva il reato di clandestinità, abolito a sua volta da Grillo e Casaleggio. Un mese fa, durante una delle rare visite di Grillo in parlamento e al termine di un’altra discussione a dir poco accesa, è stata la senatrice Laura Bignami ad avvertire il leader che dopo il Vday sarebbe stato necessario un chiarimento, soprattutto nei rapporti tra i parlamentari e lo staff della comunicazione. E adesso che il Vday è stato celebrato, i dissidenti aspettano il leader al varco: «Al momento non c’è alcuna intenzione di rompere, ma è chiaro che il movimento ha bisogno di alcuni correttivi», prosegue il parlamentare anonimo.
Al centro ci sono come sempre le decisioni che piovono dall’alto, la poca discussione sulle iniziative parlamentari da prendere e lo scarso rapporto che il movimento, nonostante le promesse, ha con gli attivisti. «In questo momento c’è una carica positiva molto forte, e l’idea di rompere il giocattolo non ci piace, ma è chiaro che alcune cose vanno cambiate», spiega ancora il parlamentare. Che indica due priorità: più informazione e decisioni prese in maniera più diffusa. «Gli attivisti devo conoscere il dibattito che c’è tra i parlamentari e quindi lo streaming ci deve essere sempre, come promesso all’inizio», prosegue. Anche per spiegare come e da chi viene deciso, ad esempio, di proporre l’impeachment di Napolitano, decisione che non avrebbe raccolto il consenso di tutti i parlamentari grillini. Insomma, c’è voglia di maggiore democrazia. Anche perché si avvicinano le elezioni europee e vanno individuati i candidati da mandare a Bruxelles. Parlando un mese fa a Rovereto, Grillo ha detto di esser pronto ad assumersi la responsabilità della scelta. Parole che secondo qualcuno potrebbero nascondere l’intenzione di mandare in soffitta uno dei principi fondativi del movimento come le parlamentarie. E la sola idea ha fatto venire i brividi a molti.
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