Dalla Terra dei Fuochi alla nostra tavola…

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Le inchieste su questi traffici, tutti magistralmente gestiti della criminalità organizzata casertana e napoletana, si sono concluse con 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce e coinvolgendo ben 443 aziende: la stragrande maggioranza di queste ultime con sede sociale al centro e al nord Italia.? “In questi ultimi 22 anni lungo le rotte dei traffici illeciti è viaggiato di tutto – ha raccontato Legambiente – scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio, polveri di abbattimento fumi, morchia di verniciatura, reflui liquidi contaminati da metalli pesanti, amianto, terre inquinate provenienti da attività di bonifica. Rifiuti spesso prodotti da società o impianti, noti nel panorama nazionale, come quelli di petrolchimici storici del nostro Paese: i veleni dell’Acna di Cengio, i residui dell’ex Enichem di Priolo, i fanghi conciari della zona di Santa Croce”.  

Se non sotterrati vicino a falde acquifere e terreni agricoli, buona parte dei rifiuti finisce ancora oggi bruciata in roghi che avvelenando seriamente l’aria minacciano la salute di popolazioni intere. “Più di 6.000 roghi sono stati contati dal gennaio 2012 all’agosto del 2013, oltre 2.000 i siti inquinati censiti dall’Agenzia Regionale Protezione Ambiente della Campania (Arpac)”. Un vero e proprio ecocidio strettamente correlato all’incremento di varie forme di tumore nella zona. Un crimine in piena regola che ha convinto Legambiente ad appoggiare la campagna End Ecocide a sostegno di una direttiva per l’introduzione del delitto di ecocidio in Europa e a sottoporre al Governo delle iniziative concrete da mettere subito in campo. “Oggi – ha spiegato Legambiente – grazie all’impegno di magistrati, forze dell’ordine e cittadini, conosciamo i responsabili e le aziende coinvolte in questo crimine” e “chiediamo, affinché sia archiviata finalmente la triste stagione della Terra dei Fuochi, che sia immediatamente rafforzata l’attività di controllo, prevenzione e contrasto delle attività illegali di smaltimento dei rifiuti; venga predisposta una specifica attività di mappatura dei siti inquinati e di campionamento dei prodotti alimentari provenienti da queste aree; venga istituito il sito di interesse nazionale Terra dei Fuochi e vengano definite le risorse e le modalità di intervento per la bonifica”. 

Preservare la nostra terra significa però anche preservare la nostra tavola, dove i pericoli non arrivano solo dai prodotti coltivati nelle immediate vicinanze delle discariche abusive della Terra dei Fuochi (che alcune inchieste televisive hanno dimostrato potrebbero essere stati venduti a prezzi stracciati alla grande distribuzione), ma anche da numerose altre allerte per la sicurezza alimentare avvenute a livello europeo dal 2000 ad oggi e che Legambiente e il Movimento Difesa del Cittadino (MDC) hanno raccontato in Italia a tavola 2013. X rapporto sulla sicurezza alimentare (.pdf) presentato ad inizio dicembre. Una panoramica, il cui denominatore comune è rappresentato dalle emergenze sanitarie che hanno portato ad importanti cambiamenti a livello normativo, volti a tutelare il consumatore e la sicurezza degli alimenti. ? “Si parte dai provvedimenti presi in seguito all’insorgenza di un morbo, come quello della mucca pazza, – si legge nella presentazione del Rapporto – provocato dalla mutazione di una proteina che porta ad una malattia neurovegetativa dei bovini, ma presenta una variante umana, per continuare con gli interventi atti a limitare la propagazione di un virus, come quello dell’aviaria, che colpisce principalmente i volatili, ma è potenzialmente in grado di diffondersi a livello pandemico tra diverse specie e tra gli umani. Si prosegue illustrando i pericoli arginati con la scoperta degli effetti tossici di un foto iniziatore di inchiostro, al centro dello scandalo  ITX, usato nei comuni imballaggi per alimenti di largo consumo, come latte per bambini e succhi di frutta. Andando avanti nell’ordine cronologico si racconta dei provvedimenti adottati per limitare l’uso di un prodotto chimico dai potenziali effetti cancerogeni, come la melamina, usato nella sofisticazione alimentare per incrementare, solo in apparenza, il contenuto proteico”. Non poteva mancare poi, un’attenta descrizione delle tante vicende che ruotano attorno alla diossina, sostanza che ha scatenato una battaglia a colpi di sequestri e boicottaggi in diversi Paesi europei: dalla carne irlandese alla mozzarella di bufala campana, passando per le uova tedesche e i polli e i suini di Belgio e Olanda. Una vera corsa ad ostacoli quella della scelta di cosa mettere in tavola culminata con il caso della sospetta correlazione con il consumo di  frutti di bosco surgelati e i forti incrementi, registrati in tutta Europa, di  Epatite A, al momento ancora in attesa di ulteriori conferme microbiologiche o epidemiologiche.

“Certificazione, tracciabilità, qualità, garanzie igienico-sanitarie: questi gli elementi che in Italia come in Europa possono garantire una sana alimentazione e mettere all’angolo le falsificazioni” ha spiegato MDC. Scendendo nel dettaglio del livello nazionale, infatti, l’attenzione del Rapporto si sposta sulla truffa per eccellenza: le alterazioni dei prodotti del made in Italy. Tutte le attività operative presentate nel dossier, ognuna nella sua specificità, indicano come siano ancora tanti i tentativi di ledere l’integrità del made in Italy e di fare loschi affari a discapito dell’interesse del consumatore e molto spesso anche dell’erario, nonostante gli sforzi tesi a vigilare e a garantire la sicurezza alimentare. “??In dieci edizioni di Italia a Tavola non sono mai mancate le contraffazioni, le usurpazioni dei marchi, dell’origine italiana dei prodotti e di tutta la qualità che la nostra tradizione enogastronomica rappresenta. Già nel primo rapporto del 2004 raccontavamo dell’uso illecito della denominazione protetta da parte di prodotti non certificati, quali formaggi e oli extra vergini. Nel 2012, da nord a sud dello stivale, oggetto di sequestri e sanzioni sono stati oli deodorati, vini falsi venduti in nero, formaggi imitati, prodotti ittici anonimi e pomodoro cinese spacciato come italiano” ha concluso MDC sottolineando come “Nella patria della buona tavola, dai prodotti agricoli a quelli ittici, gli illeciti continuano senza sosta”.

Il consumatore, infatti, continua ad essere ancora vittima inconsapevole delle frodi alimentari ha raccontatoAntonio Longo, Presidente del Movimento Difesa del Cittadino. “Da quando si verificò l’epidemia della Bse, responsabile di ben 225 morti in Europa, il livello di attenzione istituzionale e sociale ha posto nuovi problemi da risolvere e sfide da raccogliere. Tanti i progressi, ma lunga ancora la strada per una vera tutela del consumatore e del Made in Italy”. Le recenti novità in materia di etichettatura consentiranno ai cittadini di essere più informati, ma per una etichetta davvero trasparente è importante che anche l’origine degli  ingredienti primari sia rivelata ai consumatori.?? Del resto nonostante i passi in avanti del sistema normativo ha aggiuntoVittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, “molto ancora occorre fare per vigilare e garantire la sicurezza alimentare. Il rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale è la premessa per produrre cibo sano, libero da ogm e residui di sostanze pericolose. Garantire la sicurezza alimentare è sinonimo non solo di salute per i cittadini ma è anche fondamentale per custodire il patrimonio di sapori e le tipicità dei nostri territori. Proprio per questo motivo è importante sostenere quelle aziende che certificano i loro processi e prodotti nei confronti dei consumatori, aderendo a disciplinari di qualità”.  Ma un ruolo importante lo abbiamo anche noi consumatori, che oltre a risparmiare, quando scegliamo cosa mettere in tavola, non possimo non pensare che la sicurezza alimentare significa anche essere aderenti ai pilastri della legalità e del rispetto del lavoro, elementi senza i quali è assai difficile che ci sia rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini. 

Alessandro Graziadei

 


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  Foto: Reteambientalesociale.org

Con una decisione che non ha precedenti la corte federale per le questioni civili di Città del Messico, il 10 ottobre scorso, ha emesso un provvedimento cautelare per sospendere i permessi esistenti o pendenti nell’uso di mais geneticamente modificato.

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