Cgil, il gelo della Camusso su Landini

by Sergio Segio | 29 Dicembre 2013 9:21

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ROMA — «Quella è la sua opinione, non la nostra». Basta questa frase di Elena Lattuada, segreteria confederale, fedelissima di Susanna Camusso, per comprendere come sia stata accolta nella Cgil l’apertura di Maurizio Landini, leader della Fiom, al contratto unico proposto da Matteo Renzi. Con disappunto e freddezza. La Camusso è in vacanza all’estero ma da quando Renzi è diventato il segretario del Pd ha deciso di non commentare le ipotesi sul Job Act. Lo farà solo quando il piano per il lavoro sarà definito e presentato formalmente. Per ora – dice il suo portavoce – «è come discutere sulle sabbie mobili».
Di certo è ormai chiaro un punto, nella Cgil come nel Pd: l’alleanza tra Renzi e Landini non è casuale, ma sta diventando strategica. Renzi ha scelto il leader della Fiom come suo interlocutore privilegiato all’interno del sindacato; Landini ha scelto Renzi per scardinare un pezzo dell’apparato di Corso d’Italia. E lo farebbe puntando alla leadership del sindacato che ha avviato proprio ora l’iter congressuale che si concluderà ai primi di maggio a Rimini. «C’è solo una spiegazione razionale in quel che con spregiudicatezza sta facendo Landini: diventare il segretario della Cgil con l’appoggio di Renzi», sostiene Giorgio Cremaschi, fiommino in pensione, ora a capo della mozione congressuale alternativa “Il sindacato è un’altra cosa». Insomma Landini e Renzi starebbero stringendo a tenaglia la Camusso, con obiettivi diversi Che poi Landini possa scalzare la Camusso appare piuttosto improbabile tanto più che ha sottoscritto la stessa mozione congressuale dalla quale si è distinto solo con alcuni emendamenti. Ma da qui a maggio molti giochi si potrebbero riaprire. Ieri, per esempio, va registrato anche un apprezzamento di Carla Cantone, segretaria del sindacato dei pensionati Cgil, schierata con Gianni Cuperlo nelle primarie del Pd, nei confronti di Landini. Avere sostanzialmente contro i pensionati (la metà degli iscritti alla Cgil) e i metalmeccanici (per quando decaduti sempre la categoria più prestigiosa) non fa immaginare un congresso in discesa per la Camusso.
Avere Landini dalla propria parte, invece, consente a Renzi di coprirsi a sinistra. I Giovani turchi di Matteo Orfini criticavano il piano del segretario mentre quasi contemporaneamente dal leader della Fiom movimentista, corteggiata dal influenti aree dell’intellighenzia di sinistra, arrivava un clamoroso endorsement. Un passo che ha spiazzato la Cgil, la sinistra più radicale, ma non il Pd renziano.
Questa, dunque, è una partita che si gioca su più piani. E nella quale il merito delle proposte – per ora – sembra contare abbastanza poco. Landini, per esempio, ha detto sì al contratto unico (nel quale per i primi anni non si applicherebbe l’articolo 18), ma nelle tesi congressuali non ce n’è traccia. Piuttosto c’è la richiesta di ripristinare l’articolo 18 nella versione originale, precedente alle modifiche introdotte con la legge Fornero. «Maurizio Landini come un golfino double face», ha twittato con malizia il portavoce della Camusso, Massimo Gibelli.
Così non è un caso che il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, abbia ieri definito «un’interessante novità» l’apertura di Landini al contratto unico, per poi aggiungere: «Spero che mantenga questa opinione». Perché siamo solo all’inizio di questa inedita sfida. Con tante incognite. A cominciare da quella sulla legge sulla rappresentatività sindacale promessa da Renzi a Landini: si può immaginare che ci sia una maggioranza in Parlamento disposta a votare una legge che il sistema delle imprese e la Cisl non vogliono? Intanto per il 10 gennaio la Camusso ha convocato una riunione a porte chiuse di tutti i segretari generali di categoria. Appuntamento a Firenze, nella città di Renzi. Ma questa è davvero una coincidenza.

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