by Sergio Segio | 24 Dicembre 2013 9:32
ROMA — A caccia di risorse per finanziare il taglio delle tasse sul lavoro, il governo Letta accelera il piano per il rientro dei capitali detenuti illecitamente all’estero, mentre l’Agenzia delle Entrate, dando attuazione alla normativa comunitaria, stringe le maglie sul monitoraggio della ricchezza finanziaria posseduta dagli italiani oltre confine, anche se inferiore ad un valore di 10 mila euro.
Entro gennaio, ha confermato ieri il premier nella conferenza stampa di fine anno, arriveranno un provvedimento che inasprisce le norme sul riciclaggio del denaro, ed un altro per favorire il rientro dei capitali. È la classica strategia del bastone e della carota. Da un lato si prevede che il reato di riciclaggio possa essere contestato anche a chi crea, attraverso un altro reato, come può essere il falso in bilancio, la provvista di denaro da ripulire attraverso una serie di operazioni economiche o finanziarie. Dall’altro si prevede l’alleggerimento delle norme penali per chi, volontariamente, denuncerà al fisco italiano, il tesoretto nascosto all’estero. Tipicamente si tratta dei reati penali di dichiarazione fiscale infedele, omessa o fraudolenta, per il quali è previsto un notevole sconto. Che andrebbe dalla non punibilità per l’omessa o infedele dichiarazione, al dimezzamento della pena per la dichiarazione fraudolenta.
Sempre a gennaio potrebbe concretizzarsi anche l’intesa politica con il governo di Berna per la tassazione in Svizzera dei capitali detenuti dagli italiani nelle banche cantonesi e non denunciati alla nostra amministrazione fiscale (per quelli “noti” dovrebbe già applicarsi l’euroritenuta). Anche se l’attuazione concreta dell’accordo richiederà tempi non necessariamente brevi.
Nel frattempo l’Agenzia delle Entrate, con una circolare esplicativa diffusa ieri, ha chiarito i termini di applicazione delle norme appena varate sul monitoraggio dei beni finanziari detenuti all’estero dagli italiani, che saranno tenuti a fornire tutta una serie di informazioni nella prossima dichiarazione dei redditi, compilando il cosiddetto «Quadro Rw», che assume una pura funzione conoscitiva per l’amministrazione fiscale. Gli obblighi informativi per chi possiede questi beni nei Paesi che lo Stato italiano considera «collaborativi» dal punto di vista fiscale (in sostanza quelli che consentono lo scambio di informazioni con l’Italia, ma non necessariamente solo quelli presenti nella «white list») saranno inferiori rispetto a quelli che sono stati richiesti fino ad ora. Mentre per chi detiene attività finanziarie negli altri Paesi, quelli più restii a collaborare consentendo i controlli al nostro fisco, le informazioni da fornire saranno maggiori e più dettagliate rispetto ad oggi.
La decisione dell’Agenzia dà attuazione alla Legge Comunitaria 2013, trasponendo nel nostro ordinamento le nuove norme europee. La novità principale è l’eliminazione del tetto dei 10 mila euro al di sopra del quale scattava l’obbligo informativo: il monitoraggio, d’ora in poi, riguarderà tutte le attività e gli investimenti detenuti all’estero. Altra novità è l’estensione degli obblighi informativi ai reali beneficiari delle attività finanziarie estere. Dovranno quindi compilare il «Quadro Rw» non solo i possessori «formali» di queste attività, ma anche coloro che possono esserne considerati i «titolari effettivi»: per una società, le società o le persone fisiche che in ultima istanza la possiedono o la controllano, mentre per le fondazioni ed i trust (affidi di beni a terzi) , sono considerati titolari effettivi le persone fisiche che esercitano un controllo sul 25% o più del patrimonio.
Mario Sensini
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