Bici Sorpasso sull’auto l’Europa ora pedala
Quasi venti milioni di biciclette contro 12 milioni di auto. Una differenza di 8 milioni per certificare che in Europa il sorpasso storico è ormai avvenuto: nel 2012 la vendita delle bici ha superato quella delle macchine. Forza delle gambe contro potenza dei motori, spostamenti puliti e non ingombranti contro l’invadenza degli autoveicoli e lo smog.
Il sorpasso riguarda 26 nazioni d’Europa su 28, perché in Belgio e Lussemburgo il primato è ancora dei motori. E per la prima volta il record non è monopolio dei paesi del nord e centro Europa, per cultura e tradizione abituati alle buone pratiche della bicicletta. Il primato coinvolge anche nazioni come l’Italia, con un milione 600mila bici vendute a fronte di un milione e 400mila automobili, e la Spagna, anch’essa per decenni nazione autodipendente, che invece nel 2012 ha venduto 780 mila biciclette e 700mila vetture.
«È la crisi economica che morde, una crisi generale che riguarda tutta Europa — spiega Piero Nigrelli, responsabile del settore biciclette dell’Ancma, l’associazione nazionale ciclo e motociclo di Confindustria — Quest’anno qualcosa hanno perso anche le bici, ma il sorpasso rimane confermato, a fronte del crollo delle vendite di auto. E con la crisi si è sviluppata una maggiore attenzione agli spostamenti in sella alla bicicletta, in tanti paesi agevolati dalle strutture, che qui in Italia sono ancora carenti».
“Città della bicicletta, città dell’avvenire”, titolava nel lontano 1999 un manuale stampato dalla Commissione europea, che dimostrava come per gli spostamenti fino a 5 chilometri la bici fosse sicuramente il mezzo vincente, perché tagliava il traffico ed evitava l’estenuante ricerca del parcheggio. Un ragionamento semplice, ma duro da applicare di fronte ad abitudini
consolidate. Ora la crisi economica, l’overdose da traffico, l’aumento delle Ztl, il timido diffondersi delle zone 30 e delle isole pedonali stanno producendo il miracolo.
«In Italia la strada da percorrere è ancora lunga — dichiara Giulietta Pagliaccio, presidente della Fiab, la federazione italia-
amici della bicicletta — ma stiamo sicuramente assistendo ad una rivoluzione negli stili di vita». Una rivoluzione che passa attraverso gruppi sempre più numerosi di genitori che si autoorganizzano inventando il “Bike to school” per accompagnare i figli a scuola, o si manifesta in una nuova consapevolezza diffusa, per esempio, con i movimenti di #Salvaiciclisti e le critical mass settimanali in tante città italiane ed europee.
I dati Coliped, l’associazione dei produttori europei di biciclette, e Acea, l’associazione europea costruttori auto, dicono che nella
top five degli stati per vendita di biciclette è in testa la Germania (con 3 milioni e 966mila bici vendute a fronte di 3 milioni e 83mila auto immatricolate), seguita da Gran Bretagna, (con 3 milioni e 600mila bici vendute e 2 milioni 45mila auto), da Francia (2 milioni 835mila biciclette e un milione 899mila vetture), e da Italia e Spagna. Ma la classifica cambia quando si va a misurare la maggiore differenza fra vendita di biciclette e quella di auto sempre nel 2012. Allora la top five è composta da Lituania, Grecia, Romania, Slovenia e Ungheria.
I ciclisti aumentano. Ma chiedono sicurezza e strutture. E l’Italia, nelle regioni del centro sud, è quasi all’anno zero: poco più di 3.000 chilometri di piste ciclabili in tutto il territorio, contro i 40mila della Germania, i 17mila dell’Inghilterra e i 6mila dell’Austria. E un numero di vittime che spaventa: in 10 anni in Italia i ciclisti morti sono stati 2.556, più del doppio di quelli del Regno Unito, dove nello stesso periodo sono morti 1.275 ciclisti.
«Ma ormai si è innescato un fenomeno inarrestabile — dice Alberto Fiorillo, del movimento “Mobilità nuova” — le auto sono il passato, le biciclette il futuro».
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