«Nei Cie solo 2 mesi» La modifica che rischia di dividere il governo

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ROMA — Un emendamento al decreto «svuotacarceri» che si trova già all’esame del Parlamento per la conversione in legge. Potrebbe essere questa la soluzione utilizzata per cambiare la legge e portare da diciotto a due mesi il tempo massimo di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione. La nuova norma per rendere più snelle le procedure di accertamento delle generalità dei migranti irregolari sarebbe così discussa direttamente dalle Camere e in questo modo si eviterebbe una spaccatura più che probabile all’interno del governo. A sostenerla è in prima linea il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico e questa eventualità trova sostegno ampio all’interno del Pd, con la consapevolezza che anche Sel è favorevole alla chiusura totale delle strutture e dunque favorevole a votare la modifica immediata.
Ma le posizioni all’interno dell’esecutivo guidato da Enrico Letta rimangono distanti. Appena ieri il premier ha ribadito l’intenzione di «intervenire su alcuni aspetti della Bossi-Fini» e per la «revisione degli standard dei Cie e del sistema dell’accoglienza in genere». Oltre alle resistenze del ministro dell’Interno e vicepremier Angelino Alfano, ci sono quelle dei ministri del Nuovo centrodestra. Non a caso il titolare delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, risponde a distanza al segretario del Pd Matteo Renzi che ha più volte sollecitato i cambiamenti della Bossi-Fini e afferma: «Il governo Letta non è il governo del Pd e sul tema dell’immigrazione ci sono due concezioni diverse che si confrontano. Pensare che dal 2014 si aprano assolutamente le frontiere mi sembra che sia un errore. Noi nel contratto di programma che dovremo fare entro fine gennaio porteremo le nostre proposte e Letta dovrà fare una sintesi perché ricordo a Renzi che quello non è il governo del Pd, ma è il governo del Pd e del Ncd e di altri partiti che sono alternativi al Pd. E sull’immigrazione ci sono due concezioni che si confrontano».
Il problema è stato affrontato anche dal procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, durante la conferenza stampa di fine anno: «Soltanto quest’anno abbiamo aperto circa 16 mila fascicoli di inchiesta per il reato di immigrazione clandestina. Non facciamo altro che rispettare la legge. Se un giorno questa legge non ci sarà più non procederemo più, ma in questo momento la legge ci impone di farlo».
Proprio ieri dal Cie di Ponte Galeria a Roma sono stati espulsi quattro migranti verso la Tunisia e il Marocco. Due dei 4 erano tra quelli che da due giorni si sono cuciti la bocca con ago e filo per protestare contro le condizioni di permanenza nella struttura. Al Cie la protesta non accenna a diminuire con altri immigrati che oggi hanno deciso di cucirsi le labbra. Secondo il garante dei detenuti del Lazio, sono 10 gli immigrati ad aver aderito alla protesta choc. E si aggiungono a quelli già in sciopero della fame.


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