L’orgoglio di Letta per la «svolta dei 40enni»

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ROMA — A tutti coloro che non ci credono ancora, che si comportano «come San Tommaso», Enrico Letta dice che la legge elettorale sarà approvata prima delle Europee, che la riforma della Bossi-Fini e nuove norme sulla cittadinanza saranno annunciate già a gennaio, quando insieme al «contratto di governo» che siglerà con Renzi e Alfano definirà la prossima riforma del lavoro, il cronoprogramma delle riforme istituzionali e il rientro dei capitali dalla Svizzera.
Gennaio sarà il mese della verità: un altro pezzo di riforma della giustizia civile, la riforma della dirigenza pubblica, con la valutazione dei vertici centrali e periferici, «l’introduzione di meccanismi di partecipazione dei lavoratori e di corresponsabilizzazione alla vita d’impresa», come in Germania. «Prima sperimentazione nelle Poste». Tutto questo si dovrà definire, promettere, annunciare, approvare dentro la maggioranza e poi in Parlamento.
«NON ABBIAMO ALIBI»
Enrico Letta, la conferenza stampa di fine anno, a Montecitorio. Nel giorno in cui il governo incassa l’ultima fiducia sulla legge di Stabilità. Il bilancio del premier è più che altro di previsione, uno sguardo sull’anno prossimo, su ciò che attende il Paese: l’Italia «è davanti a una svolta», l’anagrafe di chi la promette sembra contare, «questa generazione non può fallire, non abbiamo alibi». Il plurale include lui, Alfano e Renzi.
Il dato generazionale è enfatizzato più di altri: «L’Italia ha recuperato in un colpo 30 anni. Nel calendario il 2013 sarà  ricordato come quello della svolta generazionale di un Paese sempre raccontato come non in grado di produrre una leadership di 40enni. L’abbiamo auspicata per molti anni, non abbiamo più alibi. Farò la mia parte fino in fondo perché questa svolta generazionale abbia successo e risolva problemi lasciati lì per decenni, ventenni, trentenni».
«NO AGLI ATTACCHI AL COLLE»
Ci vorrà il «gioco di squadra» che assicura esistere con Renzi. Sarebbe meglio se Forza Italia e Berlusconi accettassero di abbandonare i toni «populisti e nichilisti, senza rinnegare la propria storia». Mentre per Grillo non vale la pena nemmeno un appello: «Ha passato il segno» con gli attacchi a Napolitano. Il tutto è condito con l’ottimismo: «Sono fermamente convinto che l’Italia ce la farà perché abbiamo dietro le spalle la parte più complessa di questa crisi» e «alla conferenza stampa di fine anno 2014 sono convinto che commenteremo dati economici diversi e migliori».
«LE PICCOLE RIFORME»
Nel merito tante piccole novità o annunci: vivrà una riforma dell’Istruzione («siamo i primi ad essere tornati ad investire nel settore»), un’altra della giustizia civile, materia in cui l’Italia sta migliorando nelle classifiche mondiali, anche se non si tratterà, «perché in materia di giustizia non credo occorra una riforma con R maiuscola, di una megariforma, ma ci vogliono piuttosto cambiamenti tassello per tassello, in grado di spezzare alcuni nodi».
«I FRUTTI DELLA STABILITA’»
La stabilità degli ultimi 8 mesi, con il calo dello spread, «ha già dato quest’anno un dividendo positivo di oltre 5 miliardi in meno di interessi», rispetto alle previsioni: insieme ai primi accenni di ripresa, all’attuazione della delega fiscale, ad un nuovo mercato del lavoro, altri risparmi sul costo del debito pubblico costituiscono la premessa per una ripresa vera e duratura, capace di programmare maggiori investimenti.
«OCCUPAZIONE CON DIRITTI»
Nessuna promessa invece sull’articolo 18: i giovani renziani annunciano che potrebbe saltare con l’introduzione di un contratto unico a tempo indeterminato, almeno nei primi anni. Letta invece non si sbilancia, a gennaio sul contratto di governo verranno affrontate «tutte le proposte che i contraenti metteranno dentro: in questa discussione tutto ciò che aiuterà la creazione di nuova occupazione sarà benvenuto. Occupazione buona, non occupazione senza diritti». Subito dopo e prima delle elezioni europee di maggio sarà la volta della nuova legge elettorale e delle riforme istituzionali. E Letta prevede che il tassello finale di questo processo di riforma, il referendum, possa avvenire a cavallo tra il 2014 e il 2015.
«LA NUOVA GENERAZIONE»
Un’ultima promessa riguarda il rapporto con Renzi. Non si ripeteranno più i conflitti del passato fra premier di centrosinistra e segretario del Pd: «Noi saremo, non soltanto dal punto di vista dei conti pubblici, dell’economia e tutto il resto, la dimostrazione vivente che non accadrà più ciò che è successo negli anni scorsi e che è stata la iattura del centrosinistra e una delle fortune di Berlusconi. Noi siamo la nuova generazione che vivrà diversamente il modo di fare gioco di squadra, che ci sarà e che già abbiamo dimostrato esserci».
«IO, UN PREMIER POLITICO»
Il tutto è condito da una rivendicazione che è anche un’esibizione di forza, richiamando quanto avvenuto con la marginalizzazione di Berlusconi: «Non sono e non sarò mai un primo ministro tecnico e a tempo. E aggiungo: in questi mesi e in particolare nella settimana tra il 26 settembre e il 2 ottobre (quando Berlusconi minacciò la prova di forza nella maggioranza e Alfano gettò la premessa del Nuovo centrodestra, ndr ) ho dimostrato cosa è necessario fare se c’è bisogno di una svolta politica vera. L’ho fatto e sono disposto a farlo in futuro per il bene del Paese».
Marco Galluzzo


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