Mandela, i funerali più grandi ma scatta l’allarme sicurezza per i leader del mondo in arrivo
JOHANNESBURG — Lentamente il Sudafrica si va preparando a quelli che il giovane ambasciatore americano in questo Paese ha definito ieri, all’uscita dalla messa nella chiesa cattolica di Soweto Regina Mundi, «i più grandi funerali della nostra vita». Se per funerali intendiamo l’insieme delle celebrazioni funebri in onore di Nelson Mandela, saranno probabilmente anche i più lunghi, perché occuperanno un’intera settimana: da ieri, «giornata di preghiera e di raccoglimento», alla sepoltura domenica prossima.
L’evento più straordinario, corale, gigantesco è in programma già domani: la grande cerimonia commemorativa allo Fnb Stadium di Soweto, lo stesso dove Mandela fece la sua ultima apparizione pubblica, l’ultima sera dei Mondiali di calcio nel luglio 2010. Decine e decine di capi di Stato e di governo, delegazioni venute da ogni punto del globo, capi religiosi, decine di migliaia di persone comuni assieperanno le gradinate dello stadio per rendere omaggio all’uomo che tutti insieme considerano uno dei più grandi del nostro tempo.
I leader mondiali che hanno comunicato la loro intenzione di venire in Sudafrica sono già una sessantina. Ma il governo di Pretoria, ancora ieri sera, non era in grado di precisare se questa lista sia definitiva o destinata ad accrescersi e ancor meno se gli ospiti intendano arrivare per la cerimonia di martedì oppure per il rito della sepoltura domenica prossima nel villaggio di Qunu. Sta facendo il possibile per sconsigliare agli ospiti importanti di andare a Qunu, misera località rurale sperduta sulle colline dell’Eastern Cape. Ma non lo può certo impedire, ed evidentemente non tutti hanno ancora espresso il loro desiderio.
Ci saranno Obama e Cameron, il principe Carlo in rappresentanza della regina Elisabetta e il cardinale Turkson in rappresentanza di papa Francesco, il francese Hollande, la brasiliana Roussef, per l’Italia il premier Letta e la presidente della Camera Boldrini, il presidente della Repubblica tedesco, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, il presidente della Commissione europea Barroso, il presidente del Consiglio Ue Van Rompuy. Tre ex presidenti americani (Carter, Clinton e Bush), Bono Vox, Peter Gabriel e altre pop star. Notata invece l’annunciata assenza del Dalai Lama, malgrado l’invito ufficiale: ma il Sudafrica gli negò il visto due volte, piegandosi al ricatto cinese. (L’ultima il Dalai Lama sarebbe voluto venire per gli 80 anni dell’arcivescovo Tutu, Nobel per la pace, e il diniego risultò particolarmente odioso).
La logistica di questo avvenimento inusitato è in incubo, come già sanno le centinaia di giornalisti in coda per l’accredito che ieri sera si apprestavano a passare la notte all’addiaccio perché il sistema era andato in tilt. Anche la sicurezza è un incubo, come sanno invece gli uomini della security di Obama, costretti a muoversi in un contesto che non ha precedenti e per giunta con scarso preavviso.
Lo Fnb Stadium, il più grande dell’Africa, che prende il nome dalla banca sudafricana che lo ha generosamente finanziato, è una bella realizzazione architettonica. Sebbene sorga tra Johannesburg e Soweto, cioè nel cuore di una delle massime concentrazioni demografiche africane, i paraggi sono desolati, segnati dalle basse colline giallastre formate in oltre un secolo dal materiale di risulta degli scavi delle miniere d’oro. È ricoperto di lastre rettangolari che riprendono i colori del paesaggio e appare così, in questo vuoto, come una gigantesca astronave circolare che si sia appena posata. Domani tutte le arterie stradali che si intrecciano ai suoi piedi saranno deserte: il traffico verrà bloccato da ogni direzione, si potrà arrivare solo a piedi o con dei bus navetta. E la gente affluirà, fino a gremire questo luogo altrimenti vuoto, nel nome del grande Madiba che si è spento. La presidenza sudafricana non ha ancora fornito un programma, nessuno sa dire chi prenderà la parola, a parte Zuma, quali musiche si leveranno verso il cielo, oltre l’inno nazionale intonato da centomila voci. Per evitare il pericolo del sovraffollamento, tutti i maggiori stadi della regione saranno aperti e vi verranno allestiti maxischermi, a cominciare dall’Orlando Stadium di Soweto, poco distante. Ma è chiaro che le autorità temono di trovarsi costrette a bloccare gli accessi, con conseguenze difficili da prevedere. Il Paese non sembra darsene gran cruccio, dà mostra di compostezza, ma anche di allegria, e aspetta il grande giorno.
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