Sorpresa: in Italia si uccide sempre meno il tasso di omicidi più basso da 150 anni

by Sergio Segio | 9 Dicembre 2013 8:04

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L’ITALIA può dire addio a un altro suo record, ma stavolta c’è da rallegrarsi: nel 2013 il nostro Paese registra il tasso di omicidi più basso degli ultimi 150 anni. Per le strade di casa nostra non si spara più come una volta: oggi l’Italia ha meno morti ammazzati di Gran Bretagna, Francia, Danimarca e Belgio.

A UCCIDERE di meno sono gli immigrati e gli uomini della criminalità organizzata. «Se guardiamo agli oltre 1.770 omicidi del 1990 — spiega il sociologo Marzio Barbagli, che sta conducendo una ricerca sulla criminalità con dati inediti — ci accorgiamo che è in corso una rivoluzione straordinaria». In effetti gli omicidi nel 2012 sono stati 528 e quest’anno saranno ancora meno. La notizia cozza contro il senso comune. Ma i numeri non mentono: «Nell’ultimo trentennio del Novecento — ricorda Barbagli — il numero degli omicidi consumati e tentati è cresciuto, raggiungendo il picco nel 1991 (1.773 consumati e 1.959 tentati). Da allora però ha preso a diminuire». E cosa è successo negli anni della crisi? Il calo degli omicidi è proseguito. Nel 2011 quelli consumati si sono fermati a 553 e i tentati sono stati 1.401. L’anno scorso la diminuzione è continuata: 528 omicidi effettivi e 1.327 tentati.
Per il 2013 disponiamo dei dati dei primi nove mesi: 353 consumati e 939 tentati, meno di quelli commessi nello stesso periodo del 2012. «Sulla base di questi numeri — scrive Barbagli — si può stimare che il dato degli omicidi consumati nel 2013 sarà di circa 480 e quello degli omicidi tentati di 1.207. Diversamente da quello che si poteva ipotizzare, partendo dall’idea che la crisi economica abbia provocato in Italia una forte crisi sociale, il numero degli omicidi non solo non è aumentato, ma ha subito un’ulteriore flessione».
A fare impressione è lo sguardo indietro negli anni. Nel 2012 e ancora più nel 2013, l’Italia ha raggiunto un tasso di omicidi inferiore allo 0,9 per 100mila abitanti (più precisamente 0,85): il più basso della sua storia, non solo di quella post-unitaria, ma anche di quella assai più lunga dei precedenti quattro secoli, nei quali il tasso di omicidi raggiungeva valori 70 volte più elevati. «Curiosamente — sostiene Barbagli — non esiste nel nostro Paese la minima consapevolezza di questa tendenza. Va ricordato che per oltre cinque secoli l’Italia ha avuto tassi di omicidi molto più alti degli altri Paesi europei». Nell’ultimo ventennio, e ancor più durante gli anni della crisi, l’Italia ha invece raggiunto gli altri Stati del Vecchio continente. Non solo: sorprende che il Paese abbia oggi un tasso di omicidi più basso di Belgio, Regno Unito, Danimarca, Francia e vicino a quello di Svezia e Germania.
Come si spiega questa inversione di tendenza? Una causa ha a che fare con l’immigrazione: «Dal 1988 al 2008 — fa sapere Barbagli — la quota di stranieri sul totale delle persone denunciate per aver commesso un omicidio è continuamente aumentata, passando dal 6 al 36%. Ma dopo di allora è diminuita e oggi è del 23%». Omicidi di solito commessi all’interno dello stesso gruppo (in altri termini, gli immigrati uccidono altri immigrati) e che sono dovuti o a conflitti per attività illecite (traffico e spaccio di sostanze stupefacenti o sfruttamento della prostituzione) o a conflitti domestici. «La diminuzione degli ultimi anni — afferma Barbagli — dipende dal raggiungimento di un maggiore equilibrio fra gli immigrati che esercitano attività illecite e da una maggiore integrazione sociale delle frange più aggressive».
Non è tutto. «Nell’ultimo ventennio anche il numero di omicidi dovuti alla criminalità organizzata ha subito una fortissima flessione. Tra la popolazione italiana — conclude Barbagli — si è rafforzata la convinzione che il monopolio nell’uso della forza spetti allo Stato ed è diminuita la tendenza a farsi giustizia da soli».

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