by Sergio Segio | 7 Dicembre 2013 8:15
Non quelle, che qualcuno può considerare di circostanza, pronunciate dal presidente Usa l’altra sera, pochi minuti dopo l’annuncio della morte di Nelson Mandela: «Una grande fonte di ispirazione, non potrei immaginare la mia vita politica senza il suo esempio. Resterà per me un faro, finché vivrò».
La citazione viene da Dream From My Father , il libro di memorie pubblicato nel 2005 da un Obama appena eletto senatore: parole sincere di un giovane politico la cui formazione è stata certamente segnata dall’esempio di Mandela. La militanza politica del giovane Barack cominciò all’Occidental College di Los Angeles con la sua partecipazione alle manifestazioni di protesta contro l’apartheid in Sudafrica. Il suo primo discorso politico, nel 1979, fu anch’esso sulla segregazione razziale e la battaglia del Sudafrica. Una presenza continua nella vita di Obama. «Hope», speranza, la parola d’ordine della sua prima campagna elettorale, viene dritta dall’esempio di Mandela: la prova vivente di «quello che un essere umano può fare se è guidato dalla speranza anziché dalla paura». Due leader con tanto in comune eppure lontanissimi: un solo incontro, pochi minuti in un albergo di Washington quando Obama era appena entrato in Senato, nel 2005. Una sola foto, in controluce, scatta dall’autista di Barack. Per il resto solo qualche telefonata, la prefazione del libro di memorie del leader africano scritta da Obama e la sua visita di giugno alla famiglia Mandela quando Nelson era già molto malato e non più in grado di ricevere visite. Venerazione, senza mai accettare paragoni: Mandela e Obama sono stati tutti e due i primi presidenti neri dei loro Paesi, tutti e due hanno avuto un ruolo di riconciliazione dopo decenni di conflitti anche se di intensità molto diversa, tutti e due premi Nobel per la Pace. Ma niente confronti diretti: «Basta che entri nella cella nella quale è stato recluso a Robben Island per capire che quella di Mandela è una figura unica nella storia dell’umanità», hanno sempre detto alla Casa Bianca. Un dramma politico iniziato con un arresto del «terrorista Mandela» propiziato anche dalla Cia. Anno 1962: alla Casa Bianca c’era Kennedy, il presidente della «nuova frontiera» .
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