by Sergio Segio | 4 Dicembre 2013 7:54
PRATO. Le foto di sette volti appese al portone della ditta “Teresa moda”. E poi fiori, striscioni, una svastica buddista e un cuore disegnati a terra con le candele. Intorno, più di mille immigrati e anche tanti italiani. Canti, lacrime, inviti al rispetto delle leggi sul lavoro e all’amicizia tra le comunità: ieri sera a Prato si è svolta una manifestazione storica. Il lutto ha fatto uscire dai capannoni gli operai e gli imprenditori cinesi, li ha spinti a radunarsi per condividere il dolore per i morti nell’incendio di domenica mattina. Forse la fiaccolata segnerà un passo avanti nel processo di integrazione. Forse. Ieri infatti ci sono stati anche segnali di significato opposto. Il primo ha proprio a che fare con la decisione di esporre le immagini delle vittime, presa senza avvertire la squadra mobile e la procura, che sono ancora ferme a due identificazioni. Subito dopo la tragedia si era sottolineata la reticenza di tante persone, che non hanno collaborato con le forze dell’ordine per permettere di risalire ai morti. Si era parlato di fantasmi, di irregolari senza nome. In realtà le identità sono note nella comunità e alla manifestazione sono state rese pubbliche. Subito prima di andare al Macrolotto 1 per la celebrazione, la console cinese di Firenze ha portato una lista di sette nomi al capo della mobile Francesco Nannucci. Adesso verranno fatti accertamenti ma il malumore di questura e procura ieri sera era palpabile.
La distanza tra gli immigrati e la città era già venuta fuori martedì, quando sono state organizzate due manifestazioni: quella di ieri sera dalle associazioni cinesi e una oggi, giornata di lutto cittadino, dai sindacati. E ieri ha lasciato di stucco le autorità la decisione dell’ambasciatore di Pechino a Roma di arrivare in città e far visita ai feriti in ospedale insieme alla console senza avvertire nessuno. Nemmeno la prefettura.
Anche senza identificazioni, che a questo punto appaiono vicine, ieri l’inchiesta ha fatto un passo avanti. Il pm Lorenzo Gestri ha iscritto quattro persone nel registro degli indagati, tutti immigrati cinesi. Sono accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, omissione dolosa di misure di sicurezza, sfruttamento di manodopera clandestina. Si tratta della titolare di “Teresa moda” e di tre persone ritenute responsabili dell’attività anche se in modo informale. Si lavora anche sui proprietari italiani dell’immobile, che fa capo a una società, per capire cosa sapessero delle condizioni degli operai. «Simili episodi non possono e non debbono ripetersi — ha detto il ministro del lavoro Enrico Giovannini alla Camera — Purtroppo quanto successo è un’ulteriore dimostrazione delle conseguenze di condotte volte a negare tutele legali ai lavoratori».
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