Attacco a Napolitano e ai partiti V-Day, Grillo «salva» solo il Papa
GENOVA — L’ironia, subito, tanto per esorcizzare eventuali guerre di numeri e scaldare la folla, spazzata dal vento gelido. «C’è un angolo vuoto di tre metri per tre in fondo alla piazza….», Beppe Grillo si presenta così sul palco sotto le Caravelle (una, a onor del vero, coperta dal logo del Movimento), nella “sua” Genova. E dà il via al terzo V-Day, il primo dall’ingresso del Movimento in Parlamento. Lo sguardo del leader è proiettato un po’ verso l’orizzonte delle Europee, un po’ alle polemiche politiche italiane. Cita Jonathan Swift, e lancia la «modesta proposta» in sette punti per ridefinire la nostra presenza in Europa: referendum sull’euro, alleanza per la creazione di un’area del Mediterraneo, sì agli eurobond, no al fiscal compact e al pareggio di bilancio.«Dobbiamo vincere e vinceremo», dice. Mostra grafici su Pil e debito pubblico dall’avvento dell’euro a oggi per rafforzare le sue tesi. Poi passa alla politica italiana — «i partiti non dobbiamo trattarli male, i politici sono vigliacchi, daremo loro l’estrema unzione» — attacca Letta sulla (mancata) riforma della legge elettorale e raccoglie un’ovazione dalla folla quando afferma: «È pronto l’impeachment per Napolitano. Rimarrai da solo, la tradirai da solo l’Italia». Una frase che scatena le reazioni trasversali del mondo politico. «Il delirio di un pazzo» per Fabrizio Cicchitto (Ncd), «un chiaro segno di debolezza» secondo Luigi Zanda (Pd).
Sul palco, però, Grillo è incontenibile. Arruola papa Francesco — «è un grillino» — e si accanisce contro le multinazionali: «Fanno i profitti con i licenziamenti, vi rendete conto?». Poi, il leader Cinque Stelle fa scorrere un lungo elenco delle aziende italiane finite in mani straniere. Grillo batte il tasto della piccola e media impresa, propone il ritorno dei dazi e respinge gli attacchi di chi indica il Movimento come improduttivo in Parlamento. Sulla stessa linea anche Gianroberto Casaleggio, che a Sky commenta: «Menzogne, stiamo parlando di una deformazione della realtà». Per lo stratega dei Cinque Stelle spazio sul palco, come era già accaduto a Roma per la chiusura dello Tsunami Tour. Casaleggio, che al pantheon pentastellato aggiunge una citazione di Marco Aurelio, attacca: «Sono orgoglioso di essere un populista e di essere insieme a decine di migliaia di populisti, il potere deve tornare al popolo, le persone nelle istituzioni devono servire il popolo. Stiamo cercando di introdurre nuovi strumenti di democrazia diretta, in Italia oggi non c’è neppure la democrazia».
Tra gli ospiti anche Dario Fo, con un discorso su cultura e politica. Sotto al palco, ad applaudire gli interventi, un manipolo di parlamentari, quasi tutti fedelissimi: dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, a Barbara Lezzi, da Roberta Lombardi (all’ottavo mese di gravidanza) a Paola Taverna. Per deputati e senatori giornata in chiaroscuro: accolti dagli attivisti come divi, subissati da richieste di foto e strette di mano (c’è anche chi si alza dai gradini per salutare il passaggio di Vito Crimi o delle giovani militanti che portano dolci ad Alessandro Di Battista), quando il leader sale sul palco diventano spettatori. «È giusto così, il V-Day è Beppe», ripetono in molti. Ma c’è anche chi si nega. Tra gli assenti, Federico Pizzarotti (in Francia) e molti dissidenti. Fa capolino in piazza, invece, Luis Alberto Orellana, che a fine giornata lancia la sua stoccata: «Il comizio di Grillo? Bene, come sempre nei suoi comizi. I sette punti europei erano condivisibili ma come al solito non sono stati condivisi». Il senatore lombardo lascia la piazza mentre mancano ancora degli interventi e il pubblico (secondo Grillo 200 mila persone, anche se precisa «le cifre ufficiali si fermano a 40 mila») inizia a rincasare.
Emanuele Buzzi
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