Via la seconda rata Imu, spiazzati i Comuni

by Sergio Segio | 28 Novembre 2013 8:56

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ROMA — Il governo Letta ha cancellato per il 2013 la seconda rata Imu sulle prime case non di lusso. Mentre con il parere positivo della Bce, ha avviato il processo che porterà la Banca d’Italia a diventare una public company con azionariato diffuso. Sono inoltre state varate norme che consentono a Regioni ed Enti locali di cedere beni immobili a Cassa Depositi e Prestiti. Il tutto si è svolto mentre al Senato si votava la decadenza di Silvio Berlusconi, con un’accelerazione probabilmente voluta dal premier, interessato a dimostrare che l’esecutivo procede per la propria strada mantenendo le promesse.
La cancellazione della seconda rata dell’Imu produce un mancato gettito di 2,15 miliardi e riguarda anche gli immobili agricoli strumentali, mentre una riduzione è prevista per i terreni coltivati. Farà discutere la norma che impone ai Comuni, come Milano, che hanno deliberato per l’anno 2013 aliquote superiori a quella standard (4 per mille), di fare pagare metà della maggiorazione ai contribuenti a metà gennaio 2014, mentre l’altra metà circa verrà ristorata dallo Stato. In pratica a Milano, dove l’aliquota è al 6 per mille, l’1 per mille verrà pagato dai cittadini.
Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha spiegato che il decreto «è ancora in fase di finalizzazione» ma la copertura è senza dubbio totalmente «a carico del sistema bancario» senza alcuna aumento di accisa sui carburanti. In particolare: 650 milioni circa derivano dall’anticipo, a carico degli intermediari finanziari, sulle ritenute relative al risparmio amministrato; 1,5 miliardi vengono dall’aumento al 130% dell’acconto Ires e Irap dovuto per il 2013 dalle società del settore finanziario e assicurativo. Per questi stessi soggetti l’aliquota Ires viene elevata per il solo 2013 dal 27,5% al 36%. Ma le banche non ci stanno e annunciano un ricorso alla Corte di giustizia europea. Quanto all’acconto, il cui pagamento è prorogato al 10 dicembre, per Saccomanni è «cospicuo» ma «accettabile dal punto di vista della normativa europea». Insomma per Saccomanni la Commissione europea non dovrebbe contestare al nostro Paese alcun prestito forzoso.
Intanto la legge di Stabilità, approvata nella notte di martedì con un voto di fiducia (171 voti favorevoli, 135 contrari e nessun astenuto), approderà alla Camera il 17 dicembre, ieri una nota tecnica ha ricalcolato il valore della manovra in 14 miliardi. Molti i nodi ancora aperti: il taglio del cuneo fiscale potrebbe essere rafforzato dall’impegno a utilizzare tutte le risorse che arriveranno dalla spending review , per un’ulteriore riduzione. Da definire anche il nuovo «reddito minimo garantito» sperimentale, annunciato dal governo ma assente nel testo della manovra. Alla Camera si dovrebbe riaprire il capitolo della indicizzazione delle pensioni e forse anche quello della tassazione sulla casa.
Antonella Baccaro

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